Il 10 gennaio e l’arte della seggiola: quando Berlusconi ridefinì la performance art

Certe date ci sfuggono, perdute nel vortice della memoria collettiva. Eppure, il 10 gennaio 2013 meriterebbe un posto d’onore nel calendario storico della televisione italiana. Non tanto per gli eventi epocali o le celebrazioni solenni, quanto per quello che, senza ombra di dubbio, rappresenta il punto più alto di quella strana forma d’arte contemporanea che possiamo chiamare political performance art.

Sì, parliamo di quella volta in cui Silvio Berlusconi, l’uomo che per decenni ha trasformato la politica in spettacolo e lo spettacolo in politica, pulì una sedia. Non una sedia qualunque, ma quella su cui pochi istanti prima si era seduto Marco Travaglio, il moralizzatore per eccellenza, il flagello dei potenti e, diciamolo, una delle penne più acide del giornalismo italiano.

Era una puntata infuocata di Servizio Pubblico, il programma di Michele Santoro su La7. Berlusconi, invitato a duellare in un’arena ostile, rispose come solo lui poteva: trasformando una lite televisiva in un capolavoro di situazionismo. Dopo una feroce scaramuccia verbale con Santoro – chi avrebbe mai pensato che un uomo con il sorriso perennemente incollato potesse fulminare con lo sguardo? – Berlusconi fece alzare Travaglio, estrasse un fazzoletto, e con gesti solenni ma al tempo stesso comicamente teatrali, iniziò a pulire la seggiola.

Un momento situazionista per eccellenza

Quello che accadde non fu un semplice atto di derisione. No, fu qualcosa di più grande, più profondo. Fu un gesto di performance art. Pensiamo a Piero Manzoni e alle sue “scatole” celebri, o a Marina Abramović che sfida i confini fisici ed emotivi del corpo umano. Berlusconi, senza nemmeno togliersi la cravatta, entrò in questo pantheon, elevando il semplice atto di pulire una seggiola al livello di simbolo politico.

Come in tutte le opere d’arte che si rispettino, il gesto fu aperto a molteplici interpretazioni. Era una metafora della politica che si “disinfetta” dal moralismo sterile? O una critica al giornalismo che, nel tentativo di fare da cane da guardia, finisce per mordere senza motivo? O, più semplicemente, una trovata comica per ridicolizzare il proprio avversario?

La decadenza di Travaglio e l’eterno Berlusconi

Di sicuro, quell’atto segnò una svolta. Marco Travaglio, fino ad allora un Savonarola mediatico, ne uscì ridimensionato. Non tanto perché venne attaccato sul piano intellettuale, ma perché venne ridicolizzato con un gesto di teatro improvvisato che nessun editoriale, per quanto brillante, avrebbe potuto controbattere. È un destino crudele per chi ha costruito una carriera sull’indignazione, quello di essere abbattuto dalla satira del gesto. Da allora, Travaglio ha continuato a militare, ma la sua aura di invincibile moralizzatore si è offuscata. Oggi, lo vediamo come un’eco di ciò che era, un megafono per teorie che spesso flirtano pericolosamente con le narrative più improbabili.

Berlusconi, al contrario, dimostrò ancora una volta la sua capacità unica di giocare su mille piani contemporaneamente. In quel momento, non era solo un politico. Era un attore, un provocatore, un artista.

Nella storia della performance art

Se dovessimo inserire questo episodio nella storia della performance art, potremmo vederlo come una rivisitazione del ready-made duchampiano. Duchamp prese un orinatoio e lo mise in un museo. Berlusconi prese una sedia e la trasformò in un simbolo politico. Entrambi i gesti provocano lo spettatore, costringendolo a riconsiderare il contesto e il significato dell’oggetto.

Come Marina Abramović ci invita a confrontarci con la vulnerabilità umana, così Berlusconi ci invita – volenti o nolenti – a riflettere sul ridicolo intrinseco della politica e del giornalismo moderno. Ma, a differenza della Abramović, che si affida alla gravitas, Berlusconi gioca con la leggerezza. La pulizia della sedia non è un urlo di dolore, ma una risata. Una risata che, in quel momento, sembrò riecheggiare oltre gli studi di La7, colpendo dritto al cuore dell’intellighenzia italiana.

Un ricordo indelebile

A distanza di anni, quel fazzoletto, quella sedia, e quel gesto restano scolpiti nella memoria collettiva. Non perché cambiarono le sorti della politica italiana – non lo fecero – ma perché ci ricordarono quanto sia potente la teatralità, persino nelle sue forme più semplici.

Forse il 10 gennaio non entrerà nei libri di storia come data memorabile. Ma per chi c’era, o per chi ha visto il video su YouTube (immancabile), resterà come il giorno in cui la politica italiana, per un attimo, si trasformò in arte. E in questo, dobbiamo ammetterlo, Berlusconi è stato un maestro inimitabile.

(Francesco Cozzolino)

Prompt:

Intro: è passato da poco il 10 gennaio, giorno che di per sé ci dice poco, ma che in realtà merita di essere ricordato per quello che, indubbiamente, è il più alto momento della tv italiana di ogni tempo.

Momento: la volta che Silvio Berlusconi, Silvio Berlusconi pulì la seggiola su cui si era seduto Marco Travaglio avvenne durante una puntata di "Servizio Pubblico" condotta da Michele Santoro su La7 il 10 gennaio 2013. Dopo una furibonda lite verbale con Santoro, Berlusconi fece alzare Travaglio, pulì la sedia con un fazzoletto e si accomodò.

Performance art: lo potremmo definire come un pezzo di pura performance art, un momento situazionista estemporaneo che solo Berlusconi avrebbe potuto regalarci. Momento che segnò il declino della parabola di Marco Travaglio, oggi mesto megafono di propaganda russa per picchiatelli.

Articolo: intro, momento, performance art; approfondisci, fra il serio e il faceto, proprio quest'ultimo aspetto, inserendolo nella storia della performance art.

Assumendo l'identità di Francesco Cozzolino, scrivi un Articolo; usa un tono irriverente.

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