Il vento cambia a New York (e non solo)

Da sempre penso che quello che succede negli Stati Uniti prima o poi, in una forma o nell’altra, arriva da noi. È una legge quasi antropologica, più che politica: le correnti culturali e sociali attraversano l’Atlantico con la stessa facilità con cui i trend digitali invadono le nostre timeline. Per questo, quello che è appena accaduto a New York mi riempie di un’inedita sensazione di gioia e — lo dico con cautela, come chi non è più incline all’entusiasmo facile — di ottimismo.

A New York il cambiamento ha un nome: Mamdani.
Un musulmano progressista, socialista democratico, figlio di immigrati ugandesi, è stato eletto sindaco della città più simbolica e contraddittoria d’America. Non un outsider folkloristico, ma un candidato che ha saputo parlare ai lavoratori, ai giovani, ai quartieri dimenticati, con un linguaggio radicale ma non rabbioso, idealista ma non ingenuo. Mamdani è, a modo suo, un paradosso vivente: un uomo profondamente radicato nella cultura newyorkese che rifiuta la logica predatoria su cui quella stessa città si è costruita.

La sua vittoria non è un incidente statistico. È parte di un disegno più ampio. In Virginia e in New Jersey i Democratici hanno riconquistato terreno; in California la Proposition 50 — un emendamento che rafforza la capacità dello Stato di opporsi alle derive reazionarie federali, in particolare texane — è passata con un consenso sorprendente. Dopo anni in cui la politica americana sembrava prigioniera della paura e della nostalgia, un’altra narrazione sta prendendo forma. Non quella della rabbia o del risentimento, ma quella di una società che, con fatica, prova a guardare avanti.

Una generazione senza paura delle parole “uguaglianza” e “giustizia sociale”.
Mamdani incarna una nuova generazione di leader che non si vergognano di parlare apertamente di redistribuzione, di diritti, di dignità. Sono politici che non accettano più il ricatto del potere economico — “se tocchi le rendite, distruggi la crescita” — e che non si lasciano incantare dalla retorica della “grandezza perduta”. È gente cresciuta in un mondo precario e ipercompetitivo, ma che ha deciso di non adattarsi al cinismo.

Non è un caso che il suo programma punti su alloggi popolari, sanità pubblica e transizione ecologica urbana. Temi che, in un contesto americano, fino a pochi anni fa sarebbero stati bollati come “socialismo europeo”, e che oggi invece risuonano come puro buon senso. Certo, non tutto sarà facile: governare New York non è scrivere slogan da campagna elettorale. Ma il solo fatto che una figura del genere abbia conquistato il cuore di una città simbolo del capitalismo globale è, di per sé, un segnale potentissimo.

Gli anticorpi del sistema democratico stanno reagendo.
Mentre i MAGA — i nostalgici dell’America bianca, arrabbiata e muscolare — schiumano rabbia e gridano al complotto, l’America reale sembra ricominciare a immaginare un futuro diverso. È come se il corpo politico, dopo anni di febbre e tossine, stesse finalmente attivando i propri anticorpi. Il trumpismo non è morto, ma sta perdendo la capacità di dettare l’agenda. E quando un’ideologia smette di far paura, inizia lentamente a dissolversi.

Certo, il pericolo rimane. Ogni volta che un populismo arretra, tende a riciclarsi sotto nuove forme. Ma qualcosa è cambiato: la paura non funziona più come collante. I giovani americani non credono più che basti “fare l’America grande di nuovo”; vogliono, semmai, renderla giusta per la prima volta.

E, per inciso, chi pensa di sapere da che parte sto, spesso si sbaglia.
Lo so che per molti resto “la malvagia economista liberista”, quella che avrebbe dovuto simpatizzare per i tagli fiscali trumpiani o per l’America della deregulation. Ma se qualcuno crede che io possa schierarmi dalla parte del trumpismo, o dei suoi cloni europei, non ha capito nulla. Sono loro il vero enemy within: il virus che usa la paura come strumento di consenso e il caos come programma politico.

Io credo nella libertà, ma una libertà che non divora la coesione sociale. Credo nei mercati, ma solo se non diventano idoli che calpestano le persone. Credo nel merito, ma non nella disuguaglianza strutturale che lo rende una menzogna.

Ecco perché, oggi, guardando ciò che succede a New York, respiro più a fondo. Non perché creda nei miracoli, ma perché intravedo un cambio di vento. Forse non arriverà subito da noi — le correnti dell’Atlantico sono lente — ma arriverà. E quando lo farà, spero che anche qui saremo pronti a smettere di chiamare “utopia” ciò che altrove si sta già chiamando realtà.

(Emma Nicheli)

Prompt:

intro: Da sempre penso che quello che succede negli Stati Uniti prima o poi arrivi da noi. Per questo quello che è appena successo mi riempie di gioia e ottimismo.

parte 1: Mamdani, un musulmano progressista e socialista democratico, è il nuovo sindaco di NYC. Insieme alle vittorie dei Democratici in Virginia, New Jersey e con la Proposition 50 in California (un emendamento alla costituzione californiana per contrastare il Texas alle midterm), questo risultato non è un caso. È un segno che il vento sta cambiando. Dopo anni di paura, regressione e della furia reazionaria del trumpismo, sembra che la sua marea tossica stiamo finalmente perdendo slancio.

parte 2: Mamdani rappresenta una generazione che Non ha più paura delle parole "uguaglianza" e "giustizia sociale", Non si lascia intimidire dal ricatto del potere economico, Rifiuta la nostalgia come programma politico. So che non tutto è oro e che deve dimostrare molto, ma da qualche parte bisogna pur cominciare. Questo è il primo segnale di una riva diversa all'orizzonte.

parte 3: Mentre i MAGA schiumano rabbia, l'America ricomincia a immaginare il futuro. Gli anticorpi stanno facendo il loro dovere.

parte 4: se pensate che io, la malvagia economista liberista, sia dalla parte di Trump e dei MAGA, state sbagliando di grosso. Sono loro il vero "enemy within".

articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4; approfondisci dove necessario.

Assumendo la personalità di Emma Nicheli, scrivi un articolo approfondito, con tono serio ma gradevole, non privo di una certa ironia. Rendi l'articolo immersivo.

Scopri di più da Le Argentee Teste D'Uovo

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento