A modest proposal

Ora è il momento di unirsi alle discussioni da bar sport per esprimere opinioni forti e antidemocratiche, perché tanto il livello della conversazione pubblica è ormai quello. Ma, a ben vedere, c’è una ragione seria dietro tutto questo: la crisi delle democrazie occidentali è la più grave dagli anni ’30.

La democrazia è un sistema prezioso, ma non è un automatismo. Non funziona per inerzia. Come i mercati, ha bisogno di correzioni per evitare che si autodistrugga. La convinzione che la libertà politica sia un meccanismo auto-sostenibile è un’illusione pericolosa, e oggi ne vediamo gli effetti: governi guidati da individui palesemente incapaci, elettori che prendono decisioni su base emotiva o peggio, algoritmica, e una polarizzazione che trasforma ogni scelta politica in una questione di fede.

Morte agli imbecilli? Cerchiamo di essere realisti

C’era una volta un comizio di Charles de Gaulle. L’allora presidente francese stava illustrando il suo programma, quando un ammiratore particolarmente esaltato interruppe il discorso gridando: “Morte agli imbecilli!” De Gaulle lo guardò e, con tono conciliante, rispose: “Amico mio, cerchiamo di essere realisti”.

Ma come essere realisti di fronte al voto di chi elegge un leader incoerente e poi, a urne chiuse, cerca su Google cosa siano i dazi? Cosa fare di chi affida il proprio destino politico a slogan di tre parole e si indigna se qualcuno suggerisce che forse sarebbe meglio approfondire?

Il problema non è il suffragio universale. Il problema è il suffragio inconsapevole. Siamo di fronte a un elettorato che non solo ignora i fondamenti della politica e dell’economia, ma che rifiuta attivamente di informarsi, perché la sua unica preoccupazione è confermare le proprie convinzioni preesistenti. La democrazia non è mai stata perfetta, ma un tempo almeno si dava per scontato che votare fosse una responsabilità, non un esercizio di autocompiacimento.

Il caso Reagan: quando almeno c’era una logica

Facciamo un salto indietro di qualche decennio e guardiamo a un altro presidente repubblicano. Ronald Reagan, per esempio. Non ho mai condiviso la sua visione politica, ma era coerente. Reagan proponeva meno Stato, meno tasse, più spazio al mercato. Potevi essere d’accordo o no, ma il suo messaggio era chiaro e comprensibile. Non parlava di immigrati che rubano i gatti, non si lanciava in insulti personali, non minacciava giornalisti. Anzi, invitava gli stranieri a contribuire all’America.

Reagan era un avversario politico rispettabile. Se vinceva, potevi non esserne felice, ma accettavi il risultato. Perché la democrazia funziona così: si perde, si attende la prossima elezione e si prova a convincere più persone la volta successiva. Ma oggi il problema non è perdere le elezioni. Il problema è che sempre più spesso vincono candidati che non dovrebbero nemmeno essere in gara.

Test di idoneità al voto: un’idea poco originale, ma necessaria?

E quindi mi viene in mente un’idea che, lo ammetto, non è particolarmente originale: subordinare il diritto di voto a un test di conoscenza, ogni cinque anni.

Non si tratta di limitare la democrazia, ma di salvarla da se stessa. Il test includerebbe educazione civica, economia di base, pensiero critico. Giusto per evitare che l’elettorato si lasci sedurre da candidati che promettono di abbassare le tasse aumentando la spesa pubblica, o di risolvere ogni problema con “più sicurezza” senza spiegare cosa significhi.

Ovviamente questa proposta fa rabbrividire i puristi della democrazia. Perché chiunque deve avere il diritto di votare, anche chi non distingue il PIL dal PIL pro capite, anche chi crede che l’Unione Europea sia un’azienda privata, anche chi basa il proprio voto sulla simpatia personale. Ma allora non lamentiamoci del risultato. Se diamo a tutti lo stesso peso politico senza pretendere il minimo sforzo di comprensione, poi dobbiamo accettare che la politica sia ridotta a una fiera dell’idiozia.

