
Oggi vorrei parlarvi del Premio Strega, ma — e perdonatemi la deviazione — prima è necessaria una premessa. Una di quelle storie che, se la raccontassi a voce durante un brunch radical-chic a Lambrate, si chiuderebbe con un silenzio imbarazzato, seguito da qualcuno che finge di ricevere una chiamata urgente dalla tata del barboncino. Una storia, direbbero alcuni, boccaccesca. Ma non di quelle con le suore e gli ortolani: più tipo con una confezione di Polaretti e un’educazione sessuale fai-da-te nel bagno degli anni Duemila.
Manuale di educazione sentimentale con conservanti
Claudia — nome fittizio, perché anche le eroine borderline meritano una certa privacy — era la mia migliore amica ai tempi del liceo. Liceo classico, beninteso: traduzione di Plutarco il martedì, esplorazioni emotivo-sessuali il sabato pomeriggio.
Io ero quella minuta, graziosa ma educatamente invisibile, con l’ansia da prestazione esistenziale e la cartella piena di evidenziatori color pastello. Claudia invece… be’, Claudia era alta, tettona e dotata di una sfacciataggine disarmante. Aveva quell’energia animalesca da valletta degli anni ’90 che sapeva anche citare Elsa Morante, se necessario. E un giorno, nel bagno della sua casa (decorato con delfini adesivi e tappetini peluche), le chiesi come facesse a conquistare tutti quei ragazzi. “Facile,” disse con un tono da Sibilla Cumana in Crocs, “abbi sempre a portata di mano una confezione di Polaretti.”
Pensai stesse parlando di un flirt estivo. Invece no. La sua teoria, a metà fra il sadomaso e l’ostetricia creativa, prevedeva di… pre-raffreddare la situazione attraverso l’introduzione strategica del ghiacciolo nel lato B. “Così non senti dolore e lui penserà che sei una dea.” Io restai pietrificata come il busto di Virgilio in aula magna. Orripilata? Sì. Ma anche — lo ammetto — affascinata.
Se Melissa P. avesse fatto il liceo a Ravenna
Questa storia — che, giuro, non sto inventando — oggi potrebbe diventare un romanzo. Nei primi anni Duemila avrebbe fatto concorrenza a Cento colpi di spazzola di Melissa P., con un titolo tipo Sette Polaretti in freezer (e uno dove non batte il sole). Dieci anni dopo, forse sarebbe approdata come spin-off young adult di 50 Sfumature di Grigio, ma ambientato in un bar di periferia con la lavagnetta del “coperto 2€” e un Christian Grey in felpa Champion.
Ma oggi — oh, oggi! — questa storia avrebbe tutte le carte in regola per concorrere al Premio Strega. Altro che autofiction sul padre morto e la madre silenziosa: qui c’è una vera epopea post-adolescenziale da sgelare con cautela.
Il candidato ideale al Premio Strega
Claudia ha diciassette anni e una fame d’amore che sfiora la scelleratezza. Cresciuta tra le piante grasse della veranda e i lunedì di solitudine in una provincia romagnola che sa essere più cattiva del necessario, si muove tra esperienze sbilenche e strategie creative d’autodifesa.
Il padre, Franco, ex rappresentante di medicinali con simpatie radicali e baffo impeccabile, è un uomo che ha smesso di credere nel corteggiamento tradizionale. La madre, Silvana, vive sospesa in un eterno giovedì pomeriggio, segnato da un disturbo da shopping compulsivo e da una delusione d’amore mai digerita.Quando Claudia si iscrive alla facoltà di Farmacia a Ferrara, cerca un’idea di riscatto che si rivelerà più chimica che emotiva. Lì incontra Lorenzo, giovane carismatico con una ferita d’infanzia legata a una collezione incompleta di figurine dei Pokémon e a un padre scappato in Sud America.
Tra messaggi vocali mai inviati, Polaretti al limone e un tema sociale che oscilla tra l’educazione sentimentale fallita e la provincia che non insegna a toccarsi con delicatezza, il romanzo attraversa il grande rimosso italiano del desiderio precoce e della pornografia soft-core ereditata da MTV Italia.
Con una lingua viscerale, esilarante e segretamente lirica, Giulia C. firma un esordio che è già cult: un romanzo sull’iniziazione, sulla pelle che si prova a rendere invincibile, e sull’amicizia come unica religione che resiste al tempo e al buon senso.
