Il Rientro dei Cervelli: tre menti brillanti, un solo sogno (pubblico e garantito)

Da anni si parla della fuga dei cervelli, ovvero di giovani brillanti che lasciano l’Italia perché il sistema paese non offre loro opportunità adeguate. In fondo, se hai un dottorato in intelligenza artificiale, perché dovresti accontentarti di un contratto a progetto in un’università italiana, quando all’estero ti offrono stipendi a cinque zeri e laboratori all’avanguardia?

Quello di cui non si parla quasi mai, però, è il rientro dei cervelli. No, non il ritorno dei nostri migliori talenti per risollevare il paese con le loro competenze e idee innovative. Niente affatto. Stiamo parlando di un fenomeno molto più sottile, molto più italiano, e forse anche più geniale: la fuga strategica all’estero per tornare e piazzarsi nel settore pubblico con un curriculum inattaccabile.

Vi presentiamo tre giovani esemplari di questa nuova specie di migrante intellettuale: l’accumulatore seriale di titoli, specializzato nell’arte di fuggire e tornare con il massimo delle garanzie.

Antonio De Fazi Perla Van Hausen: fluidodinamica per il posto fisso

Antonio De Fazi Perla Van Hausen, 29 anni, è un ingegnere meccanico con un curriculum da paura: laurea con lode, tesi sulla fluidodinamica in assenza di gravità, PhD al MIT di Boston. Roba da finire a progettare razzi spaziali, o almeno a dirigere un centro di ricerca di livello mondiale.

E invece?

«Mi piacerebbe entrare in un ente pubblico che si occupa di infrastrutture», racconta con candore. «Non per fare ricerca, ovviamente. Magari nella gestione, in qualche ufficio tecnico. L’importante è stabilizzarsi».

Quando gli si fa notare che con il suo profilo potrebbe avere carriere internazionali di altissimo livello, Antonio sorride con un’aria quasi paterna:

«Sì, certo, ma voi non sapete cosa significhi la sicurezza del pubblico impiego. Stipendio sicuro, pochi rischi, ferie garantite. Se un giorno passa una riforma che premia le competenze, io sono già dentro. E se non passa, ho comunque il posto fisso».

Previdente, bisogna ammetterlo.

Sofia Ricciardi De Lorenzi: dal nucleare all’ambiente… comunale

Sofia Ricciardi De Lorenzi, 31 anni, è nata e cresciuta a Firenze. Sin da bambina è affascinata dalla chimica e dall’ambiente, tanto che si laurea con il massimo dei voti in chimica industriale all’Università di Bologna. Non contenta, fa un doppio master tra Heidelberg e Cambridge, specializzandosi nella gestione dei rifiuti radioattivi.

Un profilo perfetto per un ruolo di prestigio in un ente di ricerca internazionale, oppure per un incarico in una delle grandi multinazionali dell’energia.

E invece?

«Sto aspettando di entrare in un comune o in una municipalizzata che si occupa di ambiente», spiega con serenità. «Con il mio curriculum, anche se inizio da posizioni più basse, ho ottime possibilità di avanzare rapidamente».

L’obiezione sorge spontanea: con una simile specializzazione, cosa ci fa in un ufficio che si occupa, al massimo, di raccolta differenziata?

«La differenza è che se lavorassi in un’azienda privata, avrei pressione costante, rischi di licenziamento e orari assurdi. Nel pubblico ho più tempo per me. Ho investito anni negli studi per non dovermi preoccupare mai più di nulla».

Ineccepibile.

Lorenzo Casati Belfiore: previsioni meteo e previsioni di carriera

Lorenzo Casati Belfiore, 30 anni, è originario di Milano ed è sempre stato un genio della matematica applicata. Dopo la laurea in fisica teorica alla Normale di Pisa, vola all’ETH di Zurigo per un dottorato, sviluppando modelli algoritmici per la previsione meteorologica avanzata. Un lavoro che potrebbe aprirgli le porte di centri di ricerca meteorologica di punta, magari collaborando con l’ESA o la NASA.

E invece?

«Mi piacerebbe lavorare in un ufficio del Comune o della Regione», dice con tranquillità. «Gestione dati, magari un dipartimento che si occupa di innovazione digitale. Ma senza esagerare con la fatica».

Gli facciamo notare che con il suo background potrebbe lavorare ovunque nel mondo.

«Sì, ma con che stress? Meglio scalare con calma nel settore pubblico. Anche partendo da mansioni semplici, con un curriculum del genere dopo qualche anno ti ritrovi dirigente».

Una previsione precisa, come quelle del meteo.

