
Forse, finalmente, qualcosa si muove nei riguardi della guerra ibrida? Il concetto, ancora nebuloso per la maggior parte delle persone, rischia di restare sottovalutato, relegato nel limbo di ciò che “non ci riguarda direttamente”. Ma lo stato – o meglio, l’Unione Europea – sembra finalmente essersi accorto che non stiamo parlando di una partita di Risiko giocata tra servizi segreti annoiati. Il quindicesimo pacchetto di sanzioni approvato dal Consiglio degli Affari Esteri colpisce non solo funzionari e oligarchi legati al regime russo, ma per la prima volta si estende a chi, dietro una tastiera o in studi televisivi ben attrezzati, combatte una guerra diversa: quella della propaganda e della disinformazione. Era ora, verrebbe da dire.
Perché, vedete, la guerra ibrida non è una novità. È un’arte antica, raffinata, che unisce spionaggio, manipolazione e destabilizzazione sociale in un cocktail tossico che non ha bisogno di cannoni per mietere vittime. Eppure, per anni è stata trattata come una minaccia secondaria, qualcosa di “meno grave” rispetto alle bombe e ai carri armati. Non importa se le campagne di disinformazione hanno contribuito a polarizzare società, influenzare elezioni, incitare alla violenza e screditare istituzioni democratiche. L’idea che le parole possano essere armi è rimasta confinata agli editoriali accademici, mentre il mondo reale arrancava per tenere il passo. Ma adesso, forse, stiamo assistendo a un cambio di rotta. Le sanzioni mirano a scardinare una rete intricata e globale che non si limita a diffondere menzogne: costruisce narrazioni ad arte, disegna una realtà parallela dove le vittime diventano carnefici e dove ogni tragedia diventa un’opportunità per seminare caos. E non c’è nulla di casuale in tutto questo. Quando Artem Sergeevich Kureev, Tinatin Kandelaki e Alesya Miloradovich si mettono al lavoro, non stanno “esprimendo opinioni”. Stanno lavorando per una macchina che vive di destabilizzazione, che alimenta il dubbio per paralizzare, che semina divisione per conquistare.
Parliamo della guerra ibrida come se fosse un concetto astratto, eppure le sue implicazioni sono terribilmente concrete. È l’attacco al nostro modo di vivere, il tentativo di ridurre le democrazie a una barzelletta. Un attacco che sfrutta la nostra stessa libertà – quella di stampa, di opinione, di pensiero – per trasformarle in strumenti contro di noi. È qui che l’ironia si fa tragica: mentre noi litighiamo su Twitter e Facebook, la guerra ibrida avanza, sfruttando ogni debolezza e ogni crepa per insinuarsi nel tessuto sociale.
Le sanzioni sono un buon inizio, certo, ma non bastano. Combattere la guerra ibrida significa anche educare il pubblico a riconoscerne i meccanismi, a difendersi dalla propaganda, a comprendere che non ogni “voce alternativa” è innocua o sincera. Significa, in altre parole, prendere sul serio questa minaccia prima che sia troppo tardi. Perché la guerra ibrida non si vince con un comunicato stampa o con una lista di nomi sanzionati: si vince costruendo una società più informata, più coesa, meno vulnerabile al fascino perverso della disinformazione. E magari – chissà – smettendo di ignorare che le parole, come le pallottole, possono uccidere.
(Serena Russo)
Prompt:
Intro: forse, finalmente, qualcosa si muove nei riguardi della guerra ibrida? Se il concetto alle persone non è ancora chiaro e, probabilmente, in caso contrario verrebbe ignorato o sottovalutato, lo stato per fortuna si muove.
Sanzioni: Lunedì, il Consiglio degli Affari Esteri ha approvato il quindicesimo pacchetto di sanzioni, includendo per la prima volta i responsabili delle azioni di guerra ibrida e propaganda a favore del regime russo. Questo risultato è stato raggiunto grazie al lavoro capillare della Commissione Europea e degli uffici dell’Alto Rappresentante della politica estera Kaja Kallas e del suo predecessore Josep Borrell. I nomi inclusi nel pacchetto sono stati oggetto di indagine dal maggio 2024, richiedendo un aggiornamento della normativa sanzionatoria per includere misure repressive contro coloro che attuano campagne sistemiche di disinformazione e influenza contro gli Stati europei. Grazie a questa innovazione, l’Unione Europea ha potuto identificare una serie di individui che negli ultimi anni hanno pianificato e contribuito a generare azioni di guerra ibrida. La lista dei sanzionati include l’Unità 29155 del Gru, il servizio segreto militare russo, noto per il suo coinvolgimento in omicidi all’estero e attività di destabilizzazione in Europa. Questa unità è responsabile di attacchi informatici e altre azioni contro infrastrutture critiche, cercando di creare caos e destabilizzare i Paesi dell’Unione Europea a vantaggio della Russia. Tra le persone sanzionate ci sono Artem Sergeevich Kureev, caporedattore di “African Initiative”, e Tinatin Kandelaki, figura di spicco di Gazprom Media, accusata di veicolare la propaganda russa nei territori occupati. Un colpo significativo per la rete europea dei propagandisti è rappresentato dalle sanzioni ad Alesya Miloradovich, che ha organizzato missioni di “osservazione elettorale” nei territori ucraini occupati e ha reclutato cittadini francesi per queste missioni. Miloradovich è stata anche coinvolta nel progetto di propaganda “Giornalisti stranieri per la Russia”, diffondendo opinioni filorusse e sostenendo le azioni russe contro l’Ucraina. La missione “Giornalisti stranieri per la Russia” include anche gli italiani Andrea Lucidi e Vincenzo Lorusso, segnalati alle autorità europee dal governo ucraino. Altri membri del think tank che supporta la propaganda russa includono Enrique Javier Refoyo Acedo (Spagna), Arnaud Develay, Thierry Saint-Hermes, Laurent Briard (Francia), Fiorella Majorca, Patrick Lancaster (Stati Uniti), Sonya van den Ende, Mirjam Mahmoud (Olanda), Carlos Fernando Mamani Aliaga (Perù), Kosti Heiskanen (Finlandia), Cem Kiran, Okay Deprem (Turchia), Vadim Alekseev (Lettonia), Haukur Hauksson (Islanda) e Mehnoor Singh (India). Alesya Miloradovich, definita “diplomatica ombra”, avrebbe interceduto presso numerose ambasciate europee per facilitare il rilascio di visti per personale dei servizi segreti russi sotto copertura. Questa rete internazionale della propaganda è entrata nei circuiti di segnalazione internazionale e potrebbe ricevere ulteriori sanzioni nei prossimi mesi. Un altro importante provvedimento sanzionatorio riguarda Anatolii Prizenko, un uomo d’affari moldavo coinvolto in una campagna antisemita in Francia denominata “Operazione Stella di Davide”, volta a destabilizzare la società francese nel contesto del conflitto tra Israele e Hamas. Prizenko ha rivendicato l’operazione, effettuata a vantaggio del servizio di intelligence militare russo (Gru), dimostrando ancora una volta come la propaganda russa utilizzi l’antisemitismo e altre forme di disinformazione per screditare le istituzioni democratiche.
Articolo: intro, sanzioni; dilungati sull'importanza della guerra ibrida e delle sue implicazioni.
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