La vera grande letteratura italiana era nel bagno di Claudia
Visto? Il grande romanzo italiano ce l’avevamo già nel bagno di Claudia, fra lo specchio appannato e il sacchetto dei gelati Conad. Altro che le descrizioni delle briciole sul tavolo come metafora della decadenza.
E non ditemi che non avete anche voi un’amica Claudia: magari non usava Polaretti, magari era meno poetica, ma in fondo — lo sappiamo — anche lei voleva solo sopravvivere a un mondo che non le aveva dato istruzioni precise.
Claudia ha tre figli, io ho tre sciarpe. E va bene così
Per la cronaca, io e Claudia siamo ancora ottime amiche. Lei è una farmacista seria, felicemente sposata, con tre bambini e una casa a Ravenna decorata con sobrietà e piastrelle lavabili. Io, invece, sono single e mi prendo freddo a Milano.
E ogni volta che sento parlare del Premio Strega, penso: certo, il trauma, la provincia, i silenzi… ma abbiamo mai premiato il coraggio scellerato di una Claudia adolescente con un Polaretto nel posto sbagliato al momento giusto?
No. E allora forse è per questo che l’Italia è ancora un paese a metà.
(Margherita Nanni)
Prompt:
Intro: oggi voglio parlare del Premio Strega, ma prima è necessaria una premessa... di tipo, direbbero alcuni, boccaccesco.
parte 1: ai tempi delle superiori, Claudia (nome di fantasia per proteggere l'anonimato) era la mia migliore amica. Eravamo la coppia inseparabile, io quella minuta, carina ma timida, lei quella magari non bellissima, ma alta, tettona e soprattutto spavalda. Un bel giorno le chiesi come fare per avere successo coi ragazzi come fa lei. "Abbi sempre a portata di mano una confezione di Polaretti. Se dovesse venire in casa un ragazzo che ti piace, e sai che sarete soli, trova prima il tempo di tenerne uno nel lato B, così quando arriverete al dunque glielo puoi dare senza sentire dolore e da lì in poi sarà tuo schiavo", mi disse. Non capivo. Mi spiegò. Ero orripilata ma affascinata dalla sua incredibile audacia.
parte 2: questa storia potrebbe diventare un libro. Nei primi anni 2000, avrebbe potuto essere il romanzo rivale di Melissa P. (fai un esempio). Dieci anni dopo, perché no, un contraltare young adult a 50 Sfumature di Grigio. (fai esempio). Però, perché limitarsi? Oggi, la storia della Claudia adolescente potrebbe ambire allo Strega.
template: [NOME PROTAGONISTA] ha [età] anni e una rabbia muta che lo accompagna fin dall’infanzia. Cresciut* tra le crepe di una famiglia disfunzionale e i silenzi di una provincia [regione italiana] che non perdona, si muove tra ricordi sfocati e desideri mai confessati. Il padre, [NOME PADRE], ex [mestiere anni '60/'70] con simpatie [ideologia politica], è un uomo che ha smesso di credere nel futuro. La madre, [NOME MADRE], vive sospesa in un tempo tutto suo, segnato da [trauma o disturbo psichico], e da un amore mai del tutto restituito. Quando [nome protagonista] si trasferisce a [città italiana o estera], insegue un’idea di libertà che si rivelerà più sfuggente del previsto. Lì incontra [NOME PERSONAGGIO SECONDARIO], una figura enigmatica e magnetica, portatrice di un segreto legato a [tema sociale o familiare]. Tra lettere mai spedite, fotografie sbiadite e dialoghi interiori, il romanzo attraversa [evento storico o tema d’attualità], restituendo il ritratto intimo e collettivo di una [descrizione generazione] che cerca di sopravvivere al disincanto.
Con una lingua densa, lirica e sorprendentemente ironica, [nome autore/autrice] firma un esordio che è già un classico: un romanzo sull’identità, sulla memoria e sull’impossibilità di tornare davvero a casa.
parte 3: adatto la vicenda di Claudia al template.
parte 4: visto?
parte 5: per la cronaca, io e Claudia siamo ancora ottime amiche. Lei è farmacista, felicemente sposata, ha tre bambini e vive ancora a Ravenna, io sono single e prendo freddo a Milano.
articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4, parte 5. Approfondisci dove ritieni necessario.
Assumendo la personalità di Margherita Nanni, scrivi in articolo brillante, divertente, colorito, senza moralismo, ma cogliendo il fascino dell'inverosomiglianza della vicenda.
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