La reunion che nessuno voleva, ma tutti meritano

Immaginate due rozzi buzzurri di provincia, semi-analfabeti e senza prospettive. Di giorno girano hamburger al McDonald’s, nel weekend vanno allo stadio a menarsi coi consimili di altre città. Poi, un giorno, scoprono di saper scrivere canzoni orecchiabili e scalano le classifiche, trasformandosi nei portavoce di una generazione che, a ben vedere, non aveva granché da dire. Se suona familiare, basta spostare il tutto a Manchester ed ecco serviti gli Oasis: il più grande equivoco della storia del rock britannico.

Nessuno sa dire mai davvero “mai”

Nel grande cimitero delle band che si sciolgono fra insulti, bottigliate e comunicati stampa velenosi, c’è una legge non scritta che ormai conosciamo tutti: “mai più” è un concetto fluido. Ci sono eccezioni, certo—i Led Zeppelin, che hanno avuto il buon gusto di lasciar perdere, e Henry Rollins, che preferisce tenersi occupato a sollevare pesi e odiare gli esseri umani—ma per il resto è un continuo ritorno di fiamma.

Non importa quanto sia stato turbolento l’addio: prima o poi arriva un promoter con un camion di soldi e la band si scopre improvvisamente piena di buoni sentimenti e voglia di riconciliazione. Anche quelli che giuravano di odiarsi finiscono a sorridere forzatamente davanti ai fotografi, dicendo cose tipo “Abbiamo messo da parte le nostre divergenze” (traduzione: il mutuo non si paga da solo).

In un’epoca in cui nessuno viene dimenticato—perché tutti possono tornare utili—era solo questione di tempo prima che anche i fratelli Gallagher si lasciassero sedurre dal miraggio del grande rientro. Dopotutto, parliamo di due che hanno litigato per trent’anni su chi avesse rubato lo spazzolino da denti dell’altro, ma che non si sono mai fatti scrupoli a campare sulle stesse quattro canzoni dal 1994 a oggi.

La band della mediocrità infinita

E così, eccoli di nuovo. Gli Oasis. La quintessenza della mediocrità britannica, quelli che hanno reso la piattezza uno stile di vita. La reunion, ovviamente, è già un festival della farsa: concerti troppo corti, scalette decise dai fan su internet e poi disprezzate dagli stessi fan, contratti con clausole di “non-lite” sul palco (chi lo avrebbe mai detto che servisse).

A questo punto, non erano meglio le Spice Girls? Almeno loro avevano il coraggio di essere dichiaratamente pop e di non prendersi troppo sul serio. Gli Oasis, invece, si sono sempre presentati come i nuovi Beatles, senza però avere né la profondità musicale né la versatilità. Un bluff colossale, un gruppo che ha costruito una carriera su una manciata di singoli azzeccati e su un marketing basato sul “siamo veri, siamo strada, siamo Manchester”.

Peccato che questa “verità” si sia sempre limitata a scazzottate, dichiarazioni imbarazzanti e una sfilza di album fotocopia. Perché, diciamocelo: dopo (What’s the Story) Morning Glory?, qualcuno si ricorda davvero un disco intero degli Oasis? No, perché non ne valeva la pena.

Britpop: la grande illusione

Per capire l’inganno Oasis, bisogna parlare del Britpop. Una delle scene musicali più sopravvalutate di sempre, spacciata per rinascita del rock britannico quando in realtà era solo una moda senza sostanza. Un’operazione nostalgia per un’Inghilterra che voleva tornare ai fasti degli anni ‘60 e ‘70 senza però averne la genialità.

Il Britpop era tutto superficie: riff scolastici, testi che non dicevano niente, pose da rockstar preconfezionate. Blur, Pulp, Suede: almeno loro avevano un minimo di consapevolezza e ironia. Gli Oasis, invece, si prendevano terribilmente sul serio, senza accorgersi che le loro canzoni erano solo una versione annacquata del rock del passato.

Eppure, c’è chi ancora li considera “l’ultima grande rock band”. Forse perché il rock è morto davvero, e gli Oasis sono stati il suo canto del cigno: un’eco lontana di un’epoca in cui la musica contava qualcosa. Oppure, più semplicemente, perché quando una generazione invecchia si convince che “ai miei tempi era meglio”, dimenticandosi che anche allora c’era tanta spazzatura in classifica.

Chi di nostalgia ferisce…

E così, rieccoli, pronti a riprendersi il loro posto nell’Olimpo delle band che non sanno quando è ora di smettere. Non importa quante volte Noel e Liam abbiano detto “mai più”: la nostalgia paga troppo bene per essere ignorata. E i fan, che negli anni hanno alimentato il mito, ora sono pronti a sborsare cifre ridicole per ascoltare Wonderwall dal vivo per la millesima volta, magari con un bicchiere di birra calda in mano e la convinzione che sia tutto come nel ’95.

Ma non lo è. Il tempo non è stato clemente con il Britpop, e meno ancora con gli Oasis. La loro musica suona vecchia, e non nel senso nobile del termine. Però, se volete illudervi che abbiano ancora qualcosa da dire, accomodatevi. Ci vediamo alla prossima reunion.

(Luigi Colzi)

Prompt:

Intro: immaginate due rozzi buzzurri di provincia, semi-analfabeti e scarse prospettive. Di giorno girano hamburger al McDonald's, nel weekend vanno allo stadio a menarsi coi consimili di altre città. Scoprono di saper scrivere canzoni orecchiabili e ottengono un successo smodato. Se suona familiare, spostate il tutto a Machester e lo sarà ancora di più: si tratta degli Oasis.

Reunion: oggi sono in pochi quelli che resistono alla tentazione di una reunion: i morti e quei pochi che conoscono il concetto di dignità, come i Led Zeppelin o Henry Rollins. Per il resto, tutti a dire "mai più, però...", e i promoter che si affannano a promettere cifre esorbitanti per tour di gente che campa di nostalgia. Il tempo non è affatto galantuomo: nessuno viene dimenticato, perché tutti possono tornare utili.

Oasis: la band dei fratelli Gallagher, quintessenza della mediocrità, non poteva trattenersi dalla reunion, che naturalmente ha già suscitato polemiche penose, fra durate dei concerti, scaletta decisa dai fan su internet e tuttavia non apprezzata dai fan stessi, clausole di non-lite sul palco e altro ancora. Non erano meglio le Spice Girls, allora? A partire proprio dal punto di vista artistico.

Britpop: spiega perché si è trattato di una scena musicale mediocre e priva acuti - solo una moda senza sostanza.

Articolo: intro, reunion, Oasis; esplora approfonditamente tutto quanto è emerso.

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