Cosa significa “underground” oggi?

Non è un interrogativo da poco, e devo ammettere che quando mi è stato posto la prima volta, sono rimasto spiazzato. Cos’è l’underground oggi? Per un istante ho pensato fosse una domanda trabocchetto, una di quelle cose che solo i postmillennial con l’algoritmo nel sangue possono decifrare. Poi mi sono reso conto che era sbagliata la domanda: più che chiedersi cos’è l’underground, dovremmo chiederci se il concetto stesso abbia ancora senso.

Cultura: il grande ribaltamento

Un tempo era tutto chiaro: il mainstream era lì, visibile e soffocante, in cima alla piramide culturale, mentre l’underground era nelle cantine, nei garage, nei circoli Arci. Era l’underdog delle dinamiche culturali, quello che trovavi nei volantini fotocopiati male, non nelle copertine lucide dei magazine. Ma oggi? Oggi i confini si sono dissolti. Grazie (o per colpa) delle piattaforme digitali, le idee marginali possono improvvisamente diventare fenomeni globali.

Prendiamo la musica: una volta l’underground era sinonimo di sforzi eroici e mezzi limitati, l’equivalente musicale di una Fiat Panda scassata che si ostina a fare il rally di Monte Carlo. Ora basta caricare un brano su Spotify, spararlo su TikTok con un balletto discutibile, e improvvisamente quella stessa Panda si ritrova sul podio, applaudita da milioni. Non c’è bisogno di passare per le forche caudine di una casa discografica tradizionale: le major stanno ancora lì, ma ormai sembrano più pompieri che incendiari, pronte a spegnere le fiamme della creatività quando il fuoco diventa troppo ingestibile.

Ma non si tratta solo di musica. Il cinema, l’arte e persino la letteratura stanno seguendo traiettorie simili. Registi indipendenti come Filippo Scotti e Aurora Giovinazzo, che si muovono ai margini del sistema, finiscono per ricevere premi a Venezia e a fare il giro del mondo con Netflix o Amazon Prime. Libri pubblicati da piccole case editrici – o da nessuna casa editrice, grazie al self-publishing – trovano milioni di lettori. E persino l’arte visiva, con mostre virtuali e gallerie online, si è resa accessibile come mai prima.

Nota: l’underground, costruito dalle major

E qui arriva il paradosso: la stessa infrastruttura che permette all’underground di prosperare – internet, social media, piattaforme di streaming – è gestita da colossi che di underground non hanno nulla. Google, Amazon, Meta e compagnia bella sono i nuovi custodi del “sottosuolo”, e lo gestiscono con una precisione da ingegneri delle ferrovie britanniche. Il risultato? Un underground che non è più contro il sistema, ma ne è una parte, perfettamente integrata.

Cosa ne resta, quindi, del vecchio modello mainstream vs underground? Si incrina, si dissolve. L’underground oggi non si nasconde nei vicoli bui, ma lampeggia luminoso sotto le luci al neon di YouTube. È ribelle quanto una lattina di Red Bull: eccitante, ma prodotta in serie.

Riflessioni: una nostalgia ironica

Eppure, non tutto è perduto. Anche se la distinzione tra sopra e sotto, tra margine e centro, sembra svanita, il cuore dell’underground – quella voglia di rompere gli schemi, di inventare qualcosa di diverso – pulsa ancora. Certo, ha dovuto fare pace con le regole del mercato, con le logiche dell’algoritmo, ma chi ha detto che non si può essere sovversivi anche all’interno del sistema?

Forse è la mia nostalgia a parlare – quella nostalgia per un’epoca in cui bastava indossare un giubbotto di pelle e suonare tre accordi per dichiarare guerra al mondo. O forse è solo ironia del destino che oggi l’underground faccia affidamento su miliardi di server Amazon per dichiararsi tale.

In ogni caso, il panorama culturale è più complesso e affascinante che mai. Il vecchio underground era controcorrente, quello nuovo è la corrente stessa. E io? Io continuo a cercare il mio posto in tutto questo, magari ascoltando un pezzo indie su Spotify, sospettando che il “piccolo artista di nicchia” sia già sotto contratto con una major, e sapendo, in fondo, che va bene così.

(Luigi Colzi)

Prompt:

Intro: cosa è l'underground, oggi? Non hai saputo, lì per lì, darti una risposta. Poi in realtà era sbagliata la domanda: i concetti stessi sono profondamente cambiati.

Cultura: Le dinamiche culturali stanno subendo un'inversione che sta trasformando radicalmente il panorama artistico e mediatico. Le tendenze culturali mainstream, una volta considerate sicure e convenzionali, stanno perdendo rilevanza e attrattiva. Al contrario, le idee e le espressioni culturali che erano una volta ai margini stanno guadagnando popolarità e influenza. Questo cambiamento è attribuito a vari fattori, tra cui la saturazione dei media tradizionali e la crescente accessibilità delle piattaforme digitali. Queste piattaforme permettono una maggiore diversità di voci e contenuti, democratizzando così la cultura. Un esempio evidente di questo fenomeno è la musica, dove artisti indipendenti e generi di nicchia stanno trovando un pubblico più ampio grazie a piattaforme come YouTube e Spotify. Questi artisti, che una volta avrebbero lottato per ottenere visibilità attraverso i canali tradizionali, ora possono raggiungere milioni di ascoltatori in tutto il mondo. Questo spostamento non riguarda solo la musica, ma si estende anche ad altri settori culturali come la letteratura e l'arte. Opere che sfidano le norme convenzionali stanno ricevendo maggiore attenzione e riconoscimento. Ad esempio, libri pubblicati da piccole case editrici o autori indipendenti stanno trovando un pubblico appassionato grazie ai social media e alle piattaforme di self-publishing. Allo stesso modo, artisti visivi che esplorano temi e tecniche non tradizionali stanno guadagnando visibilità attraverso gallerie online e mostre virtuali. Tra le nuove celebrità che stanno emergendo in questo panorama culturale troviamo nomi come Filippo Scotti, che ha conquistato il premio Mastroianni a Venezia 78 per la sua interpretazione in "È stata la mano di Dio". Aurora Giovinazzo e Eduardo Scarpetta sono altri esempi di giovani talenti italiani che stanno guadagnando riconoscimento internazionale. A livello globale, artisti come Yuriy Borisov dalla Russia stanno diventando volti noti del cinema d'autore. Questo riflette una democratizzazione della cultura, dove il potere di definire ciò che è rilevante non è più nelle mani di pochi, ma è distribuito tra una vasta gamma di creatori e consumatori. La barriera all'ingresso per la creazione e la distribuzione di contenuti si è abbassata, permettendo a più persone di partecipare al discorso culturale. Questo ha portato a una maggiore diversità di idee e prospettive, arricchendo il panorama culturale complessivo.

Nota: le infrastrutture che portano tutto alla portata di tutti sono, per la loro stessa complessità e natura, major - è qui che il classico modello mainstream vs underground si incrina e ci fa pensare.

Articolo: intro, cultura, nota, riflessioni ulteriori.

Assumendo personalità, background, stile di scrittura di Luigi Colzi, scrivi un articolo dal tono leggero e ironico.

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