
L’omicidio di Mezzolombardo ha lasciato una ferita profonda. Non solo nella comunità trentina, ma in chiunque abbia letto la notizia provando a immaginare l’inimmaginabile: un ragazzo di diciannove anni che, nel cuore della notte, uccide il padre per difendere la madre. Bojan Panic ha confessato subito, ha tentato di rianimare l’uomo appena accoltellato e ha chiamato i carabinieri. Nessuna fuga, nessun tentativo di nascondere l’evidenza. Solo la tragedia, nuda e cruda, maturata in una casa dove — a quanto pare — la violenza domestica era di casa.
E fin qui, siamo già oltre ogni sopportazione emotiva. Ma basta davvero pochissimo, in questi casi, per passare dal dolore all’imbarazzo. Di solito succede quando certi personaggi vengono invitati a parlare. Nello specifico: Paolo Crepet, il sempreverde psichiatra da salotto televisivo, che non si nega mai una telecamera, uno studio, un commento, una sentenza.
In questo caso, la sua perla è stata: “Un padre e una madre che ascoltano Mozart non finiranno uccisi”. Ecco. Questo è il momento esatto in cui anche l’orrore smette di essere centrale, perché a prendersi la scena è il classismo con tuba e cilindro. Non serve un dottorato in criminologia per capire che quella frase è fuori luogo, superficiale e – diciamolo – anche piuttosto ridicola. Le tragedie familiari, i drammi psicologici e i gesti estremi non fanno distinzione tra chi ascolta Mozart e chi ascolta Shakira, e nemmeno tra chi ha il salotto in stile Luigi XVI e chi tiene il divano sfondato coperto dal pile del discount.
Il punto è un altro: perché uno come Crepet viene costantemente interpellato per commentare ogni fatto di cronaca nera? Forse perché è diventato lo psichiatra ufficiale della stampa pigra. Quella che non si prende nemmeno il tempo di cercare qualcuno che possa davvero dire qualcosa di sensato, magari con un po’ di sobrietà. O, chessò, qualcuno che si limiti a dire: non possiamo sapere cosa sia successo davvero in quella casa. E basta.
Che poi, tornando al punto, è grave che uno psichiatra – una persona che per formazione dovrebbe conoscere la complessità delle dinamiche psicologiche – riduca tutto a una questione di playlist. I crolli psichici esistono e non si annunciano con la musica di sottofondo. E poi c’è la crudeltà senza patologia, che esiste eccome. Ci sono persone violente e sadiche che non hanno alcuna diagnosi clinica, e ci sono vittime che sopportano per anni finché non succede qualcosa, qualcosa di troppo. L’esasperazione non è una scusa, ma è un elemento da considerare. E se persino io, che non sono psichiatra, riesco a riconoscerlo, forse non sarò una fonte attendibile secondo i criteri accademici, ma due sinapsi in croce riesco a farle incontrare lo stesso.
Vogliamo essere generosi? Diciamo che Crepet non intendeva fare classismo sonoro, ma che stava cercando di dire: in una famiglia in cui si parla, ci si ascolta e si cresce in un ambiente emotivamente ricco, ci sono meno probabilità che si arrivi alla violenza. Bene. Ma allora perché non dirlo così? Perché infilarci Mozart? Perché non dire “una famiglia in cui si comunica”? La risposta è semplice: perché è molto meno d’impatto. E Crepet non perde occasione per fare effetto speciale, anche quando basterebbe un minimo di empatia.
Siamo dalle parti del “chi ascolta i Metallica finisce drogato”, ma rovesciato. Siamo nell’analisi piccolo-borghese per eccellenza, quella che trasforma i consumi culturali in cartine di tornasole del comportamento umano. Ma non funziona così. Non ha mai funzionato. Nessuna ricerca ha mai dimostrato un nesso causale tra il tipo di musica ascoltata e l’insorgere della violenza familiare. Se fosse così, le sinfonie di Mozart sarebbero prescrivibili come ansiolitico preventivo. Eppure, qualche episodio di violenza è successo anche tra collezionisti di vinili classici, fidatevi.
Alla fine, resta un fatto: un ragazzo ha ucciso suo padre per difendere la madre. Non sappiamo tutto, e forse non sapremo mai tutto. Ma dovremmo almeno evitare di trasformare questo dolore in una caricatura da talk show. E magari, per una volta, tenere spento il microfono di chi confonde il salotto di Bruno Vespa con lo studio di Freud.
(Luisa Bianchi)
Prompt:
Intro: L'omicidio di Mezzolombardo ha scosso profondamente la comunità locale. Nella notte tra il 3 e il 4 aprile 2025, Bojan Panic, un ragazzo di 19 anni, ha accoltellato a morte il padre, Simeun Panic, per difendere la madre da un'aggressione domestica. Bojan ha confessato di aver agito d'impulso per proteggere la madre, vittima di anni di maltrattamenti. Dopo l'omicidio, il giovane ha tentato di rianimare il padre e ha chiamato i carabinieri, rimanendo sul posto fino al loro arrivo. Questo tragico evento ha acceso un dibattito sulla violenza domestica e sulle difficoltà che molte famiglie affrontano in silenzio.
parte 1: basta pochissimo però per passare dalla tragedia all'imbarazzo, soprattutto quando certi personaggi vengono invitati a parlare. Nello specifico, il sempreverde Paolo Crepet.
parte 2: che ha affermato che "un padre e una madre che ascoltano Mozart non finiranno uccisi". Questa affermazione è superficiale e fuori luogo, e anche in contesti sociali elevati, dove si apprezzano arte e musica, possono verificarsi tragedie familiari. Perché mai uno come Crepet viene frequentemente intervistato per commentare fatti di cronaca nera, se non per la pigrizia dell astamap.
parte 2: È estremamente grave che uno psichiatra faccia una simile dichiarazione, considerando che dovrebbe essere ben consapevole del fatto che i crolli psicotici possono colpire chiunque, se si tratta di malattia mentale. Va aggiunto che esiste anche la crudeltà in assenza di patologie mentali, oltre all'esasperazione, che potrebbe essere un elemento rilevante nel caso in questione. Questo, tuttavia, non può essere considerato una giustificazione. E se persino io, che non sono un medico, riesco a riconoscere queste dinamiche, sarà forse considerato inadatto che io ne parli perché ritenuto incompetente, ma lo faccio ugualmente.
parte 3: ammettiamo per un secondo che Crepet non volesse dire che nelle case altolocate in cui si ascolta Mozart ci si ammazza di meno che in quelle plebee in cui si ascolta Shakira o Gigi D'Alessio, ma che ci si ammazza di meno dove si e' abituati a comunicarsi le cose senza ricorrere alla violenza. In tal caso, non sarebbe riuscito minimamente a spiegarlo, facendo solo del facile classismo.
parte 4: siamo sempre dalle parti del "chi ascolta i Metallica diventa un drogato", ma invertito di segno. Un'analisi piccolo-borghese delle più trite. L'unica cosa di cui siamo sicuri è che il legame fra consumi culturali e violenza non è mai stato dimostrato. E ci sono stati tranquillemente episodi violenti in case di "ascoltatori di Mozart".
Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4; approfondisci dove ritieni necessario.
Assumendo personalità, background e stile di scrittura di Luisa Bianchi, scrivi un articolo come se fossi lei. Usa il suo tono ironico e leggero, col giusto umorismo.
Scopri di più da Le Argentee Teste D'Uovo
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.