“Evviva Giorgia sul Time!” — quando l’analfabetismo funzionale incontra la propaganda di governo

Diciamolo subito, così ci togliamo il dente: sì, Giorgia Meloni è finita sulla copertina del Time. E no, non è un premio. È più simile a un campanello d’allarme. Come quando ti chiama il medico e ti dice “dobbiamo parlare degli esami”.

Ma non ditelo al centrodestra italiano, che ha accolto la copertina come se il Time avesse appena incoronato la Meloni “Donna dell’Anno, del Secolo, e forse anche del Millennio, con bonus per la sobrietà lessicale”. Una standing ovation bipartisan a colpi di “che orgoglio nazionale!” e “l’Italia che conta!”, rigorosamente senza aprire l’articolo.

Perché leggerlo, si sa, rovina il gusto della copertina.

Il contenuto: spoiler, non è un’ode

Giusto per fare chiarezza a beneficio dei più entusiasti: l’articolo non è un panegirico, non è un’intervista celebrativa, non è un’inchiesta neutrale.
È un profilo critico, analitico e — in più punti — preoccupato della traiettoria politica della Presidente del Consiglio italiana.

Vediamolo in pillole:

  • Accentramento del potere esecutivo: il Time racconta come Giorgia Meloni, da quando ha messo piede a Palazzo Chigi, abbia avviato un processo di verticalizzazione del potere. Non si tratta solo del premierato (quello verrà), ma di una gestione quotidiana e chirurgica del governo come se fosse un ufficio monocratico. Ministri con poco margine, alleati a rimorchio, e decisioni “dall’alto”. L’impressione? Un sistema che si svuota di dialettica e si riempie di ordini di servizio.
  • Pressioni sui media: il giornale americano non grida alla censura, ma dipinge un ecosistema mediatico sempre più “ammorbidito”. RAI lottizzata con perizia chirurgica, editori privati in attesa di favori, e giornalisti che imparano a non disturbare.
    Il giornalismo come animale da compagnia.
  • Controllo sulla magistratura: sotto il mantello della “riforma”, il Time intravede una voglia di riportare i giudici all’ordine. La magistratura è vista non più come potere autonomo, ma come fastidio da arginare. Con frasi tipo “i giudici non possono fare politica” — che in bocca a chi fa politica su tutto, suonano come una barzelletta involontaria.
  • Politiche migratorie restrittive: tra blocchi navali mai visti, decreti affilati contro le ONG e patti con dittatori africani in cambio di cooperazione, la linea è chiara: l’umanità è un dettaglio, l’immagine da fortezza è la priorità.
    Una gestione più teatrale che funzionale, ma ottima per raccogliere consensi a destra.

Quattro temi che, letti tutti insieme, non raccontano una rinascita nazionale, ma una parabola di consolidamento autoritario in stile moderno, ben confezionata e persino educata nei toni — ma mica per questo meno inquietante.

Il nuovo nazionalismo (per bene, ma pur sempre nazionalismo)

Il Time usa parole educate. Non accusa Meloni di fascismo, ci mancherebbe. Gli americani sono pragmatici: sanno che il Duce oggi non torna in orbace, ma in giacca sartoriale e con un profilo Instagram accattivante.
Ecco perché parlano piuttosto di un “nuovo nazionalismo europeo”.
Una forma aggiornata di sovranismo che mette insieme identità, patria, ordine e tradizione, con un pizzico di populismo conservatore e una spruzzata di nostalgia — sì, anche quella, perché la fiamma del MSI non si spegne con due dichiarazioni a Bruxelles.

La preoccupazione è chiara: Meloni non è più solo una leader italiana. È diventata una capofila di una destra reazionaria continentale. Ed è proprio questa capacità di influenzare l’Europa — tra alleanze con Vox, Orban, Le Pen e i polacchi “giusti” — che allarma il Time.
Non perché abbia successo, ma perché ha una narrativa potente: contro le élite, per la famiglia, per la nazione.
Suona familiare? Ecco.

La sindrome della copertina: quando basta l’immagine

E qui arriviamo alla parte tragicomica: la reazione italiana all’articolo.
Una vera pièce di teatro dell’assurdo.

I politici del centrodestra l’hanno condiviso in massa. Con faccine. Con cuoricini. Con orgoglio patriottico a fiotti.
Eppure, a giudicare da ciò che hanno detto e scritto, nessuno ha letto mezza riga dell’articolo.
O l’hanno letto e hanno fatto finta di non capire. Quale delle due opzioni sia peggio, non lo so. Ma la seconda ha un che di strategico, e quindi mi spaventa di più.

Perché il problema non è solo l’analfabetismo funzionale. È l’uso cinico del fraintendimento.
Trasformare una critica internazionale in una medaglia da esibire è un’arte. E questi sono diventati maestri.

“Ecco dove la Meloni sta guidando l’Europa”: lettura obbligatoria (con sottotitoli)

La frase conclusiva dell’articolo è questa:

“This is where Giorgia Meloni is leading Europe.”

Letta fuori contesto, può suonare come un tributo.
Letta dentro il pezzo, è tutto l’opposto.

È la chiosa di un articolo che elenca derive autoritarie, disprezzo per la stampa indipendente, visione muscolare dello Stato, gestione cinica della paura.
È come se uno psichiatra chiudesse la diagnosi dicendo: “Ecco dove porta questa patologia.”

Ma in Italia l’abbiamo presa come un complimento.
Abbiamo trasformato una frase di allarme in una tagline da manifesti elettorali.
Con tanto di tricolore e font all caps.
Chapeau.

La gloria dell’equivoco

Viviamo in un Paese in cui si celebra una critica se scritta in inglese, si condivide una copertina senza leggere il contenuto, si applaude un allarme se ben impaginato.
È come se un necrologio apparisse sul Financial Times, e ci fosse chi twitta: “Finalmente ci riconoscono!”

Giorgia Meloni può star tranquilla. In Italia, basta finire su una rivista americana per essere beatificati.
L’importante è che la copertina sia bella. Il resto, purtroppo, è troppo lungo da leggere.

(Giancarlo Salvetti)

Prompt:

intro: Una copertina del Time della scorsa settimana dedicata a Giorgia Meloni viene celebrata dai politici di centro-destra italiani come motivo di orgoglio nazionale. però, questa celebrazione avviene senza che il contenuto dell’articolo venga davvero letto o compreso.

parte 1: L'articolo, lungi dall’essere un elogio, presenta una critica incisiva a diversi aspetti del governo Meloni: Accentramento del potere esecutivo; Pressioni sui media; Controllo sulla magistratura; Politiche migratorie restrittive. Di ciascuno faccio un breve riepilogo.

parte 2: Viene pure sottolineato il rischio di un "nuovo nazionalismo", con allusioni ai legami storici col fascismo. Il tono dell’articolo è di preoccupazione per l’influenza crescente della Meloni su scala europea.

parte 3: si condividono titoli e immagini senza comprendere i contenuti. Volontariamente o meno? La risposta è sconfortante in entrambi i casi.

parte 4: La frase conclusiva “Ecco dove la Meloni sta guidando l’Europa” non è trionfante, ma carica di implicazioni critiche e potenzialmente allarmanti.

Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4; approfondisci dove ritieni necessario.

Assumendo la personalità di Giancarlo Salvetti, scrivi un approfondito articolo dal tono tagliente, ironico e brillante.


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