
Forse le avete viste scorrendo il feed di Facebook: foto di donne dall’aria affranta, magari con una lacrima solitaria che scivola sulla guancia, lo sguardo perso nel vuoto. Hanno una torta di compleanno davanti, con su scritto un numero ben preciso – 45, 50, 52 anni – e una didascalia che lacera il cuore: “Ho 50 anni, non ho marito né figli e festeggio il compleanno da sola.”
Un’immagine di sofferenza, di abbandono, di tragedia umana.
Ma anche no.
Perché queste immagini sono, ovviamente, generate con intelligenza artificiale. E lo capisci da mille dettagli: le espressioni vagamente inquietanti, le dita (stavolta corrette, ma solo per pura fortuna), la pelle levigata in modo irreale, e quell’aura indefinita di perfezione plastificata che urla “questa non è una persona vera”.
Non importa.
Nei commenti, cinquanta metri di interazioni. La maggior parte di chi scrive è sinceramente addolorata per la povera cinquantenne sola nel giorno più triste della sua vita. “Non ti preoccupare, Dio è con te.” “Coraggio, troverai l’amore.” “Ti auguro tanta felicità.”
Solo una piccola minoranza ha capito lo scherzo e si sbellica dalle risate, mentre altri – più sadici – si divertono a trollare.
Ma chi è che casca in questa trappola? E chi la mette in atto?




Dove nascono queste immagini?
Le pagine che pubblicano queste “storie strappalacrime” hanno nomi che sembrano usciti da una chat di gruppo di zie cattoliche su WhatsApp: “Accogli Gesù nella tua vita”, “Gesù e Maria”, “Dio non ti abbandona”. Oppure sono presunte pagine di “news” che in realtà sfornano solo clickbait al limite del surreale.
Se il buongiornissimo con il caffè e il gattino evangelico era il grande tormentone dei social degli anni passati, oggi siamo a un livello successivo. Il buongiornissimo si è evoluto, ha capito che le immagini create dall’IA generano un engagement incredibile e ha cambiato strategia. Il target? Lo stesso di prima, ma con una narrazione più raffinata (più o meno).
E funziona. Funziona alla grande.
Perché funzionano queste pagine?
Diamo un’occhiata ai commentatori. In maggioranza sono over 60, persone con una conoscenza della tecnologia piuttosto basilare. Probabilmente hanno scoperto Facebook perché il nipote ha creato loro un profilo per “vedere le foto di famiglia”, e da lì sono caduti in un buco nero di post motivazionali, immagini religiose e storie tristi.
Per loro, tutto quello che appare su Facebook è reale. Non importa se è stato generato dall’IA o se la stessa foto di una donna con la torta appare in tre post diversi con età e didascalie diverse: è vera, e se è vera, bisogna commentare.
Ma il meccanismo è ancora più subdolo. Questi post funzionano perché toccano corde emotive fortissime: la paura della solitudine, il senso di comunità, l’istinto di consolare e incoraggiare gli altri. E più la gente commenta, più l’algoritmo li premia, spingendo questi contenuti ancora più in alto.
Queste pagine non vendono nulla (almeno per ora). Ma raccolgono interazioni, fidelizzano il pubblico, lo tengono incollato. E poi? Quando avranno accumulato abbastanza follower, potranno diventare strumenti per diffondere pubblicità, bufale o messaggi politici.
Cosa ci dice tutto questo sull’Italia?
Ci dice che Facebook, per molti, è ancora un punto di riferimento primario per informarsi e per costruire relazioni sociali. Ci dice che la cultura digitale è, in larghissima parte della popolazione, ancora ferma al palo, incapace di distinguere il vero dal falso, un post ironico da uno serio, una persona reale da un volto generato dall’IA.
Ma ci dice anche un’altra cosa, più profonda: abbiamo un disperato bisogno di comunità. Chi commenta questi post non lo fa solo perché ci crede, ma perché vuole far parte di qualcosa. Vuole consolare, vuole sentirsi utile, vuole partecipare a una conversazione – anche se questa conversazione è basata su un completo fraintendimento della realtà.
E, a pensarci bene, non è la definizione perfetta dell’ecosistema social?
Quindi, se vi capita di vedere un post di una povera donna di 50 anni che spegne le candeline con aria mesta, non indignatevi troppo. Guardatelo con curiosità antropologica.
E, se proprio vi sentite generosi, scrivetele un commento. Anche se non esiste.
Ah, a proposito di immagini di compleanno: quella all’inizio l’ho fatta io. Sinceramente, preferisco una bella donna con una torta e felice (magari di vedermi). Dopotutto, se dobbiamo inventarci una realtà, tanto vale renderla più piacevole.
(Giancarlo Salvetti)
Prompt:
Intro: forse le avete viste, in questi giorni, su Facebook: foto di belle donne dall'aria affranta o in lacrime, con un mano una torta di compleanno dei 45, 50, 52 anni e una didascalia tipo "ho 50 anni, non ho marito né figli e festeggio il compleanno da sola." L'immagine è visibilmente generata con intelligenza artificiale (guardate quelle che ho messo come esempio) e lo si capisce anche se le povere donne hanno cinque dita per mano e il numero sulla torta è corretto, ma non importa: ci sono cinquanta metri di commenti, molti dei quali cercano di consolare la donna, mentre una minoranza che ha capito ride a crepapelle o trolla di brutto.
Due cose: le pagine che pubblicano queste foto hanno titoli tipo "Accogli Gesù nella tua vita", "Gesù e Maria" e via dicendo, oppure pagine di "News" che poi sono solo clickbait; i commenti di chi consola le povere cinquantenni sole al mondo sono, nella stragrande maggioranza dei casi, di over 60 dalla scarsissima propensione alla tecnologia - lo si capisce osservandone i profili.
Pagine: queste pagine sembrano l'evoluzione del vecchio "BUONGIORNISSIMO CAFFE'??!" E funzionano alla grande, visto il gran numero di follower e interazioni.
Cosa: che ipotesi possiamo fare a questo punto? Fai ipotesi, a partire da tutti gli elementi elencati, di chi sia il target di queste pagine, perché, perché abbiano successo, e cosa tutto ciò ci dice dell'Italia.
Immagine: l'immagine all'inizio l'hai fatta tu: preferisci una bella donna con una torta e felice (magari di vederti).
Articolo: intro, due cose, pagine, cosa, immagine.
Assumendo la personalità di Giancarlo Salvetti, scrivi un articolo dal tono ironico e brillante.
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