
La saggezza popolare dice che “Tutti i Salmi finiscono in Gloria”, ma nel teatrino della politica italiana i Salmi finiscono spesso in caciara. E così, mentre la Destra, un po’ fascistoide e un po’ furbetta, si diletta nel solito minuetto tra un selfie di Salvini e un’invocazione a Orbán, la Sinistra italiana si lascia convocare da Michele Serra, l’intellettuale che nei salotti progressisti è visto come un oracolo, ma che in realtà è più una vestale del conformismo con l’aria saccente di chi ha letto tre saggi di troppo.
E il bello è che la chiamata alle armi non avviene per una grande battaglia sociale, ma per l’ennesima marcia che più che una manifestazione politica sembra una gita fuori porta con bandiere arcobaleno e slogan prêt-à-porter. Il 15 marzo andrà in scena l’ennesima esibizione di virtù morale, stavolta con un forte retrogusto antiamericano e un’avversione malcelata verso tutto ciò che non rientra nel dogma del progressismo da passeggio.
Quando la Sinistra scende in piazza, ma non sa per cosa
L’idea di partenza era quella di una manifestazione contro Trump, ma si sa, certi eventi tendono a sfuggire di mano. In poche settimane, il corteo del 15 marzo si è trasformato in un appuntamento per celebrare un’idea fumosa di Europa, con un tono che va dal solenne al grottesco. L’Ucraina? Un dettaglio trascurabile. Zelenskyy? Ignorato. Putin? Nemmeno nominato. D’altronde, perché mai complicarsi la vita con questioni di geopolitica quando si può tranquillamente riciclare vecchi slogan e inneggiare a un pacifismo generico, buono per tutte le stagioni?
La manifestazione è diventata una sorta di Festival dell’Unità itinerante, un melting pot di nostalgie anni ’70, retorica da centro sociale e dichiarazioni altisonanti sulla pace. Ma, come sempre, si predica la pace senza voler affrontare il problema principale: come la si ottiene? La Sinistra italiana, da brava maestrina, ama insegnare al mondo intero come dovrebbe comportarsi, ma quando si tratta di proporre soluzioni concrete scivola nel solito infantilismo ideologico.
Zelenskyy il guerrafondaio, Trump il bifolco e l’UE il grande Satana
La narrazione dominante è prevedibile: Zelenskyy, ex-attore ebreo, viene dipinto come un reazionario bellicista che rifiuta la pace perché preferisce i carri armati ai negoziati. Trump, ovviamente, è il solito bifolco guerrafondaio che rappresenta il male assoluto. L’Unione Europea, invece, è vista come un nido di vipere incapaci e corrotti, eppure, ironia della sorte, viene comunque celebrata come l’unica alternativa possibile a un mondo dominato dagli USA.
Tutta questa messinscena serve solo a mascherare la solita idiosincrasia della Sinistra nei confronti dell’Occidente. Si demonizza l’America (che, con tutti i suoi difetti, resta il baluardo della libertà di espressione e della democrazia liberale), si ignora il vero pericolo rappresentato da regimi come quello di Putin, e si confonde l’anti-atlantismo con un atteggiamento da liceali ribelli.
Chi parteciperà al corteo? Il solito circo: sindacati in cerca di visibilità, associazioni progressiste alla moda, qualche frangia no-global riciclata dai primi anni 2000 e gli immancabili gruppi LGBTQ+ (perché, in fondo, ogni protesta deve avere una componente identitaria, altrimenti che gusto c’è?). Il tutto condito da intellettuali di riferimento, con Serra in testa, pronti a dispensare la solita lezione di morale.
Sinistra e superficialità: un binomio inscindibile
Ecco servito l’ennesimo capolavoro di superficialità. Invece di affrontare le questioni internazionali con serietà, si preferisce costruire narrazioni consolatorie, abbracciare slogan facili e rifugiarsi nella solita iconografia della protesta. D’altronde, perché preoccuparsi delle vere contraddizioni della politica globale, quando si può marciare cantando “Bella Ciao” e sentirsi moralmente superiori?
La manifestazione del 15 marzo non è altro che l’ennesima dimostrazione di come la Sinistra italiana sia più interessata a seguire le mode del momento che a incidere veramente nella realtà. Michele Serra ne è il perfetto simbolo: un intellettuale autoreferenziale, convinto di essere una guida morale, ma in realtà prigioniero del suo stesso manierismo.
E così, ancora una volta, il grande corteo progressista finirà come sempre: tante parole, tanta retorica, qualche selfie con lo sfondo delle bandiere europee e zero risultati concreti. Ma l’importante è sentirsi dalla parte giusta della storia, no?
(Francesco Cozzolino)
Prompt:
Intro: La saggezza popolare dice che "Tutti i Salmi finiscono in Gloria". Mentre la Destra, un po' fascistoide e un po' furbetta, si distrae con Salvini, la Sinistra italiana viene chiamata a raccolta dall'intellettuale Michele Serra.
parte 1: La manifestazione del 15 marzo, inizialmente contro Trump, si trasforma in una piazza per l'Europa con un forte antiamericanismo. Zelenskyy viene accantonato, l'Ucraina ignorata, e Putin sorvolato. La manifestazione diventa un incrocio tra varie celebrazioni e una festa dell'Unità, con un pacifismo superficiale.
parte 2: Zelenskyy, ex-attore ebreo, viene visto come un reazionario bellicista, mentre Trump è considerato un bifolco guerrafondaio. L'Unione Europea è descritta come in mano a leader corrotti e incapaci. La manifestazione è un'occasione per alimentare sentimenti antiamericani ed europei, mascherati dietro richieste di diritti. Parteciperanno vari gruppi e associazioni, suggerendo che la manifestazione sia più una moda che una vera protesta.
parte 3: ecco tutta la superficialità della Sinistra e la sua incapacità di affrontare seriamente le questioni internazionali, preferendo concentrarsi su temi più modaioli e meno rilevanti. La manifestazione del 15 marzo è vista come un esempio di questa tendenza, con Michele Serra come simbolo di un intellettualismo vuoto e autoreferenziale.
Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3. Approfondisci dove ritieni necessario.
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