Il mito dell’economia russa: una pompa di benzina vestita da superpotenza

Un’idea molto diffusa, soprattutto nelle analisi geopolitiche più superficiali, è che la Russia, con la sua abbondanza di risorse naturali, rappresenti un’economia solida e resiliente, capace di affrontare e sostenere qualsiasi conflitto. A dispetto delle sue sfide strutturali, in molti ritengono che l’“orso russo” possa durare mesi, anni, se non secoli, grazie alla sua ricchezza di petrolio, gas e minerali. Questa visione, però, è più una proiezione romantica che una realtà economica concreta. La Russia non è un’eccezione; è semmai la regola di molti paesi ricchi di risorse naturali, che non riescono a capitalizzare su di esse in maniera sostenibile.

Un’economia che sembra solida, ma vacilla sotto il peso della monocoltura

Cominciamo con una constatazione fondamentale: l’economia russa è, in effetti, una “pompa di benzina”. Nel 2022, il 60% delle sue esportazioni era legato a energia e risorse naturali. Ma qui emerge il problema: un’economia fondata quasi esclusivamente sulle risorse naturali non ha un gran margine di manovra. In termini economici, questa è una monocoltura, un sistema che dipende da un singolo settore produttivo, vulnerabile a fluttuazioni dei prezzi e a cambiamenti nei mercati globali. In un certo senso, la Russia si trova nella stessa condizione di molti paesi del terzo mondo che, nonostante le loro risorse naturali, faticano a evolversi in economie diversificate e moderne.

Prendiamo ad esempio la Nigeria o il Venezuela, paesi che, come la Russia, sono ricchi di petrolio e gas. Pur avendo risorse enormi, entrambi hanno affrontato gravi crisi economiche. La causa principale di queste difficoltà è proprio l’incapacità di diversificare la propria economia, affidandosi troppo al ciclo di vita del petrolio e trascurando lo sviluppo di altri settori, come la manifattura o l’innovazione tecnologica. In un mondo globalizzato, il petrolio non è più l’oro nero di una volta, ma un bene la cui domanda è suscettibile a una crescente volatilità, nonché a cambiamenti nel panorama energetico globale (vedi la transizione verso energie rinnovabili).

Una struttura economica inefficiente e burocratica

Il punto cruciale, tuttavia, non è solo che la Russia è dipendente dalle sue risorse naturali, ma che ha una struttura economica profondamente inefficiente. Le grandi aziende di stato, che dominano il panorama economico russo, sono largamente gestite secondo logiche burocratiche e corrotte, con pochi incentivi all’innovazione. Le disfunzioni sistemiche, la scarsità di investimenti in settori ad alto valore aggiunto e la fuga dei cervelli (oltre 200.000 persone altamente qualificate hanno lasciato il paese negli ultimi anni) sono segni tangibili della stagnazione economica. In questo senso, la Russia somiglia più a un paese in via di sviluppo, che lotta con gli stessi problemi di governance e inefficienza che affliggono molte economie emergenti.

Gli effetti delle sanzioni e l’isolamento

E poi ci sono le sanzioni, naturalmente. Le difficoltà economiche che la Russia sta affrontando in seguito alla sua aggressione in Ucraina non sono semplicemente una conseguenza delle spese militari, ma anche degli effetti di un isolamento internazionale crescente. L’export di petrolio e gas può andare bene finché il mercato è aperto, ma quando vengono imposte sanzioni a livello globale, le capacità di esportazione diminuiscono. Le infrastrutture per l’esportazione di gas, come il Nord Stream, sono state danneggiate, mentre le rotte alternative verso mercati come la Cina non sono mai state realmente una soluzione sostenibile nel lungo termine. Il mercato russo è sempre più chiuso e la sua economia dipende in larga misura dal sostegno della Cina, ma anche in questo caso, le politiche di Pechino non sono prive di ambiguità, dato che l’interesse di Xi Jinping nella stabilità economica globale potrebbe indurre a una limitata esposizione verso un partner così incerto.

Perché l’economia russa non è una “superpotenza”

Si dice spesso che la Russia abbia “un mucchio di armi nucleari”, ma qui entriamo in un altro paradosso. Certo, la Russia è una potenza militare di prim’ordine, con un arsenale nucleare che è, come minimo, un argomento di discussione per ogni tavolo di negoziato internazionale. Tuttavia, la forza militare non è la stessa cosa di un’economia forte. I grandi stock di armi non sono indicatori di crescita o prosperità economica, e non possono sostituire la crescita sostenibile, la capacità di innovazione e la creazione di valore aggiunto. La Russia, purtroppo, è lontana da quel modello economico dinamico che caratterizza le vere potenze economiche, come gli Stati Uniti, la Germania o il Giappone, che hanno costruito economie diversificate, resilienti e aperte all’innovazione.

Alla fine, l’immagine della Russia come una grande potenza economica capace di sostenere anni di conflitto è fondamentalmente errata. L’economia russa è una gigantesca pompa di benzina che, se da un lato alimenta la sua macchina da guerra, dall’altro è inaridita dalla corruzione, dalla mancanza di diversificazione e da un isolamento internazionale crescente. Come tanti paesi ricchi di risorse naturali, la Russia paga il prezzo di un’economia che non ha saputo evolversi, affidandosi troppo al petrolio e al gas, e non abbastanza all’innovazione e alla modernizzazione del proprio sistema produttivo. In altre parole, l’orso russo non è una potenza economica invincibile, ma piuttosto una potenza economica vulnerabile, in bilico tra il suo passato glorioso e un futuro incerto.

(Emma Nicheli)

Prompt:

Intro: un'idea molto diffusa è che la Russia, essendo piena di risorse naturali, abbia un'economia fortissima in grado di sostenere la guerra per mesi, anzi anni, anzi secoli. Si tratta di un'idea completamente sbagliata, perché avere esclusivamente risorse naturali è tipico degli stati del terzo mondo (fai esempi). Val la pena fare un po' di considerazioni sull'economia russa.

Russia: smonta il mito della solidità economica della Russia, descritta da alcuni "una grande pompa di benzina con un mucchio di armi nucleari".

Articolo: intro, Russia.

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