
Ricordate il missile nucleare russo “Burevestnik”, l’arma invincibile che doveva far tremare l’Occidente? Bene, i russi hanno finalmente diffuso un video di un test… riuscito. Dopo ventidue anni di sviluppo, numerosi incidenti e una serie di annunci più propagandistici che scientifici, il missile “immortale” avrebbe finalmente preso il volo.
Ma la storia, come spesso accade nella scienza applicata alla guerra, è molto più vecchia – e più folle – di quanto sembri.
Il mostro del Pentagono
Tra il 1955 e il 1964, nel pieno della Guerra Fredda, gli Stati Uniti lavorarono a un progetto che oggi sembra uscito da un racconto di fantascienza distopica: lo SLAM (Supersonic Low Altitude Missile).
Era un colosso di trenta tonnellate alimentato da un reattore nucleare a ciclo aperto, capace di volare per giorni o persino settimane a bassissima quota, scaricando sedici testate atomiche lungo il percorso e poi schiantandosi su un bersaglio finale. Un’idea concepita in un’epoca in cui la logica dell’equilibrio del terrore giustificava qualsiasi esperimento, anche quelli che oggi definiremmo apertamente suicidi.
Alla fine, il Pentagono cancellò il progetto per tre motivi tutt’altro che banali:
- Costava una follia.
- Sparava scie radioattive (principalmente iodio-131) nell’atmosfera durante il volo.
- Le difese antimissile stavano migliorando, e il volo a bassa quota non garantiva più la sopravvivenza del missile.
Insomma, un’arma pensata per “durare per sempre” che rischiava di contaminare mezzo pianeta prima ancora di colpire un bersaglio.
Dalla Guerra Fredda al Cremlino: l’idea risorge
Decenni dopo, in un’epoca in cui pensavamo che certe follie fossero archiviate, la Russia decide di resuscitare il concetto. Nasce così il Burevestnik, una versione “semplificata” dello SLAM americano: una sola testata, un reattore più piccolo, meno autonomia.
Ma, come succede spesso con i compromessi tecnici, i problemi non spariscono: cambiano solo forma.
Il Burevestnik costa enormemente di più di un missile convenzionale, ma la sua pericolosità non deriva tanto dall’eventuale esplosione, quanto dal reattore stesso. In caso d’impatto o di incidente, anche senza detonazione nucleare, diventa una bomba sporca, capace di disperdere materiale radioattivo su vaste aree.
L’incidente del 2019 lo dimostra tragicamente: durante un test nel nord della Russia, il propellente chimico usato per il decollo esplose, uccidendo quattro persone e liberando radionuclidi nell’atmosfera. Per giorni, le autorità negarono, poi ammisero a mezza voce.
E nonostante ventidue anni di sviluppo, solo un test risulta pienamente riuscito. Il reattore è piccolo, leggero e probabilmente contiene materiale a grado militare (“weapon-grade”), cioè altamente arricchito. Se qualcosa va storto — e spesso va storto — il nocciolo fonde. In un certo senso, ogni test del Burevestnik è una roulette russa… radioattiva.
Le superarmi del Cremlino: tra mito e propaganda
Il Burevestnik non è un caso isolato. È parte di una narrativa più ampia, quella delle “armi miracolose” con cui il Cremlino cerca di proiettare forza e superiorità tecnologica.
Negli ultimi anni abbiamo sentito parlare del siluro Poseidon, capace – secondo la propaganda – di generare “tsunami radioattivi” (un concetto che qualunque fisico smentirebbe in dieci secondi, dato che l’acqua è uno dei migliori assorbitori di radiazioni), o del missile Oreshnik, un altro presunto strumento apocalittico di “deterrenza assoluta”.
La stampa estera, ormai, guarda a questi annunci con scetticismo e ironia, consapevole che molti di questi progetti non supererebbero un’analisi tecnica seria.
Noi invece? Noi abbiamo ancora titoli urlati su “superarmi invincibili” che “cambieranno le sorti della guerra”.
Una narrazione ansiogena che confonde più che informare.
La paura come strumento politico
Un’arma che gli Stati Uniti hanno scartato sessant’anni fa per costi, rischi e inefficacia oggi viene riproposta come simbolo del genio tecnologico russo.
