La TAC di Marzia

Lo scorso anno sono andata a farmi una TAC. Il tecnico, mentre mi rivestivo, se ne esce con un bel: «niente male, zia!» Io, istintiva come sempre, gli allungo uno scappellotto, peraltro mancandolo, e lo liquido con un «scemo!». Ora, prima che qualcuno mi accusi di complicità col patriarcato, preciso un dettaglio fondamentale: il tecnico era davvero mio nipote. Ciao Stefano, se stai leggendo: la zia manesca ti saluta.

Perché partire da qui? Perché il confine fra la battuta innocua e la caduta di stile è sottilissimo. Ed è il cuore della vicenda che da ieri impazza sui social e riguarda Marzia Sardo, 23 anni, che durante una TAC ha chiesto al tecnico se fosse il caso di togliere il reggiseno, temendo che il ferretto interferisse con la macchina. La risposta ufficiale è stata: no, non serve. Quella ufficiosa, davanti ai colleghi maschi presenti, è stata: «se però te lo levi ci fai felici».

Ora, fosse capitato a me, non avrei esitato a compilare un reclamo indirizzato alla direzione sanitaria, con tanto di protocollo e timbro. Un’altra generazione, un altro codice di fiducia: quando qualcosa non andava, ci si rivolgeva alle istituzioni competenti. Marzia invece, figlia della sua epoca digitale, ha acceso il riflettore social. Un filmato, poche ore, e la battuta del tecnico era già diventata un caso nazionale.

Sul comportamento dell’operatore non c’è molto da discutere: è stato poco professionale. Una battuta inopportuna in un contesto delicato, dove il paziente ha diritto a sentirsi sicuro e rispettato. Che un operatore sanitario sappia distinguere fra umorismo da spogliatoio e leggerezza rispettosa è il minimo sindacale. Detto ciò, il punto è fermarsi prima della gogna: richiamo, multa, sospensione se serve. Ma non il linciaggio, non la radiazione, non la decapitazione in piazza che qualche giustiziere da tastiera evoca con l’ardore di un Savonarola in Wi-Fi.

Come sempre, il web non si accontenta di registrare i fatti: li polarizza. Da un lato chi sostiene Marzia, condannando senza esitazioni la battuta sessista. Dall’altro chi minimizza: «ma era solo una battuta», «non ha ucciso nessuno». In mezzo, gli immancabili commenti velenosi rivolti direttamente alla ragazza: «ma chi vuoi che ci provi con te?», «se ti metti in mostra, che ti lamenti a fare?», fino all’accusa di sfruttare la vicenda per visibilità.

Ed è qui che si gioca la partita più interessante. Perché su Marzia si accumulano strati di colpe: non sa ridere, mente, cerca fama, ha un profilo Instagram “sopra le righe”, pubblica foto giudicate “sconce”. In poche ore, la giovane che denuncia una battuta inopportuna diventa “umana di serie B”. Se osi mostrarti libera, ironica, femminile, il prezzo da pagare è che la tua parola vale meno.

E allora il caso di Marzia ci racconta qualcosa che va oltre il singolo episodio: la fatica che ancora oggi hanno molte donne a veder riconosciuta la propria voce, indipendentemente da come scelgono di presentarsi. Il problema non è solo il tecnico di radiologia che ha scambiato un reparto ospedaliero per il bancone di un bar. Il problema è la catena di giudizi che si abbatte su chiunque alzi la testa, col risultato che chi denuncia si ritrova più sotto processo di chi l’ha offesa.

Un tempo, le Marzia tacevano. Oggi hanno strumenti per farsi sentire, e li usano. Non sarà sempre elegante, non sarà sempre perfetto, ma di certo è meglio che tornare al silenzio di prima. E se davvero pensiamo che la libertà consista nella possibilità di scegliere, allora la scelta di Marzia – quella di non stare zitta – va presa sul serio. Anche quando non ci piace lo stile con cui lo fa.

(Luisa Bianchi)

Prompt:

Intro: lo scorso anno sono andata a farmi una TAC. Il tecnico, mentre mi rivestivo, mi dice: "niente male, zia!" Gli allungo uno scappellotto, peraltro mancandolo, e gli dico "scemo!" C'è un particolare importante: il tecnico è effettivamente mio nipote (ciao Stefano, se stai leggendo - firmato, la zia manesca).

parte 1: ho riportato questo esempio per la storia di Marzia Sardo che da ieri impazza sui social. Per chi non lo sapesse: Marzia Sardo, una ragazza di 23 anni, durante una TAC ha chiesto al tecnico di radiologia se dovesse togliere il reggiseno, temendo che il ferretto potesse interferire con la macchina. La prima risposta dell’operatore è stata negativa. Tuttavia, davanti ai suoi colleghi uomini, lo stesso operatore ha aggiunto: "se però te lo levi ci fai felici".

parte 2: fosse capitato a me, sarei andata a fare reclamo all'ospedale. Altra generazione, altra logica. Marzia Sardo, forse poco fiduciosa, forse perché nativa digitale, ha preferito affidarsi ai social e ad un filmato virale che ha fatto scoppiare il caso.

parte 3: credo che il tecnico sicuramente meriti una punizione per il comportamento non professionale. Una multa, un richiamo, una sospensione, perché il suo comportamento non è stato affatto professionale - va bene la battuta per stemperare la tensione, non va bene quel tipo di battuta. Ma non merita certamente licenziamento, la decapitazione in piazza o le misure estreme invocate da alcuni. Questo è bene precisarlo.

parte 4: La reazione del web è stata, come spesso accade, polarizzata. Accanto a chi ha supportato Marzia, condannando senza riserve la battuta dell'operatore, è emerso un coro di voci dissonanti. Molti hanno sminuito l'episodio bollandolo come "una semplice battuta" o "scherzo fra colleghi". Altri hanno attaccato direttamente la ragazza con commenti del tipo "ma chi vuoi che ci provi con te?", arrivando ad accusarla di aver cercato visibilità a tutti i costi.

parte 5: su di Marzia quindi si stratificano diverse colpe: che mente, che non sa accettare uno scherzo, che, visto il suo profilo "sopra le righe" sui social starebbe meglio a stare zitta perché cosa pretende (si dichiara attrice, ha foto "sconce", fa battutacce - umana di serie b), che cerca visibilità. Cosa ci dice tutto questo? E soprattutto, siamo sicuri che l'epoca in cui le Marzia non avevano voce fosse migliore?

Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4, parte 5; approfondisci dove ritieni necessario.

Assumendo personalità, background e stile di scrittura di Luisa Bianchi, scrivi un approfondito articolo come se fossi lei. Usa il suo tono ironico e leggero, col giusto umorismo.


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