
Caro 25 Aprile, quante te ne fanno passare ormai? Invecchiato a forza di celebrazioni vuote e strumentalizzazioni ideologiche, il tuo spirito originario di libertà e resistenza ha bisogno urgente di assistenza psicologica. Se non proprio di un ricovero.
Quest’anno la Festa della Liberazione si è trasformata in un teatrino: processioni liturgiche, crociate contro nemici immaginari, inchini reverenziali a estremisti islamisti, e – ciliegina sulla torta avariata – un odio ormai normalizzato verso il popolo ebraico, quello stesso popolo che ha combattuto e pagato in sangue per resistere al fascismo in Europa. Un cortocircuito morale da capogiro, che ci dice molto più su chi siamo diventati che su chi pretendiamo di celebrare.
IL PAESE ALLA DERIVA (E I SERVIZI CHE DORMONO)
L’Italia si trova in un momento di crisi talmente profonda che nemmeno i peggiori pronostici degli anni bui ci erano arrivati così vicini.
La disoccupazione galoppa, la sanità pubblica è ridotta a un reparto di pronto soccorso senza personale, la scuola è un cantiere eternamente aperto dove si insegna sempre meno e si protesta sempre di più, e la democrazia… be’, quella sembra ormai appesa a un filo, e non proprio di seta.
Nel frattempo, la deriva antisemita si è saldata a una fascinazione putiniana sempre meno velata. I servizi segreti italiani – che pure la situazione la conoscono eccome – hanno scelto la via più comoda: non muovere un dito. Perché disturbare il manovratore, quando è così semplice lasciarsi scivolare addosso la propaganda russa che intasa i social, le televisioni e persino certe cattedre universitarie?
Sotto la maschera ipocrita dei “diritti dei popoli oppressi”, si è legittimato ogni veleno: dagli slogan “né con Putin né con la NATO” (che fanno il gioco di Putin, ovviamente), fino al revival dell’antisemitismo, riverniciato in chiave “antisionista”. Una sceneggiatura tanto triste quanto prevedibile, scritta male e recitata peggio.
ABU MAZEN, LA VOCE CHE NON VOGLIAMO ASCOLTARE
Mentre l’Occidente si perde nei suoi deliri morali, dall’altra parte del mondo, proprio in quella terra martoriata di cui si parla senza sapere nulla, qualcuno ha avuto il coraggio di rompere il silenzio.
Il 23 aprile, dopo 565 giorni di mutismo politico, Abu Mazen – presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese – ha preso parola. E non per le solite tirate inconcludenti, ma per dire qualcosa di veramente storico: ha denunciato Hamas.
Ha parlato chiaro: Hamas ha compiuto un colpo di Stato nel 2007, sequestrando Gaza e condannandola a un eterno inferno. Ha chiesto il disarmo dell’organizzazione terroristica e la restituzione del controllo alla sua autorità. Ha invocato la fine della guerra, la liberazione degli ostaggi, la revoca del blocco, certo – ma su basi che respingono la cultura dell’odio e della distruzione che ha inghiottito la causa palestinese.
In questi stessi giorni, giovani gazawi sono scesi in piazza contro Hamas. Medici palestinesi denunciano gli abusi. Si intravede, finalmente, una crepa nel muro della violenza. Una possibilità di cambiamento reale, coraggioso, umano.
IN OCCIDENTE, IL SILENZIO DEI COMPLICI
E noi? Noi qui, in Europa, in Italia, nelle nostre piazze che si fingono solidali? Quanti striscioni avete visto a sostegno di Abu Mazen?
Zero. Nessuno. Neanche per sbaglio.
Perché per certa sinistra modaiola e per i suoi scudieri da social network, la narrazione deve rimanere semplice: Israele cattivo, chiunque gli spari addosso buono per definizione. E guai a complicare il quadro, guai a riconoscere che la realtà è più complessa, che non tutte le bandiere sventolate sono innocenti.
Così, mentre una voce autentica di pace viene ignorata, noi continuiamo a celebrare il 25 Aprile con la superficialità di chi ripete parole senza più capirne il senso. Gridiamo “libertà!” con i pugni chiusi contro chi la libertà l’ha difesa davvero, e ci abbracciamo a ideologie che sputano su quella memoria che fingiamo di onorare.
Il 25 Aprile, in Italia, non è morto. Ma qualcuno sta facendo di tutto per trasformarlo in una farsa. E a forza di svuotarlo, prima o poi lo si ritroverà talmente leggero che basterà un soffio per farlo sparire.
(Serena Russo)
Prompt:
Intro: caro 25 Aprile, quante te ne fanno passare ormai? La Festa della Liberazione avrà presto bisogno di assistenza psicologica, se non di un ricovero. Celebrazioni liturgiche, crociate contro nemici immaginari e inchini a estremisti islamisti hanno caratterizzato un atteggiamento intollerabile. L’odio militante e a quanto pare ormai accettato verso il popolo ebraico, che ha resistito al fascismo in Europa, è un segnale preoccupante.
parte 1: L’Italia si trova in un momento di profonda crisi, con il Paese che affonda tra disoccupazione, sanità al collasso, scuola in macerie e una democrazia sempre più fragile. La deriva antisemita e putiniana si è radicata, mentre i servizi segreti italiani, pur consapevoli della situazione, hanno scelto di non intervenire. La loro inazione, per convenienza e quieto vivere istituzionale, ha permesso alla propaganda russa di infiltrarsi nei canali di comunicazione e all’antisemitismo di essere normalizzato sotto il linguaggio dei “diritti dei popoli oppressi”, tanto quanto "nè con Putin nè con la NATO" fa il gioco del primo.
parte 2: In un panorama internazionale segnato da ambiguità e silenzi, emerge la voce di Abu Mazen, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, che il 23 aprile ha pronunciato parole chiare contro Hamas. Dopo 565 giorni di silenzio, Abu Mazen ha denunciato il “colpo di Stato” con cui Hamas ha preso il controllo della Striscia di Gaza nel 2007, chiedendo il disarmo dell’organizzazione terroristica e la restituzione del controllo alla sua autorità. Ha sottolineato la necessità di porre fine alla guerra, liberare gli ostaggi e revocare il blocco israeliano su Gaza, difendendo al contempo la causa palestinese. Mentre i giovani gazawi scendono in piazza e i medici palestinesi denunciano Hamas, Abu Mazen rappresenta una voce di speranza e di cambiamento, opponendosi alla cultura dell’odio e della morte che ha segnato la regione.
parte 3: Questo contrasta nettamente con l’atteggiamento passivo e complice che si osserva in Occidente, dove alcuni continuano a sostenere indirettamente i terroristi. Quanti striscioni avete visto in piazza a sostegno di Abu Mazen? Ecco, appunto.
Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3; approfondisci dove ritieni necessario.
Assumendo la personalità e lo stile di scrittura di Serena Russo, scrivi un articolo tagliente e brillante.
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