
Siamo arrivati alla Manifestazione del 15 Marzo per l’Europa. Ma, in questo momento storico, quale Europa? L’idea stessa di un’Europa coesa e consapevole sembra vacillare sotto il peso di contraddizioni imbarazzanti e di un mondo progressista occidentale sempre più incapace di leggere la realtà senza contorcersi in mille scuse e distinguo.
Un’Italia senza liberali (e senza bussola)
L’Italia, va detto, non è mai stata un paese particolarmente amico del pensiero liberale. Cavour ci ha provato, Luigi Einaudi ha fatto del suo meglio, ma la verità è che ogni tentativo di costruire un’area autenticamente liberale è naufragato tra nostalgie stataliste e improvvisi entusiasmi per il pensiero unico della sinistra più militante. Questo vuoto ha lasciato il campo libero a una cultura politica che, ancora oggi, fatica a conciliare libertà individuale e responsabilità collettiva, e che guarda al modello occidentale con sospetto, come se fosse il principale colpevole di tutti i mali del mondo.
Dai sogni rivoluzionari ai complessi di colpa
Molti dei protagonisti del dibattito progressista di oggi sono gli stessi che, negli anni passati, manifestavano per Mao, per Castro o per il sogno sovietico. Certo, oggi nessuno si sognerebbe più di citare la Rivoluzione Culturale come esempio di civiltà (forse), ma è rimasta una sorta di nostalgia inconscia, una rivalsa mai sopita nei confronti dell’Occidente, visto come il grande ingannatore. E quando un’ideologia fallisce, anziché ammettere l’errore, si preferisce cambiare leggermente bersaglio: non più in difesa del socialismo reale, ma contro l’America, la NATO, il capitalismo e qualsiasi cosa possa assomigliare a una democrazia liberale funzionante.
Il fascino delle idee vaghe e delle canzoni di John Lennon
La concretezza è noiosa. Richiede studio, impegno, competenza. Molto meglio rifugiarsi in un immaginario politico confortevole e romantico, fatto di utopie e di grandi ideali vaghi. La colonna sonora di questo atteggiamento? Imagine di John Lennon, che continua a essere l’inno di chi vuole cambiare il mondo con un “se” e un “ma”, senza preoccuparsi troppo delle conseguenze pratiche. Così, mentre le sfide reali richiederebbero analisi serie e proposte concrete, si preferisce sognare un ordine mondiale alternativo, che però nessuno è in grado di spiegare nel dettaglio.
Ucraina: le contorsioni mentali di chi non vuole scegliere
E poi arriviamo all’Ucraina. Qui il gioco dei distinguo diventa quasi una disciplina olimpica. Certo, Putin ha invaso un paese sovrano, ha bombardato città, ha commesso crimini di guerra, ma – dicono certi intellettuali – non è mai tutto bianco o nero. La colpa è anche della NATO, dell’Occidente, delle provocazioni, delle “dinamiche più complesse”. In questa corsa a trovare sempre una seconda responsabilità, si arriva persino a insinuare che l’Europa non voglia davvero la pace, o che Zelensky sia solo un burattino. Un ragionamento che finisce per minimizzare la realtà più semplice di tutte: c’è un aggressore e c’è un aggredito.
Riempire la piazza di bandiere ucraine
E allora, il 15 marzo, chi vuole davvero manifestare per l’Europa deve fare una cosa molto semplice: riempire la piazza di bandiere ucraine. Non perché l’Europa si esaurisca a Kiev, ma perché oggi è lì che si combatte per un’idea di Europa basata su democrazia, libertà e stato di diritto. Se quelle bandiere saranno tante, non si potrà ignorarle. Chi guarderà le immagini capirà che quella non è la piazza di Conte, di Santoro, di Lilin, di Caracciolo, di Orsini, di Travaglio o della Botteri. È la piazza della Resistenza, della democrazia e dei padri fondatori di un’Europa nata sulle ceneri del nazifascismo. È la piazza della pace giusta, quella che chiede la fine dei massacri a chi li ha iniziati.
Perché chi ha un minimo di onestà intellettuale sa benissimo chi sta facendo la guerra e chi la sta subendo. E il 15 marzo non è il giorno per far finta di non saperlo.
(Luisa Bianchi)
Prompt:
Intro: siamo arrivati alla Manifestazione del 15 Marzo per l'Europa. Ma, visto il momento storico, quale Europa? Ti viene naturale scrivere qualcosa, visto che mette in evidenza ulteriori conflitti irrisolti all'interno del mondo progressista occidentale, ormai sempre più contradditorio, imbarazzante e incapace di leggere il mondo.
parte 1: In Italia, l'assenza di una forza liberale solida dai tempi di Cavour (Luigi Einaudi, come ogni rondine, non faceva primavera) ha lasciato un vuoto ideologico che si riflette ancora oggi. Una parte significativa di intellettuali, politici e giornalisti progressisti abbia sviluppato una visione fortemente critica del modello occidentale, spesso attribuendogli la responsabilità di molti problemi globali.
parte 2: Questa mentalità affonda le sue radici nel passato: molti di questi esponenti sono cresciuti manifestando a favore di figure come Mao Zedong, Fidel Castro o il sogno sovietico. Sebbene il fallimento di tali ideologie sia ormai conclamato, si è conservata una sorta di rivalsa inconscia contro l’Occidente.
parte 3: L'idea di affrontare i problemi specifici con competenza e rigore spesso non appare seducente a chi ha interiorizzato un approccio romantico e utopistico ai cambiamenti sociali, ispirato da canzoni come Imagine di John Lennon. Al contrario, si tende a idealizzare paradigmi alternativi, vaghi e poco definiti, piuttosto che cercare soluzioni concrete e approfondite.
parte 4: e arriviamo all'Ucraina. Alcuni intellettuali occidentali attribuiscono le colpe dell'aggressione non solo alla Russia di Putin, ma anche alla NATO o a presunte provocazioni da parte dell’Occidente. Questa visione, che cerca spiegazioni "più complesse", si traduce a volte in posizioni ambigue, come quella che suggerisce che l'Europa non voglia davvero la pace o che Zelensky sia un burattino dell’Occidente. Tale approccio rischia di minimizzare la responsabilità russa e di confondere la realtà dei fatti.
parte 5: C'è un modo, uno solo credo, per non lasciare che la piazza di oggi resti un equivoco. Chi può e vuole andarci, lo faccia riempiendola di bandiere ucraine. E' a Kiev, oggi, l'Europa "giusta". Se le bandiere saranno tante non sarà possibile ignorarle; e chi guarda le immagini saprà allora che quella non è la piazza di Conte, di Santoro, di Lilin, di Caracciolo, di Orsini, di Travaglio o della Botteri, ma è invece la piazza della Resistenza, della democrazia, e dei padri fondatori dell'Europa nata sulle ceneri del nazifascismo. Una piazza che chiede la pace giusta, cioè la fine dei massacri, a chi della guerra, delle deportazioni e delle stragi è responsabile: Putin.
Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4, parte 5; approfondisci dove ritieni necessario.
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