Autocrazie in ascesa

Il nome di Anne Applebaum forse non vi dirà molto, eppure la giornalista americana è una delle intellettuali contemporanee che con maggiore lucidità si occupano delle moderne autocrazie e del modo in cui “l’Internazionale Autocratica” sta cercando di imporsi come modello alternativo all’Occidente. Il messaggio che lanciano è semplice quanto inquietante: noi siamo l’efficienza, la stabilità, l’ordine; l’Occidente è invece la decadenza, il caos, l’incapacità di rispondere alle sfide contemporanee. E allora la domanda sorge spontanea: siamo già dentro una nuova Guerra Fredda, con le autocrazie al posto dei sistemi comunisti?

Rispetto alla prima Guerra Fredda c’è una differenza sostanziale: l’attore principale del blocco occidentale non è più quello di un tempo. L’America, un tempo faro del mondo libero, oggi appare sempre meno democratica e sempre più simile ai regimi che dovrebbe contrastare. Il centro di gravità della politica globale si sposta a Oriente, e non è un caso che a Tianjin, in Cina, si sia svolto un vertice che ha riunito i principali leader autocratici: Xi Jinping, Vladimir Putin, Narendra Modi, Erdogan, Lukashenko e altri. Una foto di famiglia eloquente: esiste un’alternativa all’Occidente, e ogni giorno che passa sembra più credibile.

A facilitare il lavoro di questo fronte ci ha pensato Donald Trump, un buono a nulla capace di tutto. Con le sue scelte impulsive e personalistiche ha logorato la leadership americana: ha imposto dazi agli alleati, smantellato istituzioni cruciali come il CDC, piegato la diplomazia a interessi personali — memorabile la richiesta a Modi di candidarlo al Nobel per la pace. L’India, che storicamente si era sempre posizionata come contrappeso alla Cina, oggi guarda con crescente interesse al blocco autoritario guidato da Pechino. Non proprio un capolavoro di strategia per Washington.

Nel frattempo, dentro gli Stati Uniti, la deriva interna è sempre più evidente: esercito nelle strade, pressioni su università e media, manipolazione del voto. L’America che un tempo si proponeva come architetto del mondo libero oggi sembra impegnata a smantellarlo. E tutto per contenere un deficit che, paradossalmente, era stato l’arma più astuta di controllo globale: spendere a debito per imporre standard, tecnologia, influenza.

Il nuovo ordine mondiale che si sta delineando ha coordinate chiare: autoritarismo, imperialismo, repressione. E Trump, con il suo ego smisurato, ne è stato un involontario facilitatore. Ma come ai tempi della prima Guerra Fredda, c’è un aspetto altrettanto preoccupante: gli intellettuali che, incapaci di un vero attaccamento alla propria democrazia, finiscono per idealizzare potenze straniere. Persone brillanti che scrivono elogi servili a Putin o a Xi Jinping, scambiando la ricerca di appartenenza emotiva per internazionalismo. È una tentazione antica, che torna puntuale ogni volta che l’Occidente attraversa una crisi di fiducia in se stesso.

In un’epoca in cui le democrazie liberali sono sotto attacco, questo meccanismo psicologico si diffonde ancora più rapidamente. Ed è qui che bisogna restare lucidi: riconoscere le debolezze dell’Occidente non significa consegnarsi tra le braccia di chi offre solo catene più dorate.

Se davvero stiamo entrando in una Seconda Guerra Fredda, non sarà combattuta solo con i missili o con le sanzioni, ma con le idee. E il problema dell’Occidente, oggi, è che sembra aver dimenticato come difenderle. Perché nessuna autocrazia vince mai per forza propria: vince quando le democrazie si convincono di non valere più la pena.

(Emma Nicheli)

Prompt:

intro: il nome di Anne Applebaum forse non vi dirà molto, eppure la giornalista americana è una delle intellettuali contemporanee che in maniera approfondita si occupano delle moderne autocrazie e di come "l'Internazionale Autocratica" sta facendo il possibile per proporsi come miglior modo di organizzare società ed economia, in contrapposizione alla decadenza occidentale, dipinto incapace di dare risposte alle sfide contemporanee. Possiamo già parlare di Seconda Guerra Fredda, con le autocrazie al posto dei sistemi comunisti.

parte 1: rispetto alla prima Guerra Fredda c'è un'enorme differenza, dovuta all'attore leader del blocco occidentale. Con l’America sempre meno democratica e sempre più simile ai regimi autoritari, il centro di gravità della politica globale si sta spostando. A Tianjin, in Cina, si è tenuto un vertice che ha riunito i principali leader autocratici del mondo: Xi Jinping, Vladimir Putin, Narendra Modi, Erdogan, Lukashenko e altri. Un segnale forte: esiste un’alternativa all’Occidente, ed è sempre più credibile.

parte 2: Donald Trump, un buono a nulla capace di tutto, con le sue scelte impulsive e personalistiche, ha indebolito la leadership americana. Ha imposto dazi agli alleati, ha smantellato istituzioni cruciali come il CDC, e ha cercato di usare la diplomazia per fini personali — come quando ha chiesto a Modi di candidarlo al Nobel per la pace. Ovviamente L’India, storicamente contrapposta alla Cina, si avvicina ora al blocco autoritario guidato da Pechino.

parte 3: Nel frattempo, gli Stati Uniti vivono una deriva interna preoccupante: esercito nelle strade, minacce alle università e ai media, manipolazione del voto. L’America che un tempo guidava il mondo libero oggi sembra volerlo disgregare. E tutto per ridurre il deficit, che fu invece la più intelligente arma di controllo del mondo intero.

parte 4: Il nuovo ordine mondiale che si sta formando è fondato su autoritarismo, imperialismo e repressione. E Trump, con il suo ego smisurato, ne è uno dei principali artefici. E come ai tempi della prima Guerra Fredda, abbiamo gli intellettuali che incapaci di provare un vero attaccamento per il proprio paese, finiscono per idealizzare potenze straniere, spesso autoritarie, con un fervore che non riserverebbero nemmeno alla propria patria. È così che persone intelligenti e sensibili arrivano a scrivere elogi servili su leader come Putin o Xi Jinping. Non si tratta di vero internazionalismo, ma di una ricerca emotiva di appartenenza, che trova rifugio in simboli e ideologie esterne.

parte 5: In un’epoca in cui le democrazie liberali sono sotto attacco, questo meccanismo psicologico è più diffuso che mai. E ci ricorda quanto sia importante restare lucidi, critici e consapevoli di ciò che ci guida nelle nostre scelte politiche e culturali.

articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4, parte 5; approfondisci dove necessario.

Assumendo la personalità di Emma Nicheli, scrivi un articolo approfondito, con tono serio ma gradevole, non privo di una certa ironia.


Scopri di più da Le Argentee Teste D'Uovo

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento