
Nel mio ultimo articolo ho affrontato il tema della violenza di genere, un argomento che richiede riflessione, attenzione e, sì, anche una certa dose di fermezza. Ma c’è un altro “grande nemico” di cui si parla continuamente e che, a sentire molti, sarebbe all’origine di tutti i mali del mondo: il Patriarcato. Una parola così potente, evocativa, quasi mistica nella sua capacità di raccogliere sotto un unico termine tutto ciò che non funziona nella vita di una donna. Una specie di Moloch contemporaneo, ma con cravatta e sigaro.
Ora, lungi da me negare che viviamo ancora in una società dove l’uguaglianza tra i sessi è ben lontana dall’essere realizzata. Ma permettetemi di azzardare un’osservazione: non vi sembra che questo Patriarcato abbia assunto contorni più da spauracchio simbolico che da reale obiettivo di lotta? Perdonate l’ironia, ma sembra che oggi “Patriarcato” sia diventato il nuovo “Poteri Forti”, un’entità indefinita, onnipresente, contro cui si combatte… spesso sui terreni più immaginari.
Patriarcato, la lotta (immaginaria)
Prendiamo un esempio attuale: c’è chi si batte con vigore per l’adozione della schwa (ə), sostenendo che modificare la lingua sia un passo fondamentale per abbattere il dominio patriarcale. E poi ci sono i pronomi, le battaglie linguistiche, le interminabili discussioni su come chiamare le professioni al femminile. Va tutto bene, per carità, ma non vi sembra di combattere il nemico sbagliato? O meglio, di combatterlo sul terreno meno rilevante?
Perché, nel frattempo, ci sono donne che non riescono a tornare al lavoro dopo una gravidanza. Donne che guadagnano meno dei loro colleghi maschi, non perché la lingua italiana non riconosce il termine “ingegnera”, ma perché spesso vivono in un sistema che rende loro la vita lavorativa più difficile. E, soprattutto, ci sono donne che vivono in condizioni di pericolo costante, vittime di violenze fisiche, psicologiche ed economiche. Davvero il problema principale è il maschile sovraesteso?
Ironia della sorte, molte di queste battaglie linguistiche, condotte con fervore quasi religioso, non toccano minimamente la realtà di chi vive fuori da certi ambienti privilegiati. La donna che fatica a pagare l’affitto o a proteggere i propri figli da un ex violento non troverà conforto in un asterisco o in una schwa. Le donne nei cantieri (pochissime, per ovvie ragioni legate a forza fisica e mansioni) non pensano al Patriarcato quando sollevano sacchi di cemento: pensano a guanti migliori e magari a un bagno decente.
Patriarcato vs Maschilismo
Ma allora, questo Patriarcato, cos’è davvero? E, soprattutto, quanto è diverso dal buon vecchio Maschilismo? Il maschilismo, almeno, è un avversario concreto: è il collega che ti interrompe in riunione, l’idea che una donna ambiziosa debba per forza essere “dura” per essere presa sul serio. È il cliente che fa una battuta inappropriata o il datore di lavoro che presume che, se sei madre, sarai anche meno produttiva.
Il Patriarcato, invece, è un sistema più astratto, un insieme di regole non scritte che perpetuano squilibri di potere. Ma la sua natura sfuggente lo rende anche un bersaglio comodissimo per battaglie simboliche che raramente cambiano la sostanza. Ecco perché a volte ho l’impressione che lo si combatta dove è più facile farlo: sui social, nei dibattiti accademici, con hashtag e slogan. Tutto molto nobile, ma, permettetemi di dire, poco incisivo.
Una battaglia che merita più pragmatismo
Non fraintendetemi: riconosco l’importanza del simbolico. Le parole contano, i linguaggi influenzano le mentalità. Ma quando le energie si concentrano solo su battaglie di facciata, si rischia di perdere di vista i problemi veri, quelli che richiedono politiche pubbliche, investimenti concreti e, soprattutto, una volontà collettiva di cambiare le cose.
Il Patriarcato, come il Maschilismo, non si combatte con pronomi o asterischi, ma con leggi sul congedo parentale che incentivino una reale parità, con asili nido accessibili, con percorsi di supporto per le donne che subiscono violenza, con una cultura che insegni ai bambini – maschi e femmine – a rispettarsi a vicenda.
In fondo, il vero nemico non è il Patriarcato in sé, ma l’idea che possiamo abbatterlo con slogan, tweet e qualche termine neutro. Se vogliamo davvero fare la differenza, serve meno retorica e più pragmatismo. Perché, alla fine, una donna che si sente rispettata, valorizzata e protetta, vive già in un mondo meno patriarcale. E, fidatevi, non ha bisogno di usare la schwa per farlo sapere.
(Luisa Bianchi)
Prompt:
Intro: dopo l'ultimo articolo vuoi tornare un attimo sul discorso della violenza di genere e affrontare il grande nemico, il Patriarcato. Anche se forse non nel modo che ci si potrebbe aspettare.
parte 1: semplicemente, oggi "Patriarcato is the new Poteri Forti"; e allo stesso modo lo si combatte su terreni immaginari, con la schwa e i pronomi anziché problemi che effettivamente affliggono la donna (problemi veri, non il fatto che, natura alla mano, la donna mediamente non sia adatta a lavori dove è centrale la forza fisica, come il cantiere).
Articolo: intro, parte 1, sviscerandola adeguatamente; in particolare quale sia la distanza reale fra il Patriarcato e il caro vecchio Maschilismo.
Assumendo personalità, background e stile di scrittura di Luisa Bianchi, scrivi un articolo come se fossi lei. Usa il suo tono ironico e leggero, col giusto umorismo.
Scopri di più da Le Argentee Teste D'Uovo
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.