Vecchioni, la cultura e la nostalgia canaglia

Quando si smarrisce (o non si è mai trovata?) un’identità profonda, ci si rifugia nell’identitarismo. È una legge universale: meno hai qualcosa, più ti aggrappi a un simulacro di esso. E quando si apre la possibilità di dire qualcosa di incredibilmente stupido, i sedicenti intellettuali si fanno avanti, scollegano il cervello e danno fiato alle trombe.

Ultimo caso di questa gloriosa tradizione? Roberto Vecchioni, che si è lanciato in una difesa della cultura europea degna di una convention di nostalgici del Grand Tour. Secondo il professore-cantautore, la cultura è un’esclusiva del Vecchio Continente. Gli Stati Uniti? Degli zoticoni senza profondità. Il resto del mondo? Un grande blob indistinto di gente che, evidentemente, passa il tempo a tamburellare su superfici vuote.

Che fine hanno fatto millenni di storia umana fuori dall’Europa? Chi lo sa. Forse erano tutti troppo impegnati a non essere europei per avere una cultura.

Il club privato della cultura

Per dimostrare la sua tesi, Vecchioni ha tirato fuori la solita lista di autori europei, come se bastasse sventolare Dante e Shakespeare per chiudere la questione. Ora, niente da dire: grandissimi, immensi. Ma l’idea che la cultura sia un circolo esclusivo con sede a Parigi, Roma e Atene è un po’ come quei club per soli uomini dove si fuma il sigaro e si discute di quanto fosse bella l’epoca in cui nessuno ti contraddiceva.

Certo, possiamo anche fare finta che la Cina, con i suoi millenni di filosofia, poesia e pittura, sia solo una nota a margine della storia. O che la Russia, patria di Dostoevskij, Tolstoj, Čajkovskij e Stravinskij, sia un piccolo errore geografico da correggere. O che gli Stati Uniti, che hanno prodotto Faulkner, Hemingway, la pop art, il jazz e il cinema moderno, siano una cultura minore.

Ma a questo punto facciamo prima a dire che la civiltà finisce dove smette di arrivare il segnale di Rai Storia.

Grecia vs. resto del mondo

Come ogni europeista nostalgico che si rispetti, Vecchioni ha anche rispolverato l’argomento “la democrazia è nata in Grecia”, e quindi il mondo occidentale ha il copyright su tutto ciò che è civile e avanzato.

Ora, per carità, la democrazia ateniese è stata una delle invenzioni più straordinarie della storia. Peccato che fosse anche un club esclusivo per uomini liberi, con schiavi, donne e stranieri lasciati fuori dalla porta. Una specie di social network con l’algoritmo più severo della storia: se non rientravi nei parametri, non potevi nemmeno commentare.

E se proprio vogliamo parlare di modelli politici, possiamo ricordare che altre civiltà hanno sviluppato forme di governo basate sul consenso e sulla partecipazione? O è troppo disturbante per la nostra nostalgia eurocentrica?

La cultura è un dialogo, non un monologo

C’è un piccolo dettaglio che Vecchioni sembra aver dimenticato: la cultura non è un’isola, ma un arcipelago. È un prodotto di scambi, influenze e contaminazioni. Ogni grande civiltà ha preso qualcosa dalle altre. L’Europa non fa eccezione.

Senza gli arabi, avremmo perso gran parte della filosofia greca. Senza la Cina, niente stampa e niente carta (sì, nemmeno le prime edizioni dei grandi classici europei). Senza gli Stati Uniti, oggi probabilmente scriveremmo ancora con la penna d’oca invece di farlo su un laptop.

La storia culturale non è fatta di compartimenti stagni, ma di correnti che si incrociano. L’idea che l’Europa sia un faro isolato nella notte della barbarie globale è una fantasia da vecchio professore di liceo ottantenne.

Ops…

Ma quindi ti trasferiresti in Cina?

E qui arriva la domanda-trappola: “Ah, quindi se ti piacciono tanto le culture straniere, perché non ti trasferisci in Cina o in India o in Russia?”

Ma certo! Esattamente come chi ascolta Mozart dovrebbe trasferirsi a Salisburgo e chi legge Hemingway dovrebbe comprare una capanna in Florida. È evidente.

Il punto è un altro: si può riconoscere il valore di una cultura senza doverci traslocare dentro. Non è necessario fuggire dall’Europa per ammettere che il mondo è più vasto delle sue frontiere storiche. Basta un piccolo sforzo di curiosità, invece di ripetere le solite banalità autocelebrative come un nonno davanti al caminetto che racconta quando tutto era meglio.

E invece no, meglio rifugiarsi in una comfort zone di superiorità auto-attribuita, con un’aria di sufficienza degna di chi pensa che la cultura sia nata con Omero e finita con Montale.

Ma del resto, che aspettarsi? Quando si smarrisce un’identità profonda, ci si rifugia nell’identitarismo.

(Margherita Nanni)

Prompt:

Intro: Quando si smarrisce(o non si è mai trovata?), una identità profonda, ci si rifugia nell'identitarismo. Quando si apre la possibilità di dire qualcosa di incredibilmente stupido, i sedicenti intellettuali si fanno avanti, scollegano il cervello e danno fiato alle trombe.

parte 1: Roberto Vecchioni ha espresso una visione della cultura che ha suscitato non poche polemiche. Vecchioni ha affermato che la cultura è un patrimonio esclusivamente europeo, sostenendo che altre nazioni, come gli Stati Uniti, non comprendono il vero significato della cultura.

parte 2: Vecchioni ha elencato una serie di autori europei per dimostrare la superiorità culturale dell'Europa, ma questa visione ignora il contributo fondamentale di altre civiltà. Ad esempio, la civiltà cinese ha una tradizione intellettuale e artistica che risale a millenni fa, con innovazioni come la stampa e una raffinata tradizione poetica e pittorica. Allo stesso modo, la Russia ha prodotto alcuni dei più grandi romanzieri e musicisti della storia, come Dostoevskij, Tolstoj, Čajkovskij e Stravinskij. E nell'ultimo secolo abbondante, la supremazia culturale americana è stata schiacciante.

parte 3: Vecchioni ha utilizzato l'origine greca della democrazia per sostenere la superiorità culturale occidentale. Tuttavia, questa visione è limitata, poiché altre civiltà hanno sviluppato forme di governo partecipative e basate sul consenso. La democrazia ateniese, pur essendo un momento fondamentale nella storia del pensiero politico, escludeva donne, schiavi e stranieri residenti, limitando la partecipazione a una minoranza di uomini liberi.

parte 4: La cultura dovrebbe essere vista come un patrimonio di tutta l'umanità, frutto di scambi costanti, influenze reciproche e ibridazioni tra popoli diversi. La storia culturale è una storia di dialoghi, contaminazioni e prestiti, non di sviluppi paralleli e isolati. Dimenticare questa lezione elementare per rifugiarsi in un orgoglio identitario escludente significa tradire lo spirito critico e la curiosità intellettuale che sono i contributi più preziosi dell'Occidente.

parte 4: giusto un professore di liceo ottantenne potrebbe uscirsene con affermazioni tipo quelle di Vecchioni. Ops...

parte 5: questo significa che ti trasferiresti subito in Cina o in Russia o in India? Assolutamente no, grazie. Ma questo non ti impedisce di guardare ai loro contributi culturali, magari sforzandoti pure di capirli.

Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4, parte 5.

Assumendo background, personalità e stile di scrittura di Margherita Nanni, scrivi un articolo. Usa un tono pungente, ironico e divertito.


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