Perché fatichiamo ancora a chiamarlo fascismo?

Per anni siamo stati invitati alla moderazione, quasi alla timidezza linguistica, come se chiamare le cose con il loro nome fosse un atto di maleducazione più grave della cosa stessa. “Fascismo?” — dicevano con un’alzata di sopracciglio, come si farebbe con un ragazzo che esagera sempre per attirare l’attenzione. E confesso: anche io, che non sono mai stato restio a usare quel termine quando necessario, talvolta mi sono chiesto se non stessimo davvero calcando la mano, se il mondo non fosse solo più brutto, più confuso, più arrabbiato, ma non necessariamente sul baratro. Poi, come un assist involontario, arriva Elon Musk. Bastano dieci minuti di ascolto e ogni dubbio evapora, come quei residui di speranza che un insegnante, per mestiere, si ostina a coltivare nei suoi studenti più irrequieti. Davvero — basta sentirlo. E all’improvviso il vocabolario torna limpido, nitido, necessario.

Quello che Musk ha detto negli ultimi mesi non è una semplice gaffe, non è l’ennesima provocazione del miliardario che gioca a fare il guastatore globale. No. Siamo oltre. Siamo davanti a un uomo che, privo di freni e convinto che la propria ricchezza sia un lasciapassare etico, ha scavalcato ogni argine del discorso pubblico. Ha accusato gli ebrei di promuovere “odio contro i bianchi”, ha fatto il saluto nazista due volte durante l’inaugurazione della presidenza Trump, ha definito l’AfD tedesca — un partito che affonda le radici nell’estrema destra più violenta — “l’unica speranza” della Germania. Ha rilanciato contenuti eugenetici, come se fosse un ragazzo annoiato che gioca a spingere sempre più in là il limite della decenza. In Inghilterra, porta in palmo di mano Tommy Robinson, un estremista con un curriculum giudiziario che basterebbe da solo a squalificare chiunque dal dibattito democratico. Musk, invece, lo promuove.

Ma il vertice, il punto in cui la maschera cade e rimane soltanto la sostanza — e la sostanza è inquietante — è stata la sua riscrittura tossica de Il Signore degli Anelli. Paragonando i britannici agli Hobbit, Musk ha sostenuto che vivrebbero in pace solo grazie ai “uomini duri di Gondor”, cioè quelli come Robinson. Una narrazione che trasuda machismo da bettola e paura costruita ad arte, un collage di mitologia pop e pulsioni autoritarie. Secondo lui, l’immigrazione illegale minaccerebbe il Paese con violenze e stupri, e la gente comune avrebbe due sole opzioni: reagire o morire. In quelle parole — “la violenza verrà da voi” — c’è tutta l’arroganza di chi gioca con la paura come fosse un giocattolo nuovo. E soprattutto c’è la promessa, antica e sinistra, dell’uomo forte che protegge gli indifesi dalla barbarie.

I dati mostrano sistematicamente il contrario delle sue affermazioni apocalittiche: gli immigrati non aumentano la criminalità, e in molti casi la riducono. Una vasta letteratura economica e criminologica lo conferma.
Un esempio solido è lo studio dell’IZA – Institute of Labor Economics, Immigration and Crime: The Role of Self-Selection and Institutions (2021), che analizza più Paesi e rileva che non esiste alcun collegamento strutturale tra migrazione e aumento dei reati:
https://www.iza.org/publications/dp/14215/immigration-and-crime-the-role-of-self-selection-and-institutions

Lo stesso vale per gli Stati Uniti, dove una delle più autorevoli sintesi divulgative è quella pubblicata da Scientific American, Immigrants Do Not Increase Crime, Research Shows. Il pezzo riassume una serie di meta-analisi e dati longitudinali che dimostrano come gli immigrati abbiano tassi di criminalità più bassi dei nativi:
https://www.scientificamerican.com/article/immigrants-do-not-increase-crime-research-shows/

