Cittadini per gentile concessione

Il nome di Antonella Bundu, a sentirlo, potrebbe suggerire una signora nata tra Olbia e Cagliari, magari con nonno pescatore e zia che fa i culurgiones a mano. Invece no: la Bundu è fiorentina. Nata a Firenze, figlia di un professore universitario originario della Sierra Leone e di un’italiana. Insomma, la sua carta d’identità parla chiaro. Ma quando sei una donna nera in Italia, l’anagrafe sembra non bastare mai.

Il mirino di Totolo

La Bundu, politicamente attiva e candidata alle regionali per la Toscana, è finita nel mirino della giornalista e attivista di estrema destra Francesca Totolo. Il casus belli? La partecipazione a un panel antirazzista. A quel punto, la Totolo ha pensato bene di sottolineare che la Bundu sarebbe “sierraleonese con cittadinanza italiana”. Non un dato neutro, ma un modo per suggerire che la sua italianità sia una graziosa concessione, non un diritto. È un po’ come se, parlando di Alberto Angela, qualcuno dicesse: “romano con cittadinanza italiana”. Fa sorridere, ma il sottofondo velenoso è chiaro: “non sei dei nostri, sei qui per gentile ospitalità”.

Le teorie del complotto al mercato nero delle idee

Come se non bastasse, lo stesso post ha tirato fuori l’armamentario classico delle teorie cospirative. La Totolo ha scritto che le persone nere avrebbero un “progetto” per sottomettere gli italiani bianchi e cancellare la loro cultura. Qui il rimando è diretto al cosiddetto “Piano Kalergi”, la fantasia preferita dei complottisti dell’estrema destra sulla sostituzione etnica. È bastata questa miccia per scatenare una cascata di commenti carichi d’odio.

Gli insulti sono stati il solito campionario dell’intolleranza: inviti a “tornare in Africa” (dimenticando che l’Africa della Bundu è l’Oltrarno), paragoni con le scimmie, battutine sulle banane da tirare. Una fiera della volgarità, condita con attacchi contro musulmani, persone nere e comunità LGBTQ+. Un’orgia verbale che, se non fosse tragica, sembrerebbe scritta da un gruppo di troll annoiati a un bar di periferia.

Quando il fascismo non è mai passato di moda

La Bundu non ha lasciato cadere la questione e ha collegato l’episodio al clima coltivato da realtà neofasciste come CasaPound. Parliamo di gruppi che usano senza pudore simboli e retorica del ventennio e che, in un paese nato dalla Resistenza, dovrebbero avere zero agibilità politica. Invece trovano microfoni, spazi e perfino una certa indulgenza culturale.

Ora, sarebbe un errore ridurre tutto a CasaPound e compagnia cantante: l’odio online non lo alimentano solo i quattro militanti con la camicia nera nell’armadio. È un sentimento più diffuso, che sboccia quando trova un terreno fertile: un tweet, una polemica, una figura pubblica che diventa bersaglio.

L’italianità con l’asterisco

Questo caso ci dice qualcosa di importante. Spesso, quando si discute se “gli italiani siano razzisti”, si pensa all’immigrato appena sbarcato, al venditore ambulante, al piccolo spacciatore. Ma qui la questione è un’altra: la Bundu non è né immigrata né clandestina. È un’italiana nera. Proprio come Paola Egonu, che nonostante i successi sportivi continua a sentirsi ripetere che “italiana non lo sarà mai davvero”.

È la stessa idea che il generale Roberto Vannacci ha messo nero su bianco nel suo libro: l’italianità non è solo cittadinanza, ma sangue, radici, colore della pelle. Un pensiero che, pur con parole diverse, trova consensi ampi.

Critiche sì, ma senza razzismo

Qui la solidarietà alla Bundu è totale. Non perché la sua candidatura regionale sia inattaccabile: si può discutere del suo programma, delle sue posizioni, e magari io stessa troverei punti di dissenso. Ma le critiche devono stare nel merito, non scivolare nel fango razzista.

Se la Bundu si chiamasse Antonella Brambilla e fosse la mia vicina di pianerottolo milanese da sette generazioni, la valuterei allo stesso modo: su idee e contenuti. Invece l’attacco che ha ricevuto è il segnale che, in Italia, per molte persone la pelle continua a contare più delle parole.

E allora, spiace dirlo, ma nel 2025 siamo ancora qui: a dover ricordare che essere nati a Firenze significa essere italiani, senza asterischi, senza postille e senza “gentili concessioni”.

(Luisa Bianchi)

Prompt:

Intro: il nome di Antonella Bundu potrebbe far pensare ad una donna italiana nata fra Olbia e Cagliari. In realtà è una fiorentina, nata a Firenze e figlia di un professore universitario del Sierra Leone e di un'italiana. Politicamente attiva, è candidata alle regionali per la Toscana.

parte 1: la Bundu è stata attaccata online dala giornalista e attivista di estrema destra Francesca Totolo, che l'ha presa di mira per la sua partecipazione a un panel antirazzista. La Totolo definisce l'autrice "sierraleonese con cittadinanza italiana" non per riconoscere una doppia appartenenza, ma per sottolineare che la sua italianità è percepita come una concessione e non come un diritto, negando la sua piena appartenenza al paese (nonostante sia nata a Firenze).

parte 2: Il tweet accusa le persone nere di avere un "progetto" di sottomettere gli italiani bianchi e distruggere la loro cultura, alimentando teorie cospirative come il "Piano Kalergi" sulla sostituzione etnica. Questo post ha scatenato una valanga di commenti violenti e profondamente razzisti verso l'autrice, che includono: Inviti a "tornare in Africa" (nonostante sia italiana), Insulti denigratori e animalizzanti ("direttamente dal pianeta delle scimmie", "tirargli le banane"), e odio generale contro neri, musulmani e la comunità LGBTQ+.

parte 3: la Bundu lega questi episodi all'operato di gruppi neofascisti come CasaPound, che usano simboli e retorica del ventennio fascista godendo di un'agibilità politica e mediatica che non viene contrastata abbastanza, affermando che in un paese nato dalla Resistenza non ci dovrebbe essere spazio per chi si richiama apertamente al fascismo. Ma chiaramente l'Italia non è fatta di soli militanti di CasaPound: è un pensiero ampiamente condiviso che a volte sboccia in casi come questo.

parte 4: questo episodio risponde al quesito "gli italiani sono razzisti?" in un modo diverso dal solito. Perché l'oggetto dell'aggressione verbale stavolta non è l'immigrato senza fissa dimora, lo spacciatore, il piccolo delinquente. No, è un'italiana nera. Come già abbiamo visto con Paola Egonu, per esempio. Sei italiana per l'anagrafe, magari sei anche una brava persona, ma non sarai mai Vera Italiana né tantomeno come me. E' il pensiero di Roberto Vannacci, non a caso molto popolare.

parte 5: massima solidarietà a Antonella Bundu. Che volendo potrei anche criticare per il suo programma. Ma criticherei quel programma pure se si chiamasse Antonella Brambilla e fosse la mia vicina di pianerottolo milanese da sette generazioni.

Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4, parte 5; approfondisci dove ritieni necessario.

Assumendo personalità, background e stile di scrittura di Luisa Bianchi, scrivi un approfondito articolo come se fossi lei. Usa il suo tono ironico e leggero, col giusto umorismo.

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