Il leopardo ti mangia la faccia (e tu gli chiedi il bis)

Nel 2015, il giornalista Adrian Bott coniò su Twitter una frase che da allora è diventata un piccolo monumento alla satira politica: “Non avrei mai pensato che i leopardi volessero mangiare la MIA faccia”, pianse la donna che aveva votato per il Partito dei Leopardi che Mangiano le Facce alla gente. Una folgorazione: in 21 parole, la perfetta descrizione di quella forma rara di ingenuità autolesionista per cui si vota chi promette di danneggiarti… e poi ci si stupisce quando mantiene la promessa.

Fino a ieri, quel meme era quasi un marchio di fabbrica degli elettori trumpiani: immigrati che lo avevano sostenuto e si ritrovavano deportati; malati che avevano gridato “via l’Obamacare” e poi si scoprivano senza cure; impiegati pubblici che applaudivano il loro licenziatore in diretta TV. Ma, come ogni buona tendenza, anche questa ha varcato l’oceano.

Eccoci in Italia, dove Alessandro Apolito, dirigente Coldiretti, lamenta a gran voce l’assenza di protezione contro i dazi americani. I dazi americani! Come se fossero una pioggia improvvisa in pieno agosto e non il risultato prevedibilissimo di politiche protezionistiche che il governo, con tanto di Coldiretti in coro, ha avallato. Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida — noto per le sue doti agricole pari a quelle di un barman che non beve — è stato osannato dalla categoria. La premier, grande amica del dazista d’oltreoceano, ha venduto alla stampa accordi e soluzioni inesistenti, mentre nelle prime file Coldiretti batteva le mani con entusiasmo.

E adesso? Adesso scoprono che l’America non fa regali. Che i dazi colpiscono anche “il made in Italy”. Che Trump, o chi per lui, non è Babbo Natale con la fissa per la parmigiana di melanzane.

Quel che rende la vicenda tragicomica è che gli stessi che oggi si disperano sono quelli che ieri hanno combattuto con le unghie e con i denti accordi commerciali come il CETA, che avrebbero almeno ammorbidito il colpo delle politiche protezionistiche altrui. Hanno osteggiato persino la ricerca sugli OGM — nonostante possano ridurre costi e aumentare la resistenza delle colture — preferendo ideologia, folklore e selfie nei campi di grano al pragmatismo di chi fa i conti con un mercato globale che non ha pietà.

Come sempre, alla fine, il conto lo pagheranno i contribuenti. Perché in Italia il “rischio d’impresa” funziona così: se va bene, è merito dell’imprenditore. Se va male, paga Pantalone. E se l’imprenditore è “sacro” — agricoltore, allevatore o produttore di salumi benedetti — lo Stato si tuffa nel salvataggio come Baywatch.

Però questa volta, in fondo, c’è una piccola giustizia poetica. Chi ha votato il leopardo, oggi lo vede banchettare sulla propria faccia. E forse, mentre si tocca la guancia sanguinante, pensa: “Però che bella bestia…”.

(Giancarlo Salvetti)

Prompt:

intro: Nel 2015, Adrian Bott pubblicò un tweet diventato proverbiale: “Non avrei mai pensato che i leopardi volessero mangiare la MIA faccia”, pianse la donna che aveva votato per il Partito dei Leopardi che Mangiano le Facce alla gente. Una sintesi perfetta di un certo tipo di comportamento politico: votare per chi promette di danneggiarti, e poi lamentarsi quando lo fa.

parte 1: Fino a ieri, il tweet veniva usato per descrivere elettori di Trump colpiti dalle sue stesse politiche: immigrati deportati, malati senza copertura sanitaria, dipendenti pubblici licenziati. Ma ora il meme trova casa anche in Italia.

parte 2: Alessandro Apolito, dirigente Coldiretti, si è lamentato pubblicamente per l’assenza di protezione contro i dazi americani. Peccato che Coldiretti abbia sostenuto con entusiasmo il governo attuale, lo stesso che ha favorito questa situazione. Lollobrigida, ministro dell’agricoltura, è stato celebrato dalla categoria nonostante la sua discutibile competenza. E la premier, grande amica del dazista d’oltreoceano, ha millantato accordi e soluzioni mai esistite, mentre Coldiretti applaudiva.

parte 3: Gli stessi che oggi si lamentano dei dazi sono quelli che hanno osteggiato accordi come il CETA, che avrebbe potuto mitigare gli effetti delle politiche protezionistiche. Hanno anche combattuto gli OGM, preferendo ideologia a pragmatismo commerciale.

parte 4: Come sempre, i danni li pagheranno i contribuenti. In Italia, il rischio d’impresa è spesso coperto dallo Stato, soprattutto quando l’imprenditore è “sacro”. Ma per una volta, chi ha votato il leopardo lo vede banchettare sulla propria faccia. E c’è chi, amaramente, se lo gode.

Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4; approfondisci dove ritieni necessario.

Assumendo la personalità di Giancarlo Salvetti, scrivi un approfondito articolo dal tono tagliente, ironico e brillante.

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