Ma dietro il clamore si cela una realtà più banale e sinistra: mentre la guerra in Ucraina ristagna, il Cremlino usa la retorica dell’arma finale per cercare di spaventare l’opinione pubblica occidentale e minare il sostegno a Kiev.
Non si tratta di strategia militare, ma di propaganda psicologica. La paura è un’arma molto più economica di qualunque missile.
Un’informazione pigra (e un po’ complice)
Non sono un’analista militare, né dispongo di informazioni riservate. Per scrivere questo articolo, mi è bastato consultare Wikipedia e alcune fonti scientifiche accessibili a chiunque.
E, francamente, lo stesso potrebbe fare qualunque giornalista.
Eppure, la maggior parte dei “professionisti dell’informazione” preferisce limitarsi a rilanciare comunicati, titoli e video diffusi dai canali statali russi, senza nemmeno porsi domande di base.
È un sintomo preoccupante di un giornalismo che ha smesso di verificare e si accontenta di amplificare.
Forse, più che temere le armi nucleari del futuro, dovremmo preoccuparci del disarmo intellettuale del presente.
(Giulia Remedi)
Prompt:
intro: Ricordate il missile nucleare russo "Burevestnik", l'arma invincibile che doveva far tremare l'Occidente? Bene, i russi hanno finalmente diffuso un video di un test... riuscito. Dopo 22 anni di sviluppo e un bel po' di incidenti. Ma la storia è più vecchia e folle di quanto sembri.
parte 1: Tra il 1955 e il 1964, il Pentagono sviluppò lo SLAM: un mostro da 30 tonnellate a propulsione nucleare. Doveva volare per giorni, settimane, mesi a bassa quota, sganciare 16 testate atomiche e poi schiantarsi su un ultimo bersaglio. Cancellarono il progetto per tre ragioni: Costava una follia., Sparava scie radioattive (Iodio-131) nell'atmosfera, Le difese antimissile stavano migliorando, rendendo il volo a bassa quota meno sicuro.
parte 2: I russi riprendono l'idea e creano il Burevestnik. Versione "semplificata": una testata sola e un reattore più piccolo. Ma i problemi sono quasi gli stessi, in salsa 2024: Costa uno sfracello rispetto a missili normali, In caso di impatto senza testata nucleare, diventa una "bomba sporca", spargendo materiale radioattivo, nell'Esplosione del 2019 il propellente chimico usato per il decollo è esploso, "spedendo in cielo" 4 persone e radionuclidi nell'area, una volta individuato è facilissimo da abbattere in quanto subsonico, in 22 anni, un solo test riuscito (dopo molti fallimenti). Il reattore è piccolo, leggero e probabilmente al livello del "weapon-grade". Se qualcosa va storto, il nocciolo fonde.
parte 3: Questo è il terzo annuncio in pochi anni di una "superarma finale" russa: Il siluro Poseidon (quello che provocherebbe "tsunami radioattivi", nonostante l'acqua assorba benissimo le radiazioni),Il missile Oreshnik , il Burevestnik di cui vi ho appena parlato. La stampa esera, ormai, tratta queste notizie con il giusto scetticismo, quando non con ilarità. Noi, invece? Noi abbiamo i "professionisti dell'informazione" che ancora ci propinano il titolone ansiogeno sulla superarma che cambierà le sorti della guerra.
parte 4: Un'arma che gli USA scartarono 60 anni fa per i suoi enormi costi, rischi e limiti, oggi viene spacciata dalla Russia come rivoluzionaria. E mentre il mondo osserva con scetticismo, in Italia c'è chi ci costruisce ancora i titoli. La realtà è che, mentre la guerra in Ucraina è impantanata, il Cremlino spera che queste armi "fantasiose" possano spaventare l'Occidente e far crollare il supporto a Kiev. È una propaganda che punta sulla paura, non sui fatti.
parte 5: Badate che io non sono un'analista militare, né possiedo informazioni riservate. Per questo post mi è bastato consultare Wikipedia. Per qualsiasi altro giornalista, pure. Ma è triste notare come la cosa non interessi minimamente alla gran parte dei "cari" colleghi.
Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4, parte 5. Approfondisci dove necessario.
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