
Ce ne sono alcuni che celebri con un brunch e un post su Instagram. Altri che affondi con una bottiglia di vino e una playlist di Lana Del Rey. E poi ci sono quelli che ti ricordano quanto la realtà possa superare di slancio qualsiasi fiction, serie HBO inclusa.
Il 25 giugno 2007 non è solo una data: è un buco nero nel cuore del wrestling, un cortocircuito narrativo così assurdo da sembrare uscito dalla penna di un drammaturgo greco dopo tre mojito.
La tragedia greca in canotta: Chris Benoit, l’uomo e il mostro
Chris Benoit era uno di quei wrestler che ti facevano sentire in colpa per amare il wrestling. Tecnicamente impeccabile, atleticamente divino, con quel viso da ragioniere del Quebec che però sul ring si trasformava in una furia calcolatrice. Non aveva bisogno di costumi pacchiani o catchphrase ruffiane: bastava il silenzio, uno sguardo glaciale e un German suplex.
Eppure, il 25 giugno 2007, Benoit passò dall’essere “uno dei più grandi di sempre” a diventare il protagonista di uno degli eventi più agghiaccianti della storia dello sport.
Uccise la moglie Nancy, il figlio Daniel, e poi se stesso. In tre giorni. Con metodo. Con lucidità. Con una brutalità disarmante.
Lo shock fu totale. Non solo per l’orrore dell’evento, ma per l’identità dell’assassino: Benoit era amato, rispettato, persino idolatrato. Il suo volto era sinonimo di dedizione, professionalità, e — ah, l’ironia — di integrità tecnica.
CTE, steroidi e spiriti inquieti: un cocktail letale
L’autopsia non restituì redenzione, ma gettò almeno qualche ombra di spiegazione. Il cervello di Benoit presentava danni paragonabili a quelli di un malato terminale di Alzheimer, con vaste aree compromesse da anni di traumi cranici.
Il cuore, devastato dall’uso di steroidi. Il corpo, segnato da decenni di prestazioni estreme. E la psiche? Forse la più fragile. La morte di Eddie Guerrero — suo amico fraterno, compagno di ring e specchio emotivo — aveva lasciato un vuoto che nessuna storyline avrebbe potuto colmare.
In pratica, Benoit era un corpo rotto con dentro un’anima in frantumi. Ma il wrestling, si sa, non è il posto dove vai per guarire. È il posto dove sanguini sul tappeto e sorridi per contratto.
La WWE e la damnatio memoriae: pulizia morale con candeggina e fumo negli occhi
La risposta della WWE fu istantanea quanto teatrale. In un primo momento, organizzò una puntata commemorativa. Ventiquattro ore dopo, scoperta la verità, fece sparire Benoit come un dissidente sovietico in una vecchia enciclopedia URSS.
Video cancellati. Nome bandito. Nessuna menzione nelle Hall of Fame. E soprattutto, una svolta narrativa: via le sediate in testa, via il sangue, largo ai PG-rated, ai babyface sorridenti, alle storyline educative. Benvenuti nell’era “per famiglie”, dove i wrestler non muoiono: si ritirano sereni con la moglie e il cane.
Ma per molti fan, il wrestling perse qualcosa in quell’istante. L’intensità. Il rischio. Quella follia controllata che rendeva reale l’irreale. Benoit fu il prezzo da pagare per la rispettabilità. E nessuno ha mai davvero deciso se fosse un affare equo.
Eroe, carnefice, spettro: il paradosso di Chris Benoit
Oggi, Chris Benoit è un nome che divide come poche altre cose nel wrestling (a parte forse i pantaloni di Seth Rollins). Alcuni lo ricordano come un atleta sublime, maestro di tecnica, simbolo di un’era in cui il wrestling era arte marziale con drammaturgia.
Altri non riescono a dissociare il performer dall’assassino. Come si potrebbe? Come si dovrebbe?
La verità è che Benoit è un personaggio tragico in senso classico: un uomo divorato da sé stesso, dal dolore, dai colpi in testa e dal mito della performance a ogni costo. È il simbolo di un sistema che ha spinto i suoi eroi oltre il limite — fisico, mentale, etico — per il piacere del pubblico.
Ed è per questo che, pur se rimosso, Benoit non può essere dimenticato. Perché è troppo scomodo. Troppo reale. Troppo umano.
Il wrestling non dimentica, anche se finge di farlo
Il 25 giugno è un anniversario che il wrestling ricorda sottovoce, come una vecchia colpa di famiglia.
Non lo si celebra, non lo si commemora. Ma è lì, sospeso, come una domanda a cui nessun comunicato stampa della WWE potrà mai rispondere.
E forse va bene così. Perché ci sono anniversari che servono a ricordarci che, anche nel mondo delle storyline scritte a tavolino, l’orrore può essere reale. E non ci sarà mai un match di ritorno.
(Margherita Nanni)
Prompt:
Intro: ci sono anniversari e anniversari. Oggi è uno di quegli anniversari.
parte 1: Il 25 giugno 2007, Chris Benoit, celebre wrestler della WWE, uccise la moglie Nancy e il figlio Daniel prima di togliersi la vita. Questo evento sconvolse profondamente il mondo del wrestling, già provato dalla recente morte di Eddie Guerrero. L’indagine rivelò che Benoit soffriva di gravi danni cerebrali (simili a quelli di un anziano con Alzheimer) e aveva un cuore compromesso dall’uso di steroidi. Inoltre, non si era mai ripreso dalla perdita dell’amico Guerrero.
parte 2: La WWE fu accusata di aver ignorato le condizioni fisiche e mentali di Benoit, continuando a farlo combattere. In risposta allo scandalo, la federazione cancellò ogni traccia di Benoit dalla sua storia, attuando una vera e propria damnatio memoriae. Questo segnò l’inizio di una nuova era più “pulita” e adatta ai bambini, ma anche meno autentica e intensa per molti fan.
parte 3: Chris Benoit rimane una figura controversa: un talento straordinario e al tempo stesso un assassino, un uomo amato e poi odiato. La sua immagine, un tempo simbolo di gloria, è oggi fonte di dolore e divisione tra i fan.
articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3. Approfondisci dove ritieni necessario.
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