Fedelissimo, Inutile e Pericoloso

Pete Hegseth non è solo un personaggio discutibile. È un sintomo. Una prova vivente di come l’incompetenza, se accompagnata da cieca fedeltà, possa diventare una valuta politica di prim’ordine. Il nostro eroe, noto per aver diffuso informazioni classificate in chat private (e per aver portato la moglie agli incontri con l’intelligence militare come fosse una cena di beneficenza della parrocchia), continua incredibilmente a ricoprire un ruolo strategico nel governo Trump.

Tra ritardi causati da postumi di sbornie, condivisioni casuali di piani militari con Elon Musk e atteggiamenti che farebbero rabbrividire anche un caporale in pensione, Hegseth è ancora lì. Intoccabile. Il motivo? Facile: in un regime dove conta più l’obbedienza del merito, l’essere servili è molto più prezioso dell’essere competenti.

L’IDIOTA UTILE DEL TRUMPISMO

Hegseth è, senza mezzi termini, uno dei meno qualificati a occupare il suo incarico. Questo però non è un problema, ma un requisito. Donald Trump non cerca professionisti. Cerca fedeli. Preferibilmente malleabili, mediocri e dipendenti psicologicamente dalla sua approvazione.

In questo schema, Pete è perfetto: non si fa domande, non ha iniziativa, non capisce bene quello che gli succede intorno ma è felice di eseguire qualsiasi ordine, anche (soprattutto) se folle. L’autoritarismo non tollera collaboratori brillanti: vuole cani da guardia che scodinzolino e abbaino quando il padrone schiocca le dita.

Non è un caso se i regimi storici – da quello di Stalin fino alle più modeste dittature sudamericane – si sono sempre circondati di figure ridicole ma fedeli. Il maresciallo Lavrentij Berija, tanto per fare un esempio, non era brillante né etico, ma sapeva servire. Così come Hegseth.

L’UOMO CHE EPURA I GENERALI

Ma Pete non è solo un buffone. È anche una lama, usata per affettare ciò che resta dell’autonomia delle forze armate. È stato lui, e non Trump direttamente, a orchestrare l’epurazione di circa il 20% dei generali e ammiragli di più alto grado. Il criterio? Semplice: lealtà personale.

Via chi ha giurato sulla Costituzione. Dentro chi giura su Truth Social.

L’obiettivo è chiaro: eliminare qualunque ostacolo al potere presidenziale, preparare le forze armate a obbedire a ordini che potrebbero essere incostituzionali, e lanciare un messaggio a chi resta: chi non è allineato, è fuori. È un classico manuale da purga autoritaria, reso ancor più inquietante dal fatto che venga portato avanti da un personaggio tanto ridicolo quanto pericoloso.

SCUDO UMANO A FORMA DI FALLIMENTO

La parte più tragica – o più geniale, se siete dei Machiavelli con la foto di Steve Bannon nel portafoglio – è che Hegseth serve anche da parafulmine perfetto. Se qualcosa va storto, se una crisi militare scoppia in modo incontrollato, se un’azione illegale provoca scandali internazionali, Trump potrà dire: “Non lo sapevo. Colpa di Pete.”

A quel punto, l’alcolismo, la negligenza e la totale incompetenza di Hegseth, oggi minimizzati o ignorati, verranno usati per gettarlo sotto il proverbiale autobus. E la stampa, forse, tirerà un sospiro di sollievo, dimenticando che lui è solo un ingranaggio di un meccanismo molto più grande e ben oliato.

UN CLUB MOLTO AFFOLLATO

E Hegseth non è solo. L’amministrazione Trump – prima, seconda o terza – è un vero e proprio museo delle cere dell’inettitudine. Ricordiamo, per citarne alcuni:

  • Ric Grenell, ambasciatore e poi capo dell’intelligence, noto più per le sue performance su Twitter che per i risultati nel suo ruolo.
  • Kash Patel, teorico del complotto promosso a ruoli strategici perché disposto a dire che l’FBI è comunista.
  • Sebastian Gorka, consigliere di sicurezza con una laurea misteriosa e un accento da film di 007.

Queste figure, messe insieme, non reggerebbero un consiglio comunale di una cittadina di provincia. Eppure hanno avuto accesso a decisioni cruciali per la sicurezza mondiale. Il che ci dice molto su dove sta andando l’America.

LA LEZIONE DI PETE

Hegseth non è un’anomalia. È la regola, quando la fedeltà personale viene elevata a criterio di selezione per ruoli strategici. In questo senso, Pete è il volto perfetto del trumpismo: confuso, pericoloso, manipolabile. Ma sempre, sempre fedele.

E quando il castello crollerà – perché crollerà – lui sarà il primo a cadere. Ma non sarà l’ultimo. Perché il vero problema non è Pete. Il vero problema è un sistema che ha deciso che la lealtà cieca vale più della competenza. E che la stupidità, sotto certi regimi, è un merito.

La stupidità come scelta politica: ecco il vero scandalo.

(Serena Russo)

Prompt:

Intro: Pete Hegseth, noto per aver diffuso informazioni classificate in chat private e per aver portato la moglie agli incontri riservati con i dirigenti dell'intelligence militare, è al centro di numerose polemiche. Nonostante il suo comportamento discutibile, che include ritardi al lavoro dovuti all'alcol e la divulgazione di piani di contingenza per la difesa di Taiwan a Elon Musk, Hegseth mantiene la sua posizione. La sua permanenza in carica si deve a due ragioni principali.

parte 1: La prima è la sua fedeltà assoluta a Donald Trump. Hegseth, considerato uno dei più incompetenti a ricoprire tale ruolo, è protetto dalla sua lealtà al presidente. In un regime autoritario, un dittatore preferisce collaboratori incompetenti e fedeli, che non mettono in discussione la sua autorità.

parte 2: La seconda ragione è la disponibilità di Hegseth ad obbedire a qualsiasi ordine del presidente. La recente epurazione dei generali e ammiragli nelle forze armate statunitensi è stata orchestrata da Hegseth, non da Trump. Questo taglio del 20% dei generali a quattro stelle e ammiragli mira a eliminare coloro che potrebbero opporsi agli ordini incostituzionali e a ricordare agli altri che solo la lealtà assoluta viene ricompensata.

parte 3: In caso di disastri, Trump può scaricare la responsabilità su Hegseth, sfruttando la sua incompetenza come scudo. Se ciò accadesse, l'alcolismo e l'incompetenza di Hegseth diventerebbero improvvisamente fattori critici, portando alla sua destituzione e rovina.

Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3; approfondisci dove ritieni necessario. magari evidenziando altre figure simili nella storia e all'interno della stessa amministrazione di Trump.

Assumendo la personalità e lo stile di scrittura di Serena Russo, scrivi un articolo tagliente e brillante.

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