
C’è una scena memorabile nel film Borotalco, quella in cui il sedicente architetto Manuel Fantoni — in realtà geometra truffaldino di nome Cesare Cuticchia — racconta a un ingenuo Carlo Verdone delle sue incredibili avventure: “Un bel giorno, senza dire niente a nessuno, me ne andai a Genova e mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana”. Poco dopo, lo arrestano.
Ecco, Nicola Lilin — al secolo Nicolai Verjbitkii — sembra aver preso quella scena come ispirazione di vita. Solo che il cargo liberiano è diventato un carro armato a Kursk, il fascino da cialtrone si è trasformato in delirio minaccioso, e la narrazione romanzesca si è fusa con una realtà confusa e pericolosa.
Quando il “siberiano” minaccia col polonio
Qualche mese fa, Lilin è tornato sotto i riflettori non per un nuovo romanzo, ma per un video in cui attaccava duramente i giornalisti Rai Stefania Battistini e Simone Traini. Il motivo? Avere, secondo lui, “invaso il territorio russo” durante la controffensiva ucraina nella zona di Kursk.
Fin qui, si potrebbe pensare a una delle solite sparate da tastiera. Ma Lilin è riuscito a fare di peggio: ha evocato la possibilità che ai due venga servito del “polonio nel tè”. Un’allusione tanto sottile quanto un’incudine lanciata da un balcone, che richiama direttamente il metodo preferito del KGB per “gestire” i dissidenti.
Risultato: levata di scudi del sindacato dei giornalisti, richiesta d’intervento del governo, e l’ennesima polemica sulla libertà di stampa minacciata — questa volta non da qualche regime, ma da un ex romanziere con la passione per i tatuaggi e le minacce radioattive.
Il “ribelle” costretto all’esilio (dice lui)
Dopo le polemiche, Lilin ha dichiarato di essere stato “costretto” a lasciare l’Italia. Dove si trovi adesso è un mistero degno di un thriller di serie B. Quello che sappiamo è che fino a poco tempo fa viveva a Milano, dove gestiva uno studio di tatuaggi: un’attività tutto sommato pacifica, che stride abbastanza con la retorica da guerra fredda e da uomo in fuga dal “sistema”.
Sarà davvero dovuto scappare per paura? O è semplicemente la classica auto-narrazione vittimistica del personaggio perseguitato perché “dice la verità”? Nel dubbio, resta l’impressione di una figura più vicina al teatro che alla politica.
“Educazione Siberiana”: autobiografia o favola metropolitana?
Il mito di Lilin nasce con Educazione Siberiana, libro inizialmente venduto come autobiografia, poi rettificato come romanzo “ispirato a fatti veri”. Peccato che l’etnia Urka, descritta come una società criminale con un codice d’onore quasi cavalleresco, sembri essere frutto più della fantasia che dell’etnografia.
In altre parole: ci siamo bevuti la storia di un mondo parallelo a metà fra Gomorra e Fight Club, e ce la siamo pure fatta piacere. Ma quando la finzione travalica e l’autore si sente legittimato a minacciare i giornalisti in nome di un’identità letteraria, allora il confine tra arte e delirio diventa pericolosamente labile.
Lilin e la narrazione perfetta per chi sogna il Cremlino a Roma
Lilin non è solo un caso umano da talk show o un personaggio da romanzo pulp. È diventato, consapevolmente o no, una pedina perfetta nella narrazione anti-imperialista-pro-Russia tanto cara a certi ambienti nostrani. Quelli dove Putin è visto come un baluardo contro il “decadente Occidente”, e l’Ucraina come una colonia della NATO.
Ma in mezzo a tanta retorica rivoluzionaria, salta sempre fuori il dettaglio comico: questi anti-imperialisti de’ noantri non mancano mai l’occasione di candidarsi alle elezioni europee. E infatti, Lilin è comparso proprio nella lista di Michele Santoro. Perché, si sa, nulla grida “lotta al sistema” come la partecipazione al Parlamento Europeo.
