Un mare di like, poche tonnellate di aiuti

Un’iniziativa partita sui social e organizzata da vari creator per portare aiuti umanitari via mare alla Striscia di Gaza inizia ora a essere misurabile con i primi, seppur vaghi, dati. E qui le cose diventano interessanti.

Perché al di là dei droni che riprendono le navi in partenza, degli hashtag gridati e delle bandierine che sventolano per i reel, resta un punto fondamentale: quanto cibo, medicine, beni di prima necessità arriveranno davvero a Gaza grazie a questa flotta influencer? Spoiler: meno di quanto crediate.

Un benchmark realistico

Cominciamo dai numeri veri, quelli che non fanno sognare i follower ma spiegano come funziona la logistica. Attraverso i valichi di terra, ogni giorno entrano a Gaza in media tra i 60 e gli 80 camion di aiuti umanitari. Facciamo i tirchi e prendiamo il valore più basso: 60 camion.

Un camion di aiuti porta mediamente 14 tonnellate. Totale: 840 tonnellate di aiuti al giorno. Ogni giorno. Senza fare dirette su TikTok, senza musichette motivazionali, senza il tormentone estivo come colonna sonora. Solo routine, dogane, logistica e tanta burocrazia.

La flotta dei creator

Contro queste cifre si scontra il contributo annunciato dalla flotta dei social. L’unica cifra parzialmente trasparente arriva dagli organizzatori della spedizione di Genova: 40 tonnellate. Estrapoliamo, buttiamoci ottimisti, allarghiamo il dato a tutte le partenze – Barcellona, Tunisi, Sicilia – e arriviamo a 160 tonnellate complessive.

A leggerlo così, qualcuno penserà: “Beh, non male”. E invece no. È come dire: “Abbiamo riempito un bicchiere” mentre di fronte a noi c’è un incendio.

Ottimismo… da Instagram

Gli stessi organizzatori precisano che le 40 tonnellate non sono un carico garantito, ma solo “quello che contiamo di raccogliere” grazie a donazioni raccolte in fretta e furia nei cinque giorni prima della partenza.

In termini pratici, sapete che significa? Che se tutto fila liscio, se i camion arrivano, se la gente porta gli scatoloni, se la dogana chiude un occhio… allora forse ce la fanno. Ma togliendo il filtro bellezza della retorica, una stima più realistica è che il carico complessivo di tutta la flotta non supererà le 40 tonnellate. In altre parole: una mezza giornata di lavoro di un singolo valico.

La sproporzione imbarazzante

Mettiamo i numeri sul tavolo: in dieci giorni di organizzazione, viaggio, traversata e comunicati stampa, l’operazione potrebbe portare a Gaza l’equivalente di ciò che i canali ufficiali garantiscono in appena 70 minuti.

Sette. Zero. Minuti.

Capite perché lo chiamo teatro simbolico? Perché questo sforzo, con tutta la buona volontà, appare marginale. E, se vogliamo essere spietati (e a Gaza la spietatezza è cronaca, non un vezzo), rischia di essere inutile. Anche perché resta da vedere se le navi potranno attraccare davvero, o se finiranno a fare da sfondo a qualche foto con il pugno chiuso.

Solidarietà o marketing?

E qui arriviamo al punto più scomodo. A chi serve questa iniziativa? Alla popolazione di Gaza o ai suoi organizzatori?

Perché la sensazione è che siamo di fronte a una nuova declinazione del già noto “attivismo da vetrina”. Molto utile in termini di visibilità, di ritorno di immagine, magari anche di crowdfunding da monetizzare. Poco incisivo sul piano concreto.

Al popolo che soffre resta una carezza simbolica, un hashtag in più, qualche sacco di farina in meno.

La domanda finale

E allora la domanda va a chi sostiene con cuore sincero la causa palestinese: non vi siete ancora stancati di farvi strumentalizzare?

Perché se l’obiettivo è davvero aiutare, i canali già esistono e funzionano (male, ma funzionano). Se invece l’obiettivo è far crescere un canale TikTok, allora va bene: missione compiuta. Ma abbiate almeno il coraggio di dirlo.

(Serena Russo)

Prompt:

Intro: Un’iniziativa partita sui social e organizzata da creator di TikTok per portare aiuti umanitari via mare alla Striscia di Gaza inizia ora a essere misurabile con i primi, seppur vaghi, dati.

parte 1: è necessario partire da un benchmark realistico. Attualmente, attraverso i valichi di terra, entrano a Gaza in media tra i 60 e gli 80 camion di aiuti al giorno. Considerando una portata media di 14 tonnellate a camion, anche prendendo il valore più basso (60 camion), si ottiene una stima di 840 tonnellate di aiuti consegnate ogni giorno alla popolazione civile.

parte 2: Contro queste cifre, si scontra il contributo annunciato dalla flotta di influencer. Secondo le uniche dichiarazioni parzialmente trasparenti, provenienti dagli organizzatori della spedizione di Genova, il quantitativo previsto è di 40 tonnellate. Estrapolando ottimisticamente questo dato a tutte le partenze (da Barcellona, Tunisi e Sicilia), si arriva a una stima totale di 160 tonnellate.

parte 3: Tuttavia, gli stessi organizzatori precisano che queste 40 tonnellate non sono un carico sicuro, ma rappresentano la "portata che contiamo di raccogliere" attraverso donazioni fisiche ricevute a mano nel giro di soli cinque giorni prima della partenza. Date le premesse, una stima ottimistica ma realistica del carico effettivo di tutta la flotta potrebbe quindi essere ridotta a circa 40 tonnellate.

parte 4: Il confronto è impietoso: tutta l'operazione, con i suoi tempi di navigazione e organizzazione, potrebbe portare in circa 10 giorni l'equivalente di ciò che la popolazione di Gaza riceve attraverso i canali ufficiali in appena 70 minuti. Un contributo che appare simbolico e marginale, soprattutto considerando l'incertezza che le navi riescano effettivamente a sbarcare il proprio carico.

parte 5: l'operazione si configurerebbe come l'ennesima pantomima inutile per il popolo che soffre, ma estremamente utile in termini di visibilità e ritorno economico per i suoi organizzatori. La domanda finale è un appello diretto a chi sostiene sinceramente la causa: "Ma non vi siete ancora stancati di farvi strumentalizzare?".

articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4, parte 5; approfondisci dove necessario. Scrivi un approfondito articolo, assumendo il ruolo di Serena Russo, tagliente, graffiante, ironico.


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