Derivati morali e altre tristi metafore

Chi avrà inventato la locuzione “pagare in visibilità”? Non lo so, ma sinceramente gli stringerei la mano. Anzi: lo abbraccerei e gli offrirei pure un prosecco (freddo, ma non ghiacciato). Perché in tre parole ha riassunto con precisione chirurgica quello che oggi resta dell’economia culturale — o meglio: dell’economia del posizionamento morale che regola ogni apparizione, ogni libro, ogni invito, ogni post sponsorizzato con lo sfondo di una libreria curata ma non troppo.

Salone del Libro 2025: grande successo (di facciata)

Il Salone del Libro di Torino 2025 ha chiuso con la consueta euforia da ufficio stampa: 231.000 visitatori! Un successo! Una festa della lettura! Un trionfo della cultura! E nel frattempo: 810.000 copie vendute in meno nei primi tre mesi dell’anno, quasi 12 milioni di euro di perdita per il settore. Ma tranquilli, i padiglioni erano pieni e l’atmosfera molto instagrammabile.

A ravvivare l’evento, qualche protesta qua e là: sit-in e manifestazioni pro-Palestina, prese di posizione contro la presenza di Nathan Greppi (autore di un libro sulla cultura dell’odio) e contro il Ministro della Difesa Guido Crosetto. Ma tutto si è risolto con poche ore di indignazione e un hashtag o due.

Una grande noia ben posizionata

Eppure, nonostante i numeri, l’impressione generale è stata quella di un Salone stanco, moscio, svuotato di senso. Personalmente? L’ho trovato una palla. Di quelle sferiche, grigie e immobili che nessuno calcia mai.

Ma se ti azzardi a dirlo, qualcuno subito ti spiega che no, non è stanchezza, è che manca la partecipazione vera, quella trasformativa. Perché — leggo da più parti — la letteratura è resistenza, è atto civile, è impegno morale, è la voce dei buoni contro i cattivi, è la coscienza collettiva in carta patinata.

Ora, di fronte a questa pretenziosità — che somiglia più a una brochure di autofiction autopromossa che a un’analisi culturale — io, sinceramente, getto la spugna. Ma prima la uso per asciugarmi le lacrime di noia.

La finanza spiega tutto: benvenuti nell’Economia del Posizionamento Morale

Vi siete mai chiesti cos’è un derivato finanziario? Breve spiegazione: è uno strumento il cui valore dipende da un bene sottostante (può essere una valuta, un’azione, un tasso d’interesse). Non ha valore “intrinseco”, ma si muove in base al valore dell’altro.

Ora, immaginate che al posto del petrolio o del rame, ci sia un libro. O una serie tv. O un film. L’opera artistica diventa l’asset sottostante.

E il derivato, oggi, è il Posizionamento Morale.

Non conta se il libro è bello, se la serie è scritta bene, se il film regge: conta come si posiziona, che pubblico può sedurre, che cause sostiene, che simbologie indossa. Conta quanto l’autore è riconoscibile moralmente, quanto è allineato con la percezione dominante del Bene. Se l’opera non ha un buon valore di Posizionamento Morale, semplicemente non esiste.

E allora sì, accettiamo grati di essere pagati in visibilità, purché quella visibilità sia associata al “giusto” tipo di pubblico, quello che compra i “giusti” libri per esibirli in salotto e ottenere a sua volta visibilità, in un ciclo autoalimentato degno di Wall Street.

Il Salone è stato moscio perché non c’erano abbastanza “abbastanza”

Ed eccoci al punto. Non ci sono state abbastanza uscite (mediatiche, scandalistiche, spaccanti), abbastanza polemiche, abbastanza “abbastanze” per generare posizionamento morale. E se non puoi posizionarti, non puoi esistere.

Lo sanno anche gli scrittori: oggi è meglio un libro brutto ma correttamente posizionato, piuttosto che un libro ben scritto ma ambiguo, sfuggente, incatalogabile. Peggio ancora se è “solo” bello: non serve a nessuno, non produce visibilità, non genera reazioni.

E allora ci ritroviamo con un Salone del Libro pieno di gente che legge titoli pensati più per apparire “giusti” che per essere letti. Con panel che sembrano focus group su come apparire dalla parte giusta della storia, e con nessuna vera trasformazione in vista, solo un gigantesco e spompato posizionamento in serie.

E quindi?

Quindi niente. Beviamo quel prosecco con chi ha inventato “pagare in visibilità” e accettiamo la realtà: l’unico mercato davvero attivo, nella cultura italiana, è quello dei derivati morali.

Ma tranquilli: in copertina ci sarà comunque una scritta dorata e un blur di qualche intellettuale “giusto” che promette un viaggio potente nell’inferno dell’umano.

E noi lì a farci la foto. Con il libro in mano. E zero copie vendute.

(Margherita Nanni)

Prompt:

Intro: chi avrà inventato la locuzione "pagare in visibilità"? Non lo so, ma gli faccio i miei complimenti e una stretta di mano virtuale. Pure un abbraccio e un bicchiero di prosecco. Perché ha sintetizzato perfettamente quel che resta dell'economia legata al mondo della cultura e i suoi riflessi nel quotidiano.

parte 1: Il Salone del Libro di Torino 2025 ha registrato un grande successo con 231.000 visitatori. Durante il Salone, si sono verificati sit-in e manifestazioni. Un gruppo di manifestanti pro-Palestina ha protestato contro la presenza di Nathan Greppi, autore di un libro sulla cultura dell’odio, e contro il Ministro della Difesa Guido Crosetto. Nonostante il successo dell'evento, il settore editoriale italiano ha registrato una flessione, con una perdita di 810.000 copie vendute nei primi tre mesi del 2025, pari a quasi 12 milioni di euro in meno rispetto all'anno precedente.

parte 2: il Salone, a parte queste considerazioni, è stato giudicato da molti come stanco, moscio, svuotato di senso. Io direi, semplicemente, una palla. Ma leggendo in giro, la percezione diffusa è un'altra: il motivo è la mancanza di una vera partecipazione, la letteratura come intrattenimento, senza alcuna trasformazione in atto civico, perché noi siamo i buoni e la letteratura è resistenza contro il male. O qualcosa del genere. Di fronte a tanta pretenziosità getto la spugna.

parte 3: illustra il concetto di derivato finanziario, dopodiché a partire da esso si definisce per analogia l'Economia del Posizionamento Morale come se fosse il derivato di una qualsiasi opera artistica (libro, film, fumetto, musica, serie tv, tutto) contemporanea, che è solo l'asset sottostante: è fondamentale nel mondo social, dal momento che un'opera il cui autore non abbia un buon valore di Posizionamento Morale, di fatto non esiste; qui si gioca la vera partita, la qualità intrinseca di un'opera diventa secondaria. Prima la visibilità, poi forse arriva qualche spicciolo. Quindi accettiamo grati la visibilità, subordinata al posizionamento presso il pubblico che compra i libri "giusti" per ottenere a sua volta posizionamento e visibilità.

parte 4: questo è il punto. Non ci sono state abbastanze uscite, abbastanze polemiche, abbastanza abbastanze per posizionarsi moralmente, e quindi il salone è stanco. Lo sanno anche gli scrittori: meglio un libro brutto correttamente posizionato che uno non, o per carità, uno ambiguo.

Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4 ; approfondisci dove necessario.

Assumendo background, personalità e stile di scrittura di Margherita Nanni, scrivi un articolo. Usa un tono pungente, ironico e divertito.

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