
Quando si dice che ormai “i nerd hanno vinto”, si intende una conquista senza precedenti del mainstream. Le loro armi? La trilogia cinematografica del Signore degli Anelli di Peter Jackson, il Marvel Cinematic Universe e la serie TV Il Trono di Spade, tratta dai romanzi di George R.R. Martin. Questi tre titani hanno sfondato la barriera che separava la narrativa d’immaginazione dal pubblico generalista. Ormai, non bisogna più vergognarsi di amare queste cose. Un bene o un male? Riserviamoci questa risposta per un altro articolo. Oggi, il focus è su Martin, sul Trono di Spade e sulla sua inevitabile disfatta.
Il Fallimento di George R.R. Martin: Una Profezia Tradita
George R.R. Martin ha fallito. Non perché sia un cattivo scrittore – tutt’altro. Ma perché non è stato in grado di mantenere la promessa implicita fatta ai lettori con l’inizio della saga A Song of Ice and Fire. L’impianto narrativo originale suggeriva due percorsi ben definiti:
- La profezia dell’eroe predestinato (Azor Ahai, The Prince That Was Promised), che avrebbe portato alla sconfitta degli Others e alla salvezza di Westeros.
- La risoluzione della guerra dinastica, con un sovrano giusto e degno a governare il regno pacificato.
Una struttura narrativa che più classica non si può. L’eroe predestinato e il true king sono archetipi antichi, radicati nella cultura occidentale. Ma c’è un problema: questo tipo di narrazione cozza con la visione nichilista e disillusa che Martin ha del mondo. A Song of Ice and Fire nasce come una saga dark, cinica, iperrealista. Martin si è sempre compiaciuto nel ribaltare le aspettative del lettore, uccidendo personaggi chiave e mostrando un universo dominato dal caos e dalla sopraffazione. Ma c’è un momento in cui un autore deve scegliere: portare a compimento la storia o farsi soffocare dalla propria ossessione per la subversion.
E Martin ha scelto la paralisi. Già in A Dance with Dragons si percepisce il suo smarrimento. Le profezie si disperdono, i personaggi principali si impantanano e, per evitare di farli avanzare verso il finale, riempie pagine su pagine di digressioni inutili. Gli Others? Un dettaglio sullo sfondo. Le grandi battaglie? Rimandate. Tutto si muove al rallentatore, e non è un caso che The Winds of Winter sia in sospeso da più di un decennio. Martin è intrappolato nella sua stessa narrazione. E non ne uscirà.
Leadership e Boomer: Il Parallelo Inevitabile
Il fallimento di Martin non è isolato. È parte di un fenomeno più ampio: il fallimento della leadership della generazione boomer. La generazione che ha vissuto il boom economico, l’espansione del benessere, la rivoluzione culturale… e che ha lasciato ai figli un mondo in rovina. Cambiamento climatico fuori controllo, disuguaglianze economiche in crescita, tensioni sociali esplosive. Un disastro annunciato.
Come Martin con la sua saga, i boomer hanno promesso una storia epica di progresso e stabilità, ma si sono incagliati nei dettagli, incapaci di affrontare i nodi cruciali. Hanno accumulato ricchezza e potere, hanno costruito imperi economici e politici, ma quando è arrivato il momento di passare il testimone, si sono impantanati. Esattamente come Martin con A Song of Ice and Fire.
The Winds of Winter è il metaforico piano di riforme mai attuato, il cambiamento climatico mai affrontato, l’innovazione frenata dalla burocrazia. Un libro che non esce perché il suo autore non sa più dove andare. Proprio come una generazione che non ha mai avuto un vero piano per il futuro.
Cultura Pop e Lotte Generazionali
La cultura pop è sempre uno specchio dei tempi. Il successo di Game of Thrones – e il suo successivo tracollo con la stagione finale – riflette perfettamente la crisi di leadership che caratterizza la nostra epoca. Per otto stagioni (e cinque libri), abbiamo seguito personaggi in lotta per il potere, ci siamo illusi che tutto avrebbe avuto un senso, che alla fine ci sarebbe stata una risoluzione coerente. E invece? Caos, contraddizioni, promesse non mantenute.
Proprio come il mondo che i boomer ci hanno lasciato in eredità.
Non sorprende che House of the Dragon stia riscuotendo successo: una storia di una dinastia che implode su sé stessa, consumata dall’avidità e dall’incapacità di gestire il proprio potere. È la narrazione che ci serve oggi. Un racconto che non finge più di cercare un lieto fine.
