Dazi, dazi, riecco i dazi!

Dazi al 30% su prodotti europei, compresi i nostri gioielli dell’agroalimentare. Imposti unilateralmente dagli Stati Uniti, quelli dell’amicizia a stelle e strisce, dell’atlantismo incondizionato, della lealtà che dovrebbe essere ben ricompensata. E invece no: il colpo arriva dritto in faccia, con la violenza tipica di chi può permetterselo. E il tutto avviene sotto lo sguardo fiero, svagato o ottusamente compiaciuto di non uno, ma ben tre leader politici italiani che in teoria dovrebbero difendere i nostri interessi.

L’avvocato del popolo, che si è perso nella nebbia delle dirette social e delle improbabili verità alternative. Il mentecatto che va in Cina vestito da aperitivo in spiaggia, e che ancora pensa che la politica estera si risolva con un sorriso e una foto su TikTok. La Grande Sorella d’Italia, che aveva promesso fiamme e orgoglio, e invece torna a casa col cappello in mano e una bella tassa in più sulle eccellenze che diceva di voler proteggere.

Parliamo di un dazio del 30%. Trenta. Tre-zero. Non una limatina tattica, non una misura simbolica, non un avvertimento: è una mazzata, una dichiarazione di guerra commerciale. E pensare che fino a ieri si discuteva se riuscire a contenerli al 10% sarebbe stato un successo. Un 10% già allarmante per un Paese che ha fatto del Made in Italy un feticcio da campagna elettorale, al punto da dedicarci un ministero intero – il cui operato, a quanto pare, si limita a slogan e chiacchiere.

Non c’è niente da fare. Se è questa gente che votiamo, queste sono le conseguenze che ci meritiamo. Il populismo ha promesso la rivincita dell’Italia sovrana, e invece ci ha portato alla svendita definitiva. Da domani tutti a importare carne di bisonte per fare le nostre sovrane bresaole, mi raccomando. Magari con un bel vino DOCG dell’Iowa. Avanti così, popolo di santi, poeti, navigatori e millantatori.

Perché poi è sempre colpa di qualcun altro, vero? E allora prepariamoci alla consueta liturgia del vittimismo da baraccone. Trumpisti italiani e sostenitori del nostro governo, allineatevi e ripetete con me il mantra di ogni catastrofe: la colpa è degli immigrati, di Soros, di Paperinik e di Papa Francesco. Non del fatto che i vostri leader politici siano analfabeti di economia internazionale, incapaci di negoziare, umiliati in ogni sede diplomatica e irrimediabilmente succubi.

Siamo di fronte all’ennesima dimostrazione che l’idea di “sovranismo” applicata da questi cialtroni è solo una patacca di latta appuntata sul petto da chi non sa reggere il confronto con la realtà. È facile gridare “prima l’Italia” quando si è in diretta televisiva; meno facile farlo quando un governo amico ti impone dazi punitivi e ti riduce a comparsa nel grande teatro delle relazioni internazionali.

Il nostro export agroalimentare – uno dei pochi comparti ancora capaci di reggere la concorrenza globale – verrà colpito duramente. Parmigiano, prosciutti, vini, conserve: i veri ambasciatori della nostra cultura rischiano di diventare prodotti di lusso in mercati chiave. E la risposta del governo? Silenzio o, peggio, propaganda spiccia per sviare l’attenzione.

Così funziona il mondo reale. Così funziona quando affidi il Paese a chi confonde la diplomazia con la propaganda. Quando chiami “patrioti” quelli che non distinguono l’export dal televoto. Quando credi che basti un tricolore dietro la scrivania per difendere davvero l’Italia.

Nel frattempo, a Washington brindano. E noi, qui, ci facciamo la guerra per il prezzo della mortadella.

(Roberto De Santis)

Prompt:

intro: Dazi, dazi, riecco i dazi!

parte 1: Dunque, dazi al 30% imposti unilateralmente dal Grande Alleato di non uno, ma ben tre leader politici italiani: l’avvocato del popolo, il mentecatto che va in Cina vestito da aperitivo in spiaggia e ovviamente la Grande Sorella d’Italia. In uno scenario in cui già limitarli al 10% appariva un grande successo per un governo che aveva talmente puntato sul Made in Italy da farne un ministero.

parte 2: Non c’è niente da fare, se è questa gente che votiamo, queste sono le conseguenze che ci meritiamo. Da domani tutti a importare carne di bisonte per le sovrane bresaole, mi raccomando. Popolo di santi, poeti, navigatori e millantatori.

parte 3: trumpisti italiani e sostenitori del nostro governo, mi raccomando: colpa degli immigrati, di Soros, di Paperinik e di Papa Francesco.

articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3. Approfondisci dove ritieni necessario.

Assumendo personalità e stile di scrittura di Roberto De Santis, scrivi un articolo; usa un tono brillante e polemico.

Scopri di più da Le Argentee Teste D'Uovo

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento