
A voler essere davvero machiavellici — ma machiavellici per davvero, non come quelli che citano Il Principe su LinkedIn tra una foto del brunch e una del business coach — mi pare ci sia ormai un solo modo per rendere i media e l’opinione pubblica italiana un po’ meno filoputiniani: far circolare la voce, anche solo sussurrata tra le righe, che dietro tutte le mosse di Vladimir Putin c’è Matteo Renzi.
Già lo vedo il titolone di Libero: “Il vero Zar è di Rignano sull’Arno”.
Sì, perché mentre in Europa si discute se armare l’Ucraina o inviare solo pacche sulla spalla, e mentre in Italia l’analisi geopolitica viene fatta più o meno con la stessa profondità con cui si commenta il festival di Sanremo, esiste un blocco trasversale — fatto di editorialisti nostalgici, influencer dalla cultura geopolitica approssimativa e una manciata di generali in pensione con nostalgia da Guerra Fredda — che ancora si ostina a vedere in Putin una figura “complessa”, “resistente all’imperialismo USA”, “strategica”.
Tradotto: un tipo tosto, che ci ricorda un’idea virile di potere che l’Occidente liberal ha seppellito sotto le bandiere arcobaleno.
Ecco: niente sgonfia l’appeal macho-autoritario di Putin come l’associazione mentale con Matteo Renzi.
UN’IDEA CHE FA PIÙ DANNI DI UN EMBARGO
Pensiamoci un attimo. Se domani emergesse anche solo il sospetto che le linee strategiche del Cremlino siano ispirate da qualche memo partorito in una suite d’albergo a Dubai, mentre Renzi si intrattiene tra un panel sulla leadership globale e una cena con ospiti “eccellenti”, l’atteggiamento dell’opinione pubblica italiana cambierebbe nel giro di 24 ore.
Il russo diventerebbe la lingua del nemico, i meme sulla “Russia profonda” scomparirebbero dai canali Telegram dei nostalgici sovranisti, e in RAI partirebbe la caccia alle cravatte bordeaux. Perché nulla è più tossico, in Italia, di ciò che è percepito come “renziano”. E nulla è più renziano del potere senza umiltà, dell’ambizione scollegata dalla realtà, dell’illusione di guidare il mondo mentre ti tolgono la corrente in sala stampa.
FANTAPOLITICA O STRATEGIA COMUNICATIVA?
È ovvio che Putin non si faccia scrivere i discorsi da Matteo Renzi. Anche perché a Mosca, se dici “Stai sereno”, ti controllano i freni della macchina. Ma il punto non è la verità: è la narrazione. In un’epoca dove l’opinione pubblica si forma più su TikTok che su Foreign Affairs, basta un accostamento ben calibrato per demolire una reputazione.
Non serve hackerare le elezioni, basta suggerire che la visione del mondo di Putin è la stessa di un ex premier italiano che oggi campa di conferenze e nostalgie. Il sospetto che Putin si ispiri a Renzi farebbe evaporare ogni simpatia residua.
UN PAESE DOVE PUTIN È SIMPATICO FINCHÉ NON SI SCOPRE CHE GUARDA “LEOPOLDA TALKS”
E così l’Italia, paese dove si può ancora sentire dire che “Putin almeno è un uomo di Stato” (frase detta spesso da chi confonde l’autorità con l’autoritarismo), potrebbe scoprire un’improvvisa vocazione atlantista, se solo si sospettasse che dietro il pragmatismo spietato del Cremlino ci sia il tocco creativo del renzismo applicato alla geopolitica.
Putin che lancia un’OPA sulla Transnistria con l’aiuto di un fondo saudita? Putin che consiglia a Zelensky un master in storytelling alla Scuola Holden? Putin che apre una rubrica settimanale su Il Riformista?
La sola immagine basterebbe a dissolvere ogni fascinazione.
E allora, se davvero vogliamo liberare l’Italia dall’abbraccio tossico con il mito del dittatore forte ma lucido, forse non serve un’inchiesta giornalistica né un trattato sull’equilibrio multipolare. Basta una voce ben piazzata:
Putin prende consigli da Renzi.
Il resto si scrive da solo.
(Serena Russo)
Prompt:
Intro: A voler essere davvero machiavellici mi sembra ci sia ormai un solo modo per rendere i media e l'opinione pubblica d'Italia un po' meno filoputiniani: diffondere la voce che dietro tutte le mosse di Putin c'è Matteo Renzi.
Articolo: intro; approfondisci dove ritieni necessario.
Assumendo la personalità e lo stile di scrittura di Serena Russo, scrivi un articolo tagliente e brillante, con sarcasmo.
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