In Europa, i risultati sono altrettanto chiari. Uno studio del CESifo / ifo Institute su 391 distretti tedeschi — Do Immigrants Affect Crime? Evidence from Panel Data for Germany (2019) — mostra che l’immigrazione non è correlata a un aumento della criminalità, né violenta né predatoria:
https://ideas.repec.org/p/ces/ceswps/_7696.html

Una conferma ancora più recente arriva dal Journal of Economic Behavior & Organization (2023), che analizza i dati tedeschi dal 2008 al 2019. L’esito è netto: l’immigrazione non solo non aumenta la criminalità, ma gli effetti sono nulli o addirittura negativi nel lungo periodo:
https://doi.org/10.1016/j.jebo.2023.05.018

Persino in contesti extra-OCSE, dove i sistemi sociali sono più fragili, il risultato non cambia. Lo studio pubblicato su World Development nel 2019, Do immigrants increase crime? Spatial analysis in a middle-income country, mostra che non vi è alcuna relazione stabile fra flussi migratori e incremento dei reati, e anzi spesso le aree con più immigrazione non sono affatto più violente:
https://doi.org/10.1016/j.worlddev.2019.104728

È un copione collaudato. Fascista nel senso storico, tecnico, non metaforico. C’è l’ossessione per la Nazione intesa come corpo razziale da difendere dal contatto con l’Altro. C’è la Mascolinità Violenta, l’idea che solo gli uomini duri — i capi, i guerrieri, i dominatori — possano salvare la comunità. E c’è il Passato Mitico, ripulito da ogni complessità, da brandire come un vessillo: Gondor al posto dell’Impero, gli Orchi al posto degli immigrati. Musk non fa altro che riciclare lo stesso schema con cui i fascismi del Novecento trasformavano ebrei, rom o dissidenti in parassiti, animali, orde senza volto. È lo stesso meccanismo: togliere all’altro l’umanità, così da poterlo colpire senza rimorsi.

Eppure, come sempre, la realtà è la grande assente della sua narrazione. I dati — quelli veri, non le fanfiction politiche che impazzano sui social — ci dicono che gli immigrati commettono meno reati rispetto ai nativi, e che le aree con maggior immigrazione non sono affatto in preda al caos. Ma ai fascismi — vecchi e nuovi — la verità non è mai servita. A loro serve un nemico, non una statistica. È significativo che Musk travisi perfino Tolkien: negli scritti originali, gli Hobbit non sono un popolino pavido che aspetta l’arrivo di qualche macho armato. Sono loro, gli Hobbit, a salvare il mondo. Sono loro a resistere, a restare fedeli alla propria umiltà, alla propria semplicità, alla propria umanità. Proprio ciò che Musk disprezza.

E allora prendiamo atto di ciò che abbiamo davanti. Quello che diffonde Musk non è un conservatorismo un po’ più ruvido, né un populismo sgangherato. È fascismo contemporaneo, aggiornato all’era dei meme e degli algoritmi, ma fascismo nella struttura, nei codici, nell’immaginario violento che evoca. La sua retorica pare grottesca, quasi caricaturale — ed è proprio questo il suo veleno: sembra una sparata, invece è un seme. Normalizza la brutalità, legittima la violenza, costruisce un mondo in cui la paura diventa criterio politico.

La domanda, a questo punto, non è più “è davvero fascismo?”. La domanda è perché continuiamo a esitare, perché inciampiamo nella prudenza semantica mentre un uomo con un potere smisurato riscrive l’immaginario pubblico con i codici dell’estrema destra. Perché facciamo ancora finta di non sentire, quando la voce è così chiara, così forte, così pericolosamente familiare.

Non è allarmismo. È memoria. È storia. E, purtroppo, è anche il nostro presente.

