
La retorica dell’analfabeta funzionale ci perseguita ormai da anni. La sentiamo ripetere ossessivamente come un mantra in ogni dibattito online, nei talk show, negli editoriali indignati. Il senso è sempre lo stesso: gli analfabeti funzionali sono gli altri. Quelli che non capiscono. Che credono alle fake news. Che condividono articoli di dubbia provenienza. Che votano male – e per male si intende, ovviamente, “di destra” (tuoni e fulmini in sottofondo). Sono i responsabili del declino della civiltà, della rovina del paese, della messa in pericolo della democrazia. Maledetti ignoranti!
E così, tra un tweet sprezzante e un editoriale saccente, una parte di intellighenzia si arrocca sulla propria presunta superiorità culturale, dimenticando un piccolo, trascurabile dettaglio: nessuno è al sicuro dalla disinformazione. Nessuno. Neanche i giornalisti illuminati, neanche i docenti universitari, neanche gli scienziati con tre PhD. L’idea che esista una misura oggettiva e universale della cultura generale, che alcuni siano magicamente immuni alle truffe cognitive mentre altri siano geneticamente destinati a cascarci, è un’illusione pericolosa. È la scusa perfetta per smettere di pensare, di confrontarsi, di mettere in discussione le proprie certezze.
L’illusione del debunker infallibile
Viviamo nell’epoca d’oro del debunking. Ogni giorno qualche intrepido smascheratore di bufale ci illumina, spiega con pazienza (o con tono passivo-aggressivo) che quella notizia virale è falsa, che quell’immagine è un fake, che la realtà è più complessa di come appare. Ed è un lavoro sacrosanto, intendiamoci. Ma il problema nasce quando il debunking si trasforma in un dogma, quando si finge di poter vivere confutando qualunque cosa in tempo reale, senza mai sbagliare, senza mai essere ingannati.
Prendiamo un biologo. È certamente più attrezzato di altri per riconoscere le bufale sulla sua materia. Ma se gli chiedete di valutare un paper di fisica quantistica? O un’analisi finanziaria complessa? O un testo di diritto internazionale? Diventa un profano come tutti gli altri. Lo stesso vale per un informatico, un ingegnere, un economista. La specializzazione è una lama a doppio taglio: da un lato ti rende competente in un campo, dall’altro ti rende un ignorante ben strutturato su tutto il resto. E così accade che anche i più istruiti, se colti fuori dal loro seminato, possano credere alle peggiori sciocchezze.
Tuttologi contro Specialisti: la guerra degli intellettuali schizofrenici
Ed eccoci a un altro paradosso. Da un lato abbiamo i Tuttologi, quelli che parlano di tutto con la sicumera di chi non ha mai letto un libro dall’inizio alla fine. Dall’altro gli Specialisti, che conoscono ogni dettaglio del loro settore, ma appena escono dal recinto si perdono come bambini in un bosco. Sono due facce della stessa medaglia: il primo crede di poter giudicare tutto senza strumenti adeguati, il secondo crede che il sapere si esaurisca nei confini angusti della sua disciplina.
Nel mezzo? Il deserto. Perché l’industria culturale e il sistema scolastico hanno smesso di insegnare il solo antidoto vero contro la disinformazione: il pensiero critico. Il confronto tra ciò che leggiamo e la nostra esperienza. La capacità di mettere in proporzione le cose, di contestualizzarle, di distinguere l’essenziale dall’irrilevante. In parole povere, quella forma di umiltà intellettuale che Socrate e Montaigne consideravano il fondamento stesso del sapere.
Ma oggi questo è un lusso. Siamo circondati da sacerdoti della conoscenza che ammoniscono, deridono, “blastano” chiunque non conosca una nozione, salvo poi dimostrarsi incapaci di ragionare quando escono dal loro ambito. Il sapere non è più una via per la comprensione, ma un’arma per marcare le distanze.
Conclusione (amara, ma inevitabile)
La verità è che siamo tutti, in un modo o nell’altro, analfabeti funzionali. Tutti vulnerabili. Tutti condizionabili. Il che non significa che non dobbiamo tentare di migliorarci, ma che forse dovremmo smetterla con questo eterno gioco di superiorità morale.
D’altra parte, se davvero fosse possibile essere onniscienti e infallibili, qualcuno avrebbe già trovato il modo di fare soldi con questa capacità. E invece continuiamo a fidarci degli oroscopi, a comprare creme anti-invecchiamento che promettono miracoli e a condividere su Facebook la storia (falsa) del tizio che ha inventato il motore ad acqua e che, ovviamente, è stato fatto sparire dalle multinazionali del petrolio.
Ma tranquilli: gli analfabeti funzionali sono sempre gli altri.
(Francesco Cozzolino)
Prompt:
Intro: la retorica dell'analfabeta funzionale ormai ci ammorba da anni, con tutto il suo concentrato di classismo. Gli analfabeti funzionali, si sa, sono sempre gli altri. Quelli che non capiscono. Che abboccano alle fake news. Che mandano al governo LE DESTRE (tuoni e fulmini in sottofondo). Che rovinano il paese e mettono a repentaglio la democrazia. Maledetti ignoranti.
Insomma: L'idea che alcune persone possano difendersi da qualunque fake news o truffa tecnologica non ha alcun fondamento, tanto quanto l'idea che esista una misura condivisa di cultura generale. Alcuni di noi sono più abili nel riconoscere certi inganni, altri nel riconoscerne altri. Anche tralasciando la psicologia e le relazioni sociali, nessuno può avere tutte le conoscenze necessarie per valutare ogni informazione. Anche un biologo o un informatico, di fronte alla maggior parte dei sottocampi specialistici del loro ambito, sembrano dei profani. Questo è il motivo per cui non è solo demagogico il populismo di chi finge di poter giudicare tutto, ma anche l'idea di chi crede che si possa vivere debunking continuamente. Non ci salveranno né i Tuttologi né gli Specialisti, che spesso rappresentano due metà scisse dello stesso intellettuale schizofrenico. Quale difesa ci resta, dunque? Quella, direi, che la nostra formazione scolastica e la nostra industria culturale tendono a sottrarci fin dall'inizio: il confronto continuo tra ciò che leggiamo o vediamo e la nostra esperienza, la capacità di stabilire proporzioni tra ambiti di senso o tra noto e ignoto, ossia in fondo il critico 'sapere di non sapere' e l'autoanalisi incessante di Socrate e Montaigne. Oggi, una formazione di lusso, che i democratici dovrebbero voler estendere a ogni essere umano, è quella che, di fronte a forze alienanti, insegna a non abbandonare subito le armi della critica e a rifiutare il principio di autorità, laddove è illegittimo, senza per questo rifiutare lo studio e la ricerca. È quella, ancora, che insegna a non lasciarsi intimidire dai chierici che 'blastano' chi ignora una nozione, ma che, appena escono dal loro ambito, si dimostrano incapaci di ragionare.
Articolo: intro, insomma; prosegui poi ragionando su questi argomenti.
Assumendo l'identità di Francesco Cozzolino, scrivi un Articolo; usa un tono irriverente.
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