
C’è un argomento di cui non si parla abbastanza, ed è giunto il momento di fare giustizia: i Bitcoin. Non fraintendetemi, non parlo dell’elogio osannante dei Bitcoin che invade certi ambienti digitali – quelli pieni di “esperti” con occhiali fumé e citazioni di Elon Musk incorniciate sul comodino. Parlo di quello che i Bitcoin (e simili) sono realmente: nel migliore dei casi, fuffa. Nel peggiore, una truffa ben confezionata, capace di mietere vittime e lasciare dietro di sé una scia di macerie economiche ed esistenziali.
Bozzano, il lato oscuro delle promesse digitali
Partiamo da un episodio tragico, uno di quelli che dovrebbero risuonare come un allarme a livello nazionale, ma che invece è passato quasi inosservato. Il 17 gennaio scorso, a Bozzano, una frazione di Massarosa (provincia di Lucca), Katia Palagi, 56 anni, si è tolta la vita dopo essere caduta vittima di una truffa legata ai Bitcoin. Una storia che ha tutto: una promessa di guadagni facili, piattaforme luccicanti piene di grafici che sembrano progettati per ipnotizzare, e poi – come in tutte le tragedie – il crollo.
Katia, impiegata amministrativa, ha iniziato con un investimento modesto, spinta dalla prospettiva di un piccolo profitto. Poi sono arrivate le richieste di tasse da pagare, le promesse non mantenute, le minacce dei truffatori. Quando la speranza si è trasformata in disperazione, Katia ha preso una decisione estrema per proteggere la sua famiglia. Una tragedia che lascia sgomenti e che dovrebbe farci riflettere: siamo così affascinati dai miraggi digitali che non vediamo il precipizio sotto i nostri piedi?
Trump e i memecoin: quando il bluff diventa arte
Ma la tragedia di Bozzano non è l’unico caso in cui i sogni dorati delle criptovalute si trasformano in incubi. Attraversiamo l’oceano e troviamo Donald Trump, sempre pronto a stupirci. Prima ancora di diventare presidente, lui e la moglie Melania hanno lanciato ciascuno un memecoin. Per chi non lo sapesse, un memecoin è come quei pupazzetti nei Luna Park: sembrano divertenti, ma sono fondamentalmente inutili. Eppure, questi “giocattoli” digitali attirano investitori come mosche sul miele, con promesse di ricchezze rapide che, ovviamente, svaniscono in un batter d’occhio.
Trump e Melania possedevano l’80% del loro memecoin. E come funziona il giochino? All’inizio, tutti comprano, facendo salire il valore. Poi, quando il prezzo è alle stelle, i creatori (che detengono la maggior parte delle quote) vendono tutto, incassano i profitti e lasciano gli altri investitori con in mano un pugno di… pixel. È la versione 2.0 della bolla del tulipano olandese, ma con un tocco di spray-tan.
Fuffa-guru e le monete di Wonder Boy
A prima vista, la storia di Bozzano e quella di Trump potrebbero sembrare lontane anni luce. Una è un dramma umano consumato in una tranquilla provincia italiana; l’altra, l’ennesima puntata del reality-show che è la vita del di nuovo presidente americano. Eppure, c’è un filo rosso che le collega: il miraggio delle monete d’oro.
Dietro ogni truffa legata ai Bitcoin, dietro ogni memecoin che spunta come un fungo, c’è sempre un fuffa-guru. Un individuo – spesso con un sorriso smagliante e la parlantina facile – che ti promette di cambiare la tua vita. I fuffa-guru sono i moderni piazzisti di pentole, solo che invece di padelle in titanio ti vendono “opportunità” digitali che esistono solo nella loro testa.
E Trump, diciamolo, è il fuffa-guru per eccellenza. Il padre spirituale di questa cultura del tutto-fumo-e-niente-arrosto. Chiunque creda ai Bitcoin con la stessa convinzione con cui Trump crede nel suo ciuffo d’oro, sta fondamentalmente facendo quello che facevano i giocatori di Wonder Boy: raccogliere monete inesistenti in un mondo virtuale che non porta a nulla.
