Il ritorno dell’ebreo collettivo

Dopo l’11 settembre 2001 il mondo si riempì di sceriffi improvvisati che vedevano terroristi dietro ogni kefiah. A salvarci dal ridicolo furono politici, intellettuali e celebrità che si affrettarono a ricordare: “non tutti i musulmani sono Bin Laden, il tuo vicino marocchino non ha una cintura esplosiva nell’armadio”.
E avevano ragione. Oggi, invece, dopo il 7 ottobre 2023, con Gaza che brucia, improvvisamente nessuno si ricorda più come si fa a distinguere. E quelle stesse anime belle che allora predicavano la prudenza oggi preferiscono il “pacchetto completo”: tutti gli ebrei colpevoli, indistintamente. Dal premier israeliano al pizzicagnolo sotto casa tua. Che salto logico, ragazzi: da Aristotele a Topolino in un colpo solo.

Il professore col gessetto e l’odio in saldo

Un professore universitario di Palermo ha scritto: “leviamo l’amicizia a tutti gli ebrei perché non esistono ebrei buoni”. Perfetto, la scienza ha parlato. L’uomo che dovrebbe insegnare logica e metodo ai suoi studenti riduce il mondo a un “tutti colpevoli”.
Che sia chiaro: non è l’uscita folkloristica dello zio ubriaco al pranzo di Natale. È la punta di un iceberg, e l’iceberg, come noto, è sempre più grande sotto la superficie. L’università dovrebbe produrre pensiero critico, invece qui si producono slogan degni di una curva calcistica.

Gadot e Butler: la colpa di respirare

A Venezia, intanto, scatta il boicottaggio. Non contro un film brutto (che sarebbe pure legittimo), ma contro Gal Gadot e Gerard Butler.

  • Gal Gadot: israeliana, quindi automaticamente sospetta. Ha fatto il servizio militare obbligatorio (come chiunque in Israele), ha abbracciato parenti di ostaggi e ha detto di essere orgogliosa delle sue origini. Ah, dettaglio irrilevante: critica Netanyahu da anni.
  • Gerard Butler: non è ebreo, non è israeliano. Anni fa ha fatto beneficenza a un’associazione israeliana. Reato imperdonabile.

Nessun sostegno a estremisti, nessuna dichiarazione incendiaria. Solo la colpa di non abiurare chi sei. Nelle inquisizioni medioevali almeno ti davano un processo finto prima di bruciarti.

Il ritorno dell’ebreo collettivo

Ecco la nuova teoria dell’odio: gli anelli concentrici. Si parte da Netanyahu, si passa a Israele, si allarga agli israeliani, si finisce a tutti gli ebrei del pianeta. Il professore di Palermo e i boicottatori veneziani parlano la stessa lingua: quella della colpa ereditaria, universale, indiscutibile.
È il grande ritorno dell’“ebreo collettivo”, il punching ball preferito della storia europea. Complimenti: ci eravamo ripromessi di non rifare certi errori, e invece li stiamo ristampando in 4K.

Casi isolati… moltiplicati

Ogni volta che qualcuno denuncia antisemitismo, arriva il genio di turno: “sono casi isolati”. Peccato che i “casi isolati” siano ormai talmente tanti da sembrare un piano editoriale. Le statistiche parlano chiaro: scritte sui muri, aggressioni verbali, discriminazioni.
E se denunci, la risposta è pronta: “te lo sei inventato”. Esatto, come se le stelle di David sui portoni fossero state un’iniziativa artistica di urban design. A quando un bel concorso pubblico per riportare i ghetti in auge?

Antisionismo, la foglia di fico di moda

La frase magica oggi è: “non sono antisemita, sono antisionista”. Subito dopo partono le battutine, le vignette da due soldi, le allusioni da bar sport. Ed è persino “cool”: un modo rapido per farsi like, applausi e la patente di “buono”.
Buono a cosa? A legittimare lo stesso odio che ieri condannavi. A convincerti che il razzismo, se ben confezionato, fa tendenza.

Dal “non tutti i musulmani sono terroristi” al “tutti gli ebrei sono colpevoli” è stato fatto un salto mortale carpiato, con atterraggio degno di un acrobata ubriaco.
La differenza è che nel 2001 c’era sempre qualcuno pronto a ricordare i limiti del buon senso. Oggi, invece, le stesse voci tacciono o, peggio, si uniscono al coro.
La lezione della storia è chiara: non abbiamo imparato nulla. E quando la Storia bussa alla porta, noi, invece di rispondere, stiamo su X a scrivere battutine antisemite. Complimenti a tutti.

(Giancarlo Salvetti)

Prompt:

intro: un immediato effetto collaterale degli attentati dell'undici settembre 2001 fu quello di rinfocolare l'odio per i musulmani. Molti, fra politici, intellettuali e celebrità, si spesero per ricordare un'ovvietà: non tutti i musulmani sono terroristi, e il musulmano che vive nella tua strada non è cattivo in quanto tale. Oggi, all'indomani del 7 ottobre 2023 e con la drammatica situazione di Gaza in corso, la storia NON si ripete. E molte di quei politici, intellettuali e celebrità sembrano aver dimenticato le loro stesse parole.

parte 1: Un professore universitario di Palermo scrive: "leviamo l'amicizia a tutti gli ebrei perché non esistono ebrei buoni". Non è un episodio isolato, ma la punta di un iceberg.

parte 2: La stessa logica è all'opera nel boicottaggio a Venezia contro Gal Gadot e Gerard Butler. Colpevoli di cosa? La Gadot: è israeliana (ha fatto il servizio militare obbligatorio), ha incontrato parenti di alcuni degli ostaggi e si è detta orgogliosa della sua identità. E' pure critica nei confronti di Netanyahu, e non da oggi. Butler, né ebreo né israeliano: ha supportato un'organizzazione no-profit israeliana anni fa. In entrambi i casi, Nessun sostegno a politici estremisti. Solo il "reato" di esistere e non rinnegare.

parte 3: È la teoria degli anelli concentrici dell'odio: la colpa si espande dal governo israeliano, allo Stato, a ogni ebreo al mondo. Ritorna l'ebreo collettivo come bersaglio. Il professore palermitano e il collettivo veneziano parlano la stessa lingua: quella del sospetto universale e dell'abiura forzata. La storia, purtroppo, si ripete.

parte 4: i "casi isolati di antisemitismo" sono molti, le statistiche hanno registrato un'impennata nell'ultimo anno. Prassi comune è colpevolizzare le vittime che "si sono inventate tutto". A quando programmi politici per ripristinare i ghetti e le stelle di David sulla porta?

parte 5: ci si dichiara antisionisti, non antisemiti, ma fare le battutine antisemite oggi è un acchiappa-like e un passaporto per la curva dei buoni. Buoni a cosa, è tutto da vedere.

Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4, parte 5; approfondisci dove ritieni necessario.

Assumendo la personalità di Giancarlo Salvetti, scrivi un approfondito articolo dal tono tagliente, ironico e brillante.

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