Educazione o caos

Certo, sarebbe meglio non dover arrivare a un test di idoneità. Sarebbe meglio che la scuola facesse il suo lavoro, insegnando agli studenti come funziona una democrazia, cosa significa fare una legge, quali sono i meccanismi economici di base. Sarebbe meglio che la discussione politica fosse basata su dati, su idee, su argomentazioni, invece che su slogan e meme. Ma siamo lontani da tutto questo.

E allora si torna sempre lì: la democrazia può funzionare solo se gli elettori sono consapevoli. Se votano senza capire cosa stanno facendo, non è più democrazia, è roulette russa.

Richard Nixon non era una minaccia per la democrazia

Durante la campagna elettorale di Trump, uno dei pubblici ministeri che indagò su Nixon per il Watergate disse una frase memorabile: “Richard Nixon era un uomo moralmente riprovevole, ma non era e non fu mai una minaccia per la democrazia”.

Trump sì. E con lui, tutti i suoi epigoni nel resto del mondo.

Bene, ora esco dal bar.

(Roberto De Santis)

Prompt:

Intro: ora è il momento unirsi alle discussioni da bar sport per esprimere opinioni forti e antidemocratiche. Questo succede per la crisi delle democrazie occidentali, la più grave dagli anni '30. Sebbene la democrazia sia un sistema prezioso, non può essere considerata come un meccanismo automatico che garantisce la propria sopravvivenza. Come i mercati, la democrazia richiede interventi correttivi per funzionare correttamente.

parte 1: Durante un comizio di De Gaulle in cui l'allora presidente esponeva il suo programma, un ammiratore particolarmente esaltato lo interrompe gridando "morte agli imbecilli".
Il generale lo guarda e poi con un tono conciliante gli risponde "amico mio, cerchiamo di essere realisti". Ma cosa fare di chi ha votato un leader incoerente e poi ha cercato su Google cosa fossero i dazi? Questo comportamento dimostra una mancanza di consapevolezza e responsabilità.

parte 2: Facciamo un esempio con un altro celebre presidente repubblicano. Pur non condividendo le idee di Ronald Reagan, riconosco la coerenza dei suoi discorsi elettorali. Reagan esprimeva chiaramente la sua visione politica, che includeva la riduzione del ruolo del governo federale e del carico fiscale, e un maggiore spazio per il settore privato. Era comunque un discorso basato su una logica coerente e comprensibile, in risposta alla crisi economica del tempo, e si può comprendere chi l'abbia votato. Reagan non parlava di immigrati che mangiano i gatti, non attaccava i suoi rivali (veri o presunti) e invitava gli stranieri a contribuire all'America. Lo si poteva criticare, anche aspramente, ma era un politico rispettabile.

parte 3: mi viene in mente un'idea poco originale: subordinare il diritto di voto a un test di conoscenza ogni cinque anni. Questo test includerebbe argomenti di educazione civica, economia di base e pensiero critico. L'obiettivo è garantire che gli elettori siano informati e consapevoli delle loro scelte, evitando così l'elezione di leader inadeguati che potrebbero danneggiare la democrazia.

parte 5: sento la necessità di un'educazione civica e critica per mantenere una democrazia sana. La consapevolezza degli elettori è fondamentale per il buon funzionamento di una democrazia, e l'educazione gioca un ruolo cruciale in questo processo.

parte 6: Ricordo quello che disse a proposito di Trump durante la campagna elettorale uno dei pubblici ministeri incaricati di indagare Nixon sul Watergate: "Richard Nixon era un uomo moralmente riprovevole, ma non era e non fu mai una minaccia per la democrazia".
Bene, ora esco dal bar.

Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 5, parte 6. Prosegui poi sulla linea tracciata dall'articolo.

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