La realtà dietro il miraggio
C’è un motivo se le criptovalute sono così amate dai truffatori: offrono l’illusione del controllo e della libertà, ma in realtà sfruttano la nostra ignoranza e il nostro desiderio di riscatto. E così, mentre i Trump di turno ridono all’ombra delle loro torri dorate, nelle piccole comunità come Bozzano si piangono vite spezzate.
È ora di smettere di glorificare i Bitcoin e di trattarli per quello che sono: il Monopoli dei tempi moderni. Un gioco rischioso dove, se non sei il banchiere, perdi sempre. Forse è il caso di imparare dai tragici errori degli altri, anziché continuare a inseguire un miraggio che, alla fine, ci lascia solo con un deserto.
Prompt:
Intro: non si parla abbastanza dei bitcoin. O meglio, non si parla abbastanza MALE dei bitcoin, né più né meno che fuffa nel migliore dei casi, una truffa in piena regola nei peggiori. Con possibili ricadute molto serie.
Bozzano: un fatto avvenuto lo scorso lo scorso 17 gennaio, ma passato abbastanza sotto silenzio, se non localmente, dovrebbe farci pensare. La comunità di Bozzano, frazione di Massarosa (LU), è sconvolta dalla tragica morte di Katia Palagi, una donna di 56 anni che si è tolta la vita gettandosi da un viadotto. Katia, impiegata amministrativa in una scuola locale, è stata vittima di una truffa legata ai Bitcoin che l'ha portata a investire ingenti somme di denaro in una piattaforma online che prometteva guadagni facili e veloci.
La vicenda ha avuto inizio quando Katia ha effettuato un primo bonifico di qualche migliaio di euro, convinta dai truffatori che i suoi soldi stavano fruttando grazie a grafici in crescita mostrati dalla piattaforma. Tuttavia, quando ha cercato di riscattare il capitale investito, le è stato detto che i fondi erano bloccati in un circuito internazionale e che doveva pagare delle tasse per recuperarli. Disperata, Katia ha preso in prestito del denaro e ha versato quanto richiesto, ma non ha mai ricevuto nulla in cambio. A settembre 2022, dopo mesi di attesa e senza aver ricevuto il bonifico promesso, Katia e la sua famiglia hanno deciso di denunciare la truffa alla Guardia di Finanza. Nonostante la denuncia, le minacce da parte dei truffatori sono continuate, portando Katia a un punto di disperazione tale da decidere di togliersi la vita per proteggere i suoi cari dalle conseguenze della truffa. La sorella di Katia, Marisa, ha raccontato la dolorosa vicenda e ha chiesto che venga fatta giustizia per la sua famiglia. La comunità di Massarosa si stringe attorno alla famiglia Palagi in questo momento di grande dolore, sperando che la tragica storia di Katia possa servire da monito contro le truffe online e le criptovalute.
Trump: Trump e sua moglie hanno lanciato ciascuno un memecoin poco prima dell'inaugurazione di Trump. Un memecoin è una criptovaluta estremamente volatile che spesso attira enormi investimenti per poi perdere tutto il suo valore in breve tempo. Questo arricchisce solo gli investitori iniziali, che di solito sono i creatori della criptovaluta e detengono la maggior parte delle quote (nel caso di Trump, l'80%). Il processo funziona così: molte persone si precipitano a comprare il memecoin, facendo salire il suo valore. Quando il valore è sufficientemente alto, i principali detentori delle quote vendono, incassando i profitti e facendo crollare il valore della criptovaluta. Questo tipo di operazione è considerata una truffa (scam) ed è illegale. Nonostante ciò, Trump e sua moglie sembrano non preoccuparsi delle conseguenze legali, poiché i loro sostenitori continuano a supportarli incondizionatamente. Il testo conclude con una riflessione su come questa situazione sia avvenuta prima ancora che Trump entrasse in carica, lasciando immaginare cosa potrebbe accadere nei prossimi quattro anni.
Articolo: intro, Bozzano, Trump; ragiona su come le due storie, in apparenza lontane, siano in qualche modo intrecciate; parla dei fuffa-guru, di cui Trump è in fondo un padre spirituale, e di come credere ai bitcoin sia come credere alle monete di Wonder Boy.
Assumendo la personalità di Giancarlo Salvetti, scrivi un articolo dal tono ironico e brillante.
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