E se vi sembra una contraddizione, ricordatevi che viviamo in un paese dove certi opinionisti possono denunciare l’imperialismo americano… con l’iPhone in tasca e il bonifico UE in arrivo.
O quasi
Dalla mitologia letteraria all’apologia radioattiva, dalla narrativa criminale alla propaganda filo-Cremlino, Nicolai Verjbitkii alias Nicola Lilin alias Manuel Fantoni 2.0 è la perfetta incarnazione di un tempo in cui il confine tra realtà e cazzata è sempre più sfumato. E in cui l’importante non è essere veri, ma verosimili.
Come diceva Manuel: “Lo so, Sergio, è dura da credere… ma è così.”
Eh già. Così, o quasi.
(Serena Russo)
Prompt:
Intro: celebre scena del film "Borotalco" di Carlo Verdone, in cui Manuel Fantoni, un tipo fascinoso che si dichiara architetto, racconta al protagonista Sergio (interpretato da Carlo Verdone) delle sue incredibili avventure e frequentazioni illustri, inclusa la celebre "Un bel giorno senza dire niente a nessuno me ne andai a Genova e mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana." Manuel Fantoni, il cui vero nome è Cesare Cuticchia ed è geometra, poi viene arrestato per truffa dalla polizia di fronte ad un allibito Sergio, cui Fantoni/Cuticchia lascia le chiavi della casa.
Manuel Fantoni: rappresenta perfettamente l'archetipo del "cazzaro", quello che racconta balle per rendersi interessante e persino ammirato, pur consapevole che si tratti di bugie; infatti nemmeno prova a opporsi alla polizia; è una di quelle figure che rappresentano il desiderio di evasione da una vita triste.
parte 1: Nicola Lilin, noto anche come Nicolai Verjbitkii, era stato mesi fa coinvolto in una controversia a causa di un video in cui ha attaccato duramente i giornalisti della Rai Stefania Battistini e Simone Traini. Lilin, che è stato candidato alle elezioni europee ovviamente con la lista di Michele Santoro, ha accusato i giornalisti di aver invaso il territorio russo durante l’avanzata ucraina a Kursk e li ha minacciati con messaggi intimidatori. In particolare, Lilin ha menzionato la possibilità di “polonio nel tè” per i giornalisti, un chiaro riferimento a un avvelenamento. Questo comportamento ha suscitato molte reazioni, incluso il sindacato dei giornalisti che ha chiesto un intervento deciso del governo italiano per proteggere la sicurezza dei giornalisti e il libero esercizio del giornalismo.
parte 2: Nicolai Lilin ha dichiarato di essere stato “costretto” a lasciare l’Italia. Non è chiaro esattamente dove si trovi attualmente, ma si sa che viveva a Milano e gestiva uno studio di tatuaggi lì. Le sue dichiarazioni e azioni recenti hanno sollevato molte preoccupazioni e discussioni.
parte 3: Sì, ci sono state diverse critiche e dubbi sull’attendibilità del libro “Educazione Siberiana” di Nicolai Lilin. Inizialmente presentato come un’autobiografia, successivamente sono emersi dei dubbi sulla veridicità dei racconti, in particolare riguardo all’esistenza della cosiddetta etnia Urka, descritta nel libro. Lilin ha risposto a queste critiche affermando che il libro è un romanzo che prende ispirazione da alcune vicende realmente vissute, ma rimane comunque una narrazione letteraria e non basata su fatti di cronaca.
parte 4: un personaggio risibile, funzionale alla narrazione anti-imperialista-pro-russia di cui incarna perfettamente le contraddizioni.
Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4; approfondisci dove ritieni necessario. magari evidenziando classici episodi di corruzione di capi di stato.
Assumendo la personalità e lo stile di scrittura di Serena Russo, scrivi un articolo tagliente e brillante, con sarcasmo.
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