Westeros è il Nostro Mondo
Martin non finirà mai A Song of Ice and Fire per lo stesso motivo per cui i boomer non hanno mai affrontato davvero i problemi del mondo moderno. Perché chi detiene il potere – narrativo o politico – non vuole fare i conti con le conseguenze delle proprie azioni.
Il Trono di Spade è la perfetta metafora del nostro tempo: una lotta incessante tra forze che non sanno più per cosa stanno combattendo, mentre un inverno sempre più vicino minaccia di spazzare via tutto. Il finale? Non arriverà. Non da Martin, non dai boomer. Sta a noi scriverlo.
(Giovanni Sarpi)
Prompt:
Intro: quando si dice che ormai "i nerd anno vinto", possiamo individuare come loro armi di vittoria la trilogia cinematografica, del "Signore Degli Anelli" di Peter Jackson, il Marvel Cinematic Universe e la serie tv "Il Trono Di Spade" tratta dai libri di George RR Martin. Nessuno come questi tre prodotti ha spalancato le porte della narrativa d'immaginazione al pubblico generalista. Ormai non occorre più vergognarsi di amare "queste cose". Un bene o un male? Una risposta che ti riservi per un prossimo articolo. Oggi parli di Martin, del Trono Di Spade e della sua sorte.
Fallimento: il fallimento di George R.R. Martin nel completare la serie "A Song of Ice and Fire" deriva dall'incapacità di mantenere la promessa fatta ai lettori all'inizio della saga. Questa promessa prevedeva un finale epico con la sconfitta degli Others, realizzata attraverso una o più profezie (Azor Ahai, The Prince that was Promised) legate alla discendenza Targaryen. Dopo aver letto i primi due libri, un lettore attento potrebbe immaginare che alcuni dei giovani Stark o Targaryen, le cui vicende seguiamo, avranno un destino significativo alla fine della narrazione. Questi destini potrebbero essere A) distruggere gli Others o, dopo la loro sconfitta, B) diventare governanti saggi e degni di una Westeros finalmente pacificata. Questo è il finale promesso, che la chiusura della serie TV ha confermato a grandi linee. La trama principale era molto classica e quasi reazionaria: una profezia e un discendente di sangue reale di un'antica dinastia destinato a realizzarla. L'altro tema narrativo, "chi governerà Westeros?", era meno reazionario ma altrettanto tradizionale: la pace per Westeros sarebbe arrivata con un re o una regina "giusto". La mia ipotesi è che questa struttura classica e tradizionale sia sempre stata antitetica alla visione del mondo di Martin, che emerge dalla descrizione quotidiana di Westeros, un mondo animato dalla violenza e dalla sopraffazione. Non riesce a far coesistere il livello profetico ed eroico con il livello di crudeltà, intrighi politici e violenze della "vita reale". Martin non terminerà "A Song of Ice and Fire" perché è in imbarazzo rispetto alle premesse di fondo che ingenuamente ha tratteggiato all'inizio. Sembra impantanarsi in una narrazione che perde sempre più il focus sugli "eroi" inizialmente identificati e si smarrisce in mille rivoli secondari. Già in "A Dance with Dragons" accumula pagine e pagine di dettagli insignificanti e personaggi minori, pur di non far agire i personaggi principali, che risultano paralizzati.
Leadership: George RR Martin appartiene alla generazione dei boomer. La leadership dei boomer è stata inadeguata nel rispondere alle sfide moderne, come il cambiamento climatico, le disuguaglianze economiche e le tensioni sociali. Questo ha portato a una crescente frustrazione tra le generazioni più giovani, che si sentono ignorate e sottovalutate. La generazione dei boomer ha fallito nel preparare adeguatamente il terreno per le generazioni successive, contribuendo alle crisi attuali.
Cultura popolare: la cultura popolare, inclusa la narrativa di "Game of Thrones", riflette le tensioni e le crisi causate dai fallimenti dei boomer. La serie stessa, con i suoi temi di potere, tradimento e cambiamento, può essere vista come una metafora delle lotte generazionali e delle crisi di leadership
Articolo: intro, fallimento, leadership, cultura popolare. Prosegui l'articolo logicamente da quanto elaborato.
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[…] Il mio ultimo articolo, in cui parlavo di George R.R. Martin e del fallimento della generazione boomer—di cui la sua opera finisce per essere una perfetta (quanto involontaria) metafora—ha scatenato un’ondata di commenti su Facebook. Ma non aspettatevi riflessioni profonde o controargomentazioni di spessore. No. Il dibattito è stato in gran parte monopolizzato da gente che ha sentito il suono delle parole senza afferrare il significato. […]
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