(Roberto De Santis)

Prompt:

intro: Per anni, chi usava la parola "fascismo" per descrivere la trasformazione della destra nell'era Trump veniva liquidato come allarmista. Anche per chi, come me, non ha remore a usare quel termine, a volte i dubbi affiorano: la situazione è davvero così grave? Poi basta ascoltare Elon Musk, e ogni dubbio svanisce.

parte 1: I suoi discorsi hanno scavalcato ogni confine: dall'affermare che gli ebrei alimentano "l'odio contro i bianchi", ha fatto il saluto nazista due volte durante l'inaugurazione della presidenza Trump, fino al definire il partito di estrema destra tedesco AfD l'"unica speranza" della nazione e a condividere post esplicitamente eugenetisti. In Inghilterra, promuove regolarmente Tommy Robinson, un attivista di estrema destra con numerosi precedenti penali.

parte 2: Ma è stata la sua analogia distorta con Il Signore degli Anelli a rivelare pienamente la visione che sostiene. Paragonando i britannici pacifici agli Hobbit, Musk ha sostenuto che questi "vivono in pace solo perché protetti dagli uomini duri di Gondor". Il pericolo, secondo lui, è un'immigrazione illegale che porta violenza e stupri. Il suo messaggio è chiaro: per sopravvivere, la gente comune deve affidarsi a "uomini duri" come Robinson. Ha persino avvertito: "Che scegliate la violenza o meno, la violenza verrà da voi. O reagite o morite".

parte 3: È un copione fascista classico, costruito sui concetti cardine dell'ideologia: la Nazione intesa come razza pura da preservare, la Mascolinità Violenta come unica soluzione, e un Passato Mitico da restaurare. Segue il classico schema di demonizzare l'Altro: gli immigrati diventano "orchi", una minaccia disumanizzata, proprio come i regimi fascisti del passato ritraevano i loro nemici come parassiti o bestie.

parte 4: Il punto cruciale è che questa narrazione è costruita sulla menzogna. I dati mostrano sistematicamente il contrario delle sue affermazioni apocalittiche: gli immigrati commettono meno reati, e le aree con più migrazione non sono in balia del caos. Ma per la mentalità fascista, la verità è irrilevante. Lo dimostra anche il suo travisamento della storia di Tolkien: nel libro, sono gli Hobbit gli eroi che salvano il mondo, non passivi spettatori che hanno bisogno di tiranni per proteggerli.

parte 5: Quello che sentiamo da Musk non è un conservatorismo particolarmente duro. È l'uso spudorato e contemporaneo degli elementi fondamentali del fascismo storico. La sua retorica può sembrare grottesca o esagerata, ma è proprio questa la sua pericolosa natura: una fantasia violenta raccontata da uno degli uomini più influenti al mondo, che ha tutti i mezzi per diffonderla e normalizzarla. La domanda ora non è "è fascismo?". La domanda è: perché faticiamo ancora a riconoscerlo quando lo sentiamo così chiaramente?

articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4, parte 5. Approfondisco dove ritengo necessario.

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3 commenti

  1. I dati mostrano sistematicamente il contrario delle sue affermazioni apocalittiche: gli immigrati commettono meno reati, e le aree con più migrazione non sono in balia del caos.

    Qui però ci vorrebbe il link a un paperino o due.

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  2. Non capisco il fenomeno Musk, come non capisco tanti altri fenomeni moderni.

    Non capisco tutta l’attenzione che gli viene rivolta da 15-20 anni, molto superiore a quella di qualunque imprenditore con più o meno miliardi in tasca.

    Ho lo stesso problema con Greta Thunberg e Francesca Albanese, giusto per essere chiari.

    Una volta eliminata la (piccola) parte di attenzione rivolta ai soggetti di cui sopra spiegabile con la componente “miliardi”, o “ruolo istituzionale”, e quella spiegabile con l’inerzia (“famous for being famous”), rimane una quantità di attenzione, almeno inizialmente, irragionevole e inspiegabile.

    Mi inquieta da morire il non potermelo spiegare.

    Perché (e torniamo al tema principale) se non ti sai spiegare come un tizio insignificante che fa un po’ di caciara in una birreria può diventare il beniamino di una mandria di imbecilli in camicia nera, non puoi prevenire che la cosa si ripeta.

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