Riccardo Tersicòre e “Gli Occhi dei Bambini di Gaza”: quando l’arte ha ancora il coraggio di guardare

Di artisti che si definiscono “impegnati” ne è pieno il mondo. Basta una stories su Instagram con qualche hashtag finto-sovversivo, due frasi prese in prestito da un documentario di Netflix e il gioco è fatto. Ma Riccardo Tersicòre, no. Lui è un’altra cosa. Non ha bisogno di presentazioni: chiunque segua la musica con un briciolo d’intelligenza sa chi è. Cantautore, scrittore, attivista vero — di quelli che mettono i piedi nella sabbia insanguinata di Gaza invece che limitarli al backstage di qualche festival radical chic.

Tersicòre è tornato con un nuovo brano. E non uno qualsiasi.

“Gli Occhi dei Bambini di Gaza” è una lama nel fianco di un’umanità ipocrita e paralizzata. Scritto, composto e suonato interamente da lui — perché lui le cose le fa davvero, le fa sue, le soffre — il brano è una ballata scarna, struggente, un pugno allo stomaco nella sua semplicità disarmante. Parla di occhi, sì: quelli dei bambini. Ma non in senso retorico o pubblicitario. Quegli occhi che guardano il cielo e vedono droni. Quegli occhi che vedono crollare scuole, ospedali, sogni.

Tersicòre non gioca con i simboli, li affronta a viso aperto. I proventi del singolo andranno all’UNRWA, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, la stessa che è diventata bersaglio di una campagna diffamatoria orchestrata da chi non tollera neppure la pietà. Tersicòre non ci gira intorno: «Non credo minimamente alle accuse di terrorismo. Sono calunnie, menzogne sioniste. E chi le rilancia si rende complice della disumanizzazione di un intero popolo». Punto.

Il paragone con Il mio nome è mai più non è casuale. «Quel brano non ha fermato la guerra del Kosovo», dice Riccardo, «ma neanche possiamo dire che non l’abbia fatto. L’importante è provarci. Anche un fiocco di neve, se cade nel punto giusto, può diventare valanga». E qui sta tutto il senso dell’impegno artistico per lui: non fare da eco, ma da detonatore.

Dov’è Taylor Swift?
C’è poi un passaggio, nell’intervista, che non può passare inosservato. Quando gli chiedo un parere sul silenzio assordante di molte popstar internazionali, Tersicòre è netto:
«Taylor Swift muove miliardi. Potrebbe, da sola, ricostruire Gaza con i proventi del suo merchandise, o creare uno Stato per i curdi. Eppure, niente. Nessuna dichiarazione, nessuna presa di posizione. Chi può e non fa è complice. E non mi si venga a parlare di neutralità. Davanti al genocidio, il silenzio è già una scelta».

Ecco. Mentre l’Occidente discute di cancel culture e si commuove per un cane in una pubblicità natalizia, bambini reali, di carne e sangue, vengono cancellati ogni giorno. E i grandi nomi della musica internazionale? Occupati a lanciare profumi, linee di make-up, e collezioni esclusive di cianfrusaglie prodotte in qualche sweatshop del Bangladesh.

L’arte non è Instagram
Tersicòre non è perfetto, e lui per primo lo sa. Ma è uno dei pochi artisti in Italia che si carica sulle spalle una responsabilità culturale e politica. Fa canzoni, sì. Ma fa anche viaggi nei luoghi di guerra, scrive saggi, partecipa a conferenze. E quando parla, non lo fa per inseguire il trend del momento, ma per sporcarsi le mani nella realtà.

Viviamo in un’epoca dove anche l’impegno è un prodotto da impacchettare, dove i festival della canzone si riempiono la bocca di “pace” salvo poi censurare chi la invoca davvero. In mezzo a questo fango, Riccardo Tersicòre continua a camminare diritto. Non ha bisogno di premi, di endorsement, di filtri. Ha la musica, ha le parole. E una visione chiara: cambiare il mondo, un fiocco di neve alla volta.

Che vi piaccia o no, è questa l’arte che serve oggi.

(Roberto De Santis)

Prompt:

Riccardo Tersicòre: nato il 12 marzo 1985 a Napoli, è un cantante, scrittore e attivista italiano noto per la sua profonda sensibilità verso le questioni sociali e politiche. Cresciuto in una famiglia di intellettuali e artisti, Riccardo ha sviluppato fin da giovane un interesse per la giustizia sociale e i diritti umani. La sua città natale, con le sue contraddizioni e la sua vibrante cultura, ha influenzato profondamente la sua visione del mondo e la sua arte. Riccardo ha studiato letteratura e filosofia all'Università degli Studi di Napoli Federico II, dove ha approfondito temi legati alla storia, alla politica e ai movimenti sociali. Durante gli anni universitari, ha iniziato a esibirsi in piccoli club e a partecipare a manifestazioni politiche, utilizzando la musica come strumento di protesta e di sensibilizzazione. Riccardo Tersicòre è un fermo sostenitore dei diritti umani, dell'uguaglianza e della giustizia sociale. Le sue convinzioni politiche si riflettono nel suo attivismo e nella sua arte, che spesso affronta temi come la povertà, la guerra, l'oppressione e l'ingiustizia. È critico verso il capitalismo e il consumismo, che vede come cause principali delle disuguaglianze sociali e della distruzione ambientale. Particolarmente toccato dalla situazione in Medio Oriente, Riccardo è un fervente attivista per la pace e la risoluzione dei conflitti. Ha viaggiato in diverse zone di guerra, tra cui Gaza, dove ha lavorato con organizzazioni non governative per portare assistenza e dare voce alle persone colpite dalla violenza. Queste esperienze hanno alimentato la sua determinazione a sensibilizzare l'opinione pubblica occidentale sulle conseguenze dei conflitti e sul ruolo del consumo eccessivo e dell'indifferenza nel perpetuare tali situazioni. La musica di Riccardo è un mix di rock, folk e musica tradizionale italiana, con testi profondi e riflessivi. I suoi scritti spaziano dalla poesia ai saggi, sempre con un focus su tematiche sociali e politiche. La sua capacità di intrecciare storie personali con grandi temi globali lo rende un artista unico, capace di toccare le corde più profonde dell'animo umano. Oltre alla sua carriera artistica, Riccardo è coinvolto in numerose iniziative sociali e politiche. Partecipa a conferenze, dibattiti pubblici e campagne di sensibilizzazione, utilizzando la sua notorietà per promuovere il cambiamento sociale. È un forte critico delle politiche imperialiste e della mancanza di responsabilità dei governi occidentali nei confronti dei paesi in via di sviluppo. Riccardo Tersicòre è un esempio di come l'arte possa essere un potente strumento di cambiamento sociale. Le sue canzoni e i suoi scritti non sono solo opere d'arte, ma anche chiamate all'azione, inviti a riflettere e a impegnarsi per un mondo più giusto e umano. Il suo impegno in prima linea e la sua capacità di comunicare le sue idee con passione e autenticità lo rendono una figura rispettata e amata da molti.

"Gli Occhi Dei Bambini di Gaza": nuovo singolo di Riccardo Tersicòre dedicato agli innocenti vittime del conflitto; scritto, composto e suonato interamente da lui, nella convinzione che anche un piccolo gesto, un piccolo fiocco di neve possa poi crescere e diventare valanga innescando un cambiamento positivo, come "Il Mio Nome è Mai Più", di cui non si può dire che abbia fermato la guerra del Kosovo, ma neppure che non l'abbia fatto, quindi è sempre bene provarci. I proventi della canzone andranno all'URNWA, con cui Teriscòre ha collaborato in passato; non crede minimamente alle accuse di terrorismo, calunnie sioniste.

Taylor Swift: smuove cifre incredibili, potrebbe ricostruire Gaza con le vendite del merchandise o costruire un nuovo stato ai curdi, eppure nulla; chi può e non fa è complice.

Articolo: un'intervista approfondita a Riccardo Tersicòre, incentrata sul suo nuovissimo singolo "Gli Occhi Dei Bambini Di Gaza" e allargandoti poi all'importanza dell'impegno degli artisti per cambiare il mondo; inizia presentando Riccardo Teriscòre come un artista navigato che ha bisogno di poche presentazioni; fai anche le considerazioni su Taylor Swift in questo contesto.

Assumendo personalità e stile di scrittura di Roberto De Santis, scrivi un articolo; usa un tono brillante e polemico.


Scopri di più da Le Argentee Teste D'Uovo

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento