
Il maltempo che ha colpito la Toscana la scorsa settimana ha lasciato dietro di sé distruzione, danni incalcolabili e – come sempre accade nelle tragedie – una scia di domande scomode. Tra le macerie e l’acqua alta, un dettaglio che pochi hanno notato: mentre le autorità invitavano la popolazione a restare a casa, i rider di Deliveroo e Glovo continuavano a pedalare e sgasare nel fango per consegnare cibo caldo a chi stava comodamente in salotto. Perché? Perché la gig economy funziona così: non si ferma mai, nemmeno sotto un’allerta rossa.
Rider sotto l’acqua: “Puoi scegliere di non lavorare” (ma poi non mangi)
La scena è surreale: mentre il Comune di Pisa chiude ponti e strade per evitare il peggio, le piattaforme di food delivery mandano notifiche ai rider con incentivi per le consegne. Piove? C’è allerta rossa? Nessun problema: c’è il malus bonus! Basta rischiare un po’ di più per guadagnare qualche euro in più. Così, mentre i cittadini sono barricati in casa per evitare di finire in un fiume in piena, un esercito di lavoratori in motorino o in bicicletta continua a spostarsi tra ristoranti e condomini, in un limbo lavorativo perfetto: formalmente autonomi, di fatto costretti a lavorare.
JustEat, almeno, ha fermato il servizio per sicurezza. Ma qui emerge la differenza sostanziale: i suoi rider sono dipendenti e, nonostante lo stop, sono stati comunque pagati. Quelli di Deliveroo e Glovo, invece, sono autonomi: nessuno li obbliga a uscire sotto il diluvio. Ma se non lo fanno, non guadagnano. La scelta è tutta loro, certo. Così come è loro la scelta di pagare l’affitto o saltare la cena.
2021: la Toscana ci aveva provato (ma le piattaforme se ne fregano)
Non è la prima volta che la politica tenta, timidamente, di mettere un freno a questi abusi. Nel 2021, la Regione Toscana aveva cercato di far firmare alle piattaforme delle linee guida per garantire la sicurezza dei rider. Nessuna delle grandi aziende ha accettato. Troppo complicato, troppi vincoli, troppe responsabilità. Meglio lasciare tutto com’è: rider precari, utenti contenti, profitti alle stelle.
Risultato? Nel 2024, ci ritroviamo con i lavoratori del food delivery costretti a pedalare in mezzo alle alluvioni per pochi euro, mentre le istituzioni chiudono le strade per proteggere tutti gli altri cittadini. Se non fosse tragico, sarebbe il solito sketch sulla superiorità della logica del mercato rispetto a qualsiasi buon senso.
La gig economy: flessibili come imprenditori, pagati come schiavi
Il problema non riguarda solo i rider. La gig economy è il nuovo motore del precariato in Italia e nel mondo. Sulla carta, offre libertà: scegli tu quando e quanto lavorare. Nella realtà, questa libertà si traduce in insicurezza totale. Nessun contratto stabile, nessuna tutela, nessun diritto. Flessibili come partite IVA, pagati come co.co.pro.
Certo, molti lavoratori della gig economy apprezzano la possibilità di decidere il proprio orario. Ma a che prezzo? Nessun contributo pensionistico, nessuna malattia retribuita, nessun diritto alla disconnessione. E, quando arriva l’alluvione, un’unica certezza: se non lavori, il mese dopo sei nei guai.
La gig economy è il nostro specchio: ci piace fare i ricchi senza esserlo
Eppure, questo modello economico esiste perché lo vogliamo. Ci piace poter ordinare il sushi alle 23, ci piace che ci portino il caffè sotto casa, ci piace che qualcuno faccia la fila per noi alla posta. Ci piace l’illusione di poter vivere come i ricchi senza esserlo.
Ma il trucco è semplice: se possiamo permetterci tutti questi servizi, è perché qualcuno li sta offrendo a prezzi stracciati. La gig economy è il capitalismo alla sua forma più brutale, travestito da hustle culture. Lavoriamo tutti il doppio per pagare qualcun altro che lavora il triplo.
Ci raccontano che siamo imprenditori di noi stessi, ma la verità è che non ci fermiamo mai. Né noi, né i rider sotto la pioggia.
(Roberto De Santis)
Prompt:
Intro: il maltempo della scorsa settimana ha segnato profondamente la Toscana, come abbiamo letto su tutti giornali; come ogni tragedia, oltre alla distruzione, mette in luce uno dei grandi rimossi del dibattito pubblico italiano: la gig economy (spiega brevemente).
parte 1: Durante una serata di allerta rossa per l'alluvione a Pisa, i rider di Deliveroo e Glovo continuavano a lavorare, incentivati da bonus legati alle consegne in determinate fasce orarie. Nonostante il pericolo, le piattaforme di food delivery erano aperte, mentre Justeat aveva sospeso il servizio per motivi di sicurezza. La differenza tra i rider di Deliveroo e quelli di Justeat sta nel contratto di lavoro: i rider di Deliveroo sono autonomi e possono scegliere di non lavorare, ma ciò significa non guadagnare. Invece, i dipendenti di Justeat sono stati retribuiti nonostante la sospensione del servizio. Inoltre, esiste un sistema di incentivi che aumenta i compensi dei rider in caso di condizioni meteorologiche avverse.
parte 2: Nel 2021, la Toscana aveva tentato di far firmare alle piattaforme delle linee guida per la sicurezza dei rider, ma nessuna delle grandi aziende aveva aderito. Durante l'allerta rossa, i rider ricevevano notifiche di bonus per le consegne, mentre il Comune chiudeva ponti e invitava la gente a rimanere a casa. Un bel contrasto tra le misure di sicurezza e prevenzione e gli incentivi economici delle piattaforme di food delivery, che spingono i rider a lavorare anche in condizioni pericolose.
parte 3: La gig economy in Italia è un fenomeno in crescita che coinvolge una vasta gamma di lavoratori, dai rider delle piattaforme di food delivery ai freelance che offrono servizi digitali. I lavoratori della gig economy spesso apprezzano la flessibilità di poter scegliere quando e quanto lavorare, ma affrontano anche sfide significative, come la mancanza di sicurezza e benefici lavorativi. Si tratta della vera e propria classe sfruttata della nostra epoca: flessibilità da partita iva, guadagni da co.co.pro.
parte 4: se ci pensiamo bene, la gig economy risponde ad un nostro desiderio: poter fare come i ricchi senza esserlo. E quindi via con servizi economici basati sullo sfruttamento. E' quella "hustle economy" in cui si è "imprenditori di sé stessi" solo perché non si ha un attimo per respirare fra una consegna e l'altra.
Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4. Prosegui poi sulla linea tracciata dall'articolo.
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