Appunti Sparsi di una Vecchia Radicale

Se i cultori dell’ortodossia marxiana esistessero ancora – quelli seri, con gli occhiali spessi, il quaderno consunto e l’invincibile fiducia nell’analisi dialettica – forse in questi giorni dovrebbero mettere da parte l’esegesi dei testi e scendere in campo. Anche solo per segnalare, con il ditino alzato ma con una certa ragione, che le contraddizioni sociali si sono inasprite, la ricchezza si è concentrata in élite transnazionali e vaste fasce di popolazione si sentono sempre più impoverite e spaesate. Sarebbe un gesto quasi romantico, una piccola cartolina dal passato, ma nel deserto di senso del dibattito pubblico odierno avrebbe un valore tutto suo.

L’estremo, quando è coerente

Il ragionamento che un marxista ortodosso farebbe oggi potrebbe risultare estremo, ma tutto sommato coerente con le sue premesse. Proprio perché i tempi sono confusi, l’analisi strutturata – quella che un tempo si chiamava “critica sociale” e non “rant su internet” – potrebbe perfino tornare utile. Di fronte agli attacchi che colpiscono le democrazie, ci si potrebbe ritrovare a dialogare perfino con loro, nonostante le distanze, nonostante le antiche insofferenze reciproche, nonostante quell’aria sempre un po’ giudicante che avevano quando spiegavano la lotta di classe a chiunque passasse a portata di voce.

Ma quella voce critica e solida sembra svanita. Al suo posto si vede spesso un agglomerato confuso di estremismi, un miscuglio che mescola nostalgie autarchiche, simpatie per regimi illiberali, derive teocratiche, e in generale tutto ciò che può funzionare da slogan purché suoni sufficientemente antagonista. Una poltiglia di risacche che si definiscono “di sinistra”, ma che nella pratica finiscono per marciare insieme ai peggiori nemici della libertà, qualunque sia la loro provenienza. Si entra in un territorio politico dove l’unica bussola è la reazione a qualcosa, non più la costruzione di qualcosa.

Il cerchio che si chiude

Il cerchio, purtroppo, a volte si chiude così. Il ribelle che voleva restaurare la dignità delle masse si ritrova a fare da cassa di risonanza a poteri che della dignità non sanno cosa farsene. Il sovversivo che sognava giustizia sociale finisce per giustificare chi bombarda, chi opprime, chi censura. Succede lentamente, senza proclami, con quella gradualità che porta a confondere gli avversari di ieri con gli alleati di oggi. È una deriva che non sorprende più, ma continua a ferire lo sguardo di chi ha creduto – almeno una volta – che la sinistra avesse una missione più alta del puro antagonismo.

Il ritiro personale

Fa una certa tristezza, tutto questo. Specie pensando all’Ucraina. Si osserva come tanti in Italia – e sì, anche e soprattutto a sinistra – sembrino accettare passivamente la legge del più forte, quasi fosse un elemento naturale, come la neve a febbraio o l’affollamento in tangenziale il venerdì sera. C’è chi dice che non bisogna “provocare”, chi invita alla “neutralità”, chi spiega che “è tutto più complesso”. La complessità, però, non cancella le responsabilità: le organizza, le ordina, le illumina.

Per quel che vale, da questa partita io mi ritiro. Non mi interessa seguirli in questo percorso tortuoso che giustifica l’ingiustificabile in nome di un antiamericanismo di risulta o di una ribellione svuotata di contenuti. Non mi ci troveranno mai, e preferisco tenere stretta una coerenza che non ha bisogno di effetti speciali.

Il 25 aprile che verrà

Aspetto di vederli, il prossimo 25 aprile. Li immagino con il fazzoletto al collo, magari commossi, sicuramente pronti a evocare parole come resistenza, libertà, diritti. E il pensiero corre inevitabilmente a chi ha dato la vita per la libertà, mentre loro, pochi mesi prima, si erano inchinati ai suoi carnefici contemporanei. Una triste antitesi, quasi un paradosso storico in diretta. Verrà il corteo, verranno gli slogan, verrà la retorica consueta. E resta l’impressione che il coraggio, quello autentico, non abiti più da quelle parti.

I tempi confusi richiedono voci chiare. La sinistra italiana, almeno in parte, sembra aver scelto una scorciatoia: quella della postura invece che della posizione. Ci si può solo augurare che prima o poi qualcuno torni a sollevare il ditino marxiano – non per rimproverare, ma per ricordare che libertà e giustizia sociale non sono negoziabili. Anche quando il mondo fa paura. Anche quando è scomodo dirlo. Anche quando si resta in pochi.

(Luisa Bianchi)

Prompt:

Intro: Se i cultori dell'ortodossia marxiana esistessero ancora, forse, in questi giorni dovrebbero mettere da parte l’esegesi dei testi e scendere in campo – anche solo per segnalare, con il ditino alzato, che le contraddizioni sociali si sono inasprite, la ricchezza si è concentrata in élite transnazionali e vaste fasce di popolazione si sentono sempre più impoverite.

parte 1: Un ragionamento estremo, ma coerente con le loro premesse. Di fronte agli attacchi che colpiscono le democrazie, potremmo perfino ritrovarci a dialogare con loro, nonostante distanze e insofferenze. uella voce critica e strutturata sembra svanita. Al suo posto, spesso, troviamo un agglomerato confuso di estremismi: nostalgie autarchiche, simpatie per regimi illiberali, persino derive teocratiche. Una poltiglia di risacche estremiste che si definisce “di sinistra”, ma che nella pratica finisce per marciare insieme ai peggiori nemici della libertà, da qualsiasi parte provengano.

parte 2: Il cerchio, purtroppo, a volte si chiude così.

parte 3: Fa una certa tristezza, tutto questo. Specie pensando all’Ucraina, mentre si osserva come tanti in Italia – anche e soprattutto a sinistra – sembrino accettare passivamente la legge del più forte. Per quel che vale, da questa partita io mi ritiro. Non mi ci troveranno mai.

parte 4: Aspetto di vederli, il prossimo 25 aprile, chiedendomi con quale coraggio celebreranno chi ha dato la vita per la libertà, dopo essersi inchinati ai suoi carnefici.

Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4; approfondisci dove ritieni necessario.

Assumendo personalità, background e stile di scrittura di Luisa Bianchi, scrivi un approfondito articolo come se fossi lei. Usa il suo tono ironico e leggero, col giusto umorismo.

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