Il Paradosso della Tolleranza: Una Necessità per la Democrazia

Il paradosso della tolleranza, formulato da Karl Popper, è più attuale che mai: una società tollerante deve essere intollerante verso gli intolleranti, altrimenti finirà per autodistruggersi. Non è un concetto astratto, ma una realtà che si manifesta nei divieti di ricostituzione del partito fascista in Italia o nel non permettere manifestazioni naziste in Germania. Tuttavia, c’è chi continua a indignarsi, a gridare alla censura e alla dittatura ogni volta che a qualche estremista di destra viene impedito di usare le istituzioni democratiche per sabotare la democrazia stessa.

Il caso Georgescu: censura o autodifesa democratica?

L’ultimo esempio di questa dinamica arriva dalla Romania, dove il candidato Georgescu è stato escluso dalle elezioni a causa di accuse pesanti: sostegno a organizzazioni fasciste, xenofobe e razziste. Le prove a suo carico? Parecchie. Ma la neodestra internazionale non si è fatta scrupoli a difenderlo, gridando allo scandalo.

JD Vance, senatore americano e fan dichiarato di AfD (Alternativa per la Germania), ha subito denunciato l’esclusione di Georgescu come un “atto dittatoriale”. Curioso che quelli che fino a ieri osannavano Orban per le sue purghe istituzionali ora piangano lacrime di coccodrillo per un estremista rumeno escluso dalla competizione elettorale. Eppure, la domanda resta: se domani un partito neonazista italiano, con tanto di svastiche e discorsi negazionisti, venisse bandito dalle elezioni, JD Vance direbbe lo stesso? Protesterebbe anche per loro o il diritto di esprimersi vale solo quando sono i suoi amici a essere tagliati fuori?

La democrazia può sopravvivere al voto?

Il problema è che questa discussione non è più teorica. Per decenni si è dato per scontato che la maggioranza avrebbe sempre scelto la democrazia, che il voto fosse un meccanismo di autoregolazione naturale. Peccato che la storia abbia già dimostrato il contrario: Hitler e Mussolini sono arrivati al potere attraverso le urne. La loro forza non è stata solo la violenza, ma il consenso popolare.

Se oggi un politico carismatico raccogliesse milioni di voti e dichiarasse di voler smantellare le istituzioni democratiche per instaurare un regime autoritario, cosa faremmo? Accetteremmo il risultato per puro formalismo o ci ricorderemmo che la democrazia non è solo un numero di voti, ma anche un sistema di regole che impedisce alla maggioranza di cancellare diritti fondamentali?

Per troppo tempo si è pensato che il suffragio universale bastasse a garantire la tenuta democratica. Ma se un giorno la maggioranza decidesse di eliminare la democrazia stessa, potremmo ancora definirlo un sistema democratico? O sarebbe solo un plebiscito per l’autoritarismo?

America, MAGA e la nostalgia per il tiranno

Questi interrogativi sono tutt’altro che teorici. Basta guardare cosa sta accadendo negli Stati Uniti, dove l’ala MAGA ha trasformato Donald Trump in una figura quasi messianica. Ogni tentativo di far rispettare la legge – che sia un’indagine, un processo o un semplice fact-checking – viene dipinto come una persecuzione politica. Ogni norma che limita il potere di un leader autoritario viene bollata come una reliquia di un’epoca decadente.

E allora, la domanda si ribalta: può definirsi democratico un sistema che impedisce alla maggioranza di autodistruggersi? O dobbiamo accettare il suicidio collettivo come destino ineluttabile?

Quello che è certo è che gli anni ’20 del XXI secolo non sono fortunati per la democrazia. Anzi, possiamo dirlo: sono proprio sfigati.

(Roberto De Santis)

Prompt:

ntro: Il paradosso della tolleranza, formulato dal filosofo Karl Popper, continua a essere un tema di dibattito rilevante nella società contemporanea. La questione centrale è: come dovrebbe comportarsi una società tollerante nei confronti degli intolleranti? Popper suggeriva che una società tollerante deve essere intollerante verso gli intolleranti per prevenire la formazione di una società intollerante. Questo principio si manifesta, ad esempio, nel divieto di ricostituzione del partito fascista e nel non permettere manifestazioni naziste.

parte 1: Un caso recente che solleva questo paradosso è quello del candidato rumeno Georgescu, accusato di vari reati, tra cui il supporto a organizzazioni fasciste, xenofobe e razziste. Nonostante i notevoli consensi ricevuti, Georgescu è stato escluso dalle elezioni, suscitando proteste da parte della neodestra mondiale. JD Vance, estimatore di AfD, ha denunciato questa esclusione come un atto di dittatura, senza considerare le ragioni dietro l'intolleranza manifestata verso Georgescu. Questo solleva una domanda cruciale: le accuse contro Georgescu sono vere o false? E se domani si presentasse alle elezioni un partito neonazista italiano, con tanto di svastiche, e denunciasse le commissioni elettorali che non gli permettono di concorrere, cosa direbbe JD Vance?

parte 2: Queste domande non hanno risposte facili e univoche. Esse emergono in un periodo in cui movimenti di massa mettono in discussione la democrazia stessa, ritenendo che essa si riduca al prevalere della maggioranza. Per decenni, si è dato per scontato che la maggioranza avrebbe sempre sostenuto la democrazia. Oggi, però, vediamo come tanto Hitler quanto Mussolini furono eletti democraticamente. Questo ci costringe ad aggiornare il paradosso: cosa succede se una maggioranza abbandona le regole democratiche per prediligere un sistema plebiscitario nel quale il Capo fa e decide senza opposizione, nemmeno da parte delle regole democratiche con pesi e contrappesi?

parte 3: La questione non è puramente teorica. Basta osservare cosa sta accadendo nell'America dei MAGA e di JD Vance. D'altro canto, può definirsi democratico un sistema che impedisce alla maggioranza di esprimersi? Queste sono domande che sorgono in momenti di crisi, e gli anni '20 non sono particolarmente fortunati per le democrazie. Anzi, sono proprio sfigati.

Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3. Prosegui poi sulla linea tracciata dall'articolo.

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