Lo scopo: il posto fisso, costi quel che costi

Tre giovani brillanti, tre carriere che potrebbero portare lontano, e un unico obiettivo: piazzarsi nel pubblico con il massimo delle garanzie. Non c’è un sogno di gloria, non c’è la voglia di scalare il mondo. C’è solo un piano chirurgico, raffinato, per entrare in un sistema stabile e rimanerci per sempre.

In Italia, il pubblico impiego è la vera assicurazione sulla vita. La concorrenza è agguerrita, certo, ma se ti presenti con un CV da Nobel è difficile che qualcuno possa mettersi di traverso. E una volta dentro, le regole sono chiare: non si esce più.

Per evitare invidie e critiche, il trucco è partire dal basso: accettare anche un impiego iniziale da usciere, da assistente, persino da netturbino. Tanto poi si sale. La carriera nel pubblico è lenta, ma inesorabile.

L’Italia, tra Alberto Sordi, Paolo Villaggio e Checco Zalone

Questa sindrome non poteva nascere che in Italia. È la sintesi perfetta dei mondi di Alberto Sordi, con il suo opportunismo scanzonato, di Paolo Villaggio, con la sua ironia cinica sulle dinamiche aziendali, e di Checco Zalone, con il suo sogno del posto fisso a ogni costo.

I tre protagonisti della nostra storia sono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno in crescita: giovani iperqualificati che vanno all’estero non per fuggire, ma per tornare con lo scudo definitivo contro ogni obiezione nei concorsi pubblici.

E a pensarci bene, è un’idea geniale. Perché affannarsi in un mondo privato competitivo, con orari impossibili e stress quotidiano, quando con un investimento di dieci anni di studio si può ottenere la tranquillità a vita?

Dopotutto, in un paese dove tutto cambia e nulla cambia davvero, l’unico vero futuro è un ufficio, una scrivania e un badge che nessuno potrà mai toglierti.

(Giancarlo Salvetti)

Prompt:

Intro: da molti anni si parla della fuga dei cervelli, ovvero di laureati italiani che vanno all'estero perché l'Italia offre loro pochissime chance commisurate ai loro studi. Si parla molto meno, anzi, quasi per nulla di un altro fenomeno: il rientro dei cervelli. Anche se forse non è quello che vi aspettereste.

bio 1: Antonio De Fazi Perla Van Hausen è un giovane brillante di 29 anni. Laureato in ingegneria meccanica col massimo dei voti e una tesi sulla fluidodinamica in assenza di gravità, ha pure un PhD conseguito al MIT di Boston.

bio 2: Sofia Ricciardi De Lorenzi, 31 anni, nata e cresciuta a Firenze, ha sempre avuto una passione per la chimica e l'ambiente. Dopo essersi laureata in chimica industriale all'Università di Bologna con il massimo dei voti, ha conseguito un doppio master tra Heidelberg e Cambridge, specializzandosi nella gestione dei rifiuti radioattivi.

bio 3: Lorenzo Casati Belfiore, 30 anni, originario di Milano, ha sempre avuto una mente brillante per la matematica applicata. Laureato in fisica teorica alla Normale di Pisa, ha proseguito con un dottorato presso l'ETH di Zurigo, dove ha sviluppato modelli algoritmici per la previsione meteorologica avanzata.

parte 1: si tratta di menti più brillanti, specializzati in discipline complesse e richieste. Eppure nessuno dei tre ha mai realmente contemplato l'idea di proseguire con la ricerca ad alto livello o lavorare presso importanti aziende di livello internazionali. Non è mai stato lo scopo.

parte 2: Tutto questo ben di dio è stato scientemente finalizzato per un solo scopo: tornare in Italia massimizzando le chance per ottenere un impiego nel settore pubblico, con un occhio di riguardo per la dirigenza. La concorrenza nel pubblico è sempre agguerrita, e per fare le cose per bene attirando il meno possibile critiche e invidie è meglio avere le carte più in regola possibile. Anche partendo dal netturbino o dall'usciere comunale, l'importante è il traguardo: un bel posto garantito e a vita, con buona pensione, scarse responsabilità e poca fatica.

parte 3: riporta stralci di intervista coi tre giovani.

parte 4: si tratta di una sindrome che non poteva nascere che in Italia, sintesi perfetta dei mondi di Alberto Sordi, Paolo Villaggio e Checco Zalone. I tre di cui vi abbiamo parlato solo solo l'avanguardia di un fenomeno in rapida crescita.

Articolo: intro, bio1, bio 2, bio 3, parte 1, parte 2, parte 3. Approfondisci dove necessario.

Assumendo la personalità di Giancarlo Salvetti, scrivi un approfondito articolo dal tono tagliente, ironico e brillante.


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