
Qualcuno, giustamente, si chiede che senso abbia. Qual è lo scopo politico, culturale, morale – ammesso che ci sia – di un governo notoriamente non femminista, apertamente schierato su posizioni reazionarie in tema di genere, nel promuovere una legge “contro il femminicidio”? L’ha fatto per convinzione? Difficile crederlo. Per strategia? Probabile. Ma soprattutto l’ha fatto per riflesso condizionato: il populismo di governo ha un solo metodo di reazione davanti a fenomeni sociali complessi – far finta di risolverli con un giro di vite penale.
L’ipocrisia è tutta nella posa
C’è chi sospetta che il governo Meloni – che di femminismo non ha mai avuto neppure il lessico – abbia scelto questa strada per ingraziarsi l’elettorato femminile “impegnato”, o almeno per neutralizzare una parte della sinistra più sensibile al tema. In altri casi si suggerisce che, proponendo una norma volutamente esposta a rilievi di incostituzionalità, l’obiettivo sia quello di delegittimare la Corte Costituzionale, bollandola come l’ennesimo bastione di un establishment “contro il popolo”.
Una strategia cinica, insomma: se la legge passa, ci intestiamo la battaglia contro la violenza sulle donne. Se la boccia la Consulta, urliamo al complotto. Win-win, come direbbe chi si è laureato in marketing e fa il sottosegretario alla giustizia.
Il problema è che tutto questo avviene nel vuoto pneumatico di un progetto culturale. Questo governo, nel migliore dei casi, ignora il concetto di “educazione sentimentale” e, nel peggiore, lo disprezza. Di prevenzione non parla. Di rieducazione nemmeno. Le loro ministre parlano di “orgoglio di essere madri” e “donna non è un’idea”, poi si stupiscono se crescono generazioni di maschi fragili e rabbiosi che trasformano il rifiuto in omicidio.
L’ennesimo feticcio penale per sentirsi forti
No, non c’è dietro un pensiero articolato, non c’è uno scopo profondo. C’è solo il meccanismo prevedibile e brutale di una classe politica che confonde il diritto con la vendetta.
Questo governo è innamorato della galera. Ama il carcere come strumento esemplare, come totem, come promessa salvifica. Più anni a tutti, sempre. Se potessero, metterebbero l’ergastolo pure per chi salta la fila al supermercato.
La proposta di legge sul femminicidio – che in molti casi rafforza pene già previste e introduce aggravanti superflue – risponde alla stessa logica: l’idea che basti aumentare la punizione per eliminare il male. Come se uno che uccide una donna perché la considera sua proprietà si fermasse davanti a un articolo del codice penale con due anni in più.
È lo stesso pensiero che ha prodotto decine di leggi-feticcio, tutte incapaci di affrontare il problema alla radice. Perché la radice è culturale. E per affrontarla ci vogliono politiche educative, sociali, psicologiche. Cose che costano tempo, soldi e competenze. Molto più semplice alzare la pena e passare in tv come “quelli che stanno dalla parte delle donne”.
La solita commedia
Siamo davanti all’ennesima operazione di maquillage penale. Un trucco pesante per nascondere la vacuità morale di una classe dirigente che non ha mai speso una parola autentica per l’emancipazione, ma ora si traveste da paladina della sicurezza femminile.
Il femminicidio è un fenomeno strutturale, non emergenziale. Ma per chi vive di emergenze, ogni occasione è buona per recitare la parte dell’uomo (o della donna) forte al comando. Anche se poi, nei fatti, si finanziano centri antiviolenza col contagocce, si ignorano le proposte di legge più serie, e si promuove una cultura che ripropone modelli di famiglia patriarcale, sottomissione e controllo.
La verità è che questa legge non cambierà nulla. Non per distrazione, ma per coerenza: è il prodotto di un governo che non capisce, non vuole capire, e non ha alcun interesse a farlo.
(Roberto De Santis)
Prompt:
intro: qualcuno si chiede qual è lo scopo di un governo non esattamente femminista nell’introdurre la legge sul femminicidio.
parte 1: Ingraziarsi l’elettorato femminista? Dare un contentino alla sinistra/farsi passare per quelli dalla parte delle donne? Delegittimare pesantemente la corte costituzionale in caso la legge venga bocciata? O non lo venga?
parte 2: Non è un pensiero, non ha uno scopo profondo, semplicemente è una cosa populista, e poi questi adorano fare leggi in cui si prolungano le pene o che riguardano nuovi reati. Tutto qui
articolo: intro, parte 1, parte 2. Approfondisci dove ritieni necessario.
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