Toscana: la fine del pragmatismo e l’era del populismo

Il patto tra PD e M5S segna la fine del governo serio in Toscana. Addio al pragmatismo delle ex “regioni rosse”, addio all’orgoglio di essere laboratorio di buon governo, addio a quella reputazione che ha fatto della Toscana un modello europeo per sanità, welfare e gestione dei servizi. Oggi, al suo posto, si insedia un’alleanza Frankenstein: un PD disposto a tutto pur di restare al potere e un M5S che pretende di imporre il suo catalogo di demagogie da comizio di piazza. Benvenuti nell’era della politica da talk show, dove le promesse si scrivono su Twitter e i conti si pagano… o meglio, non si pagano.

Le mirabolanti promesse senza copertura
La nuova agenda sembra più il programma di un reality show che di un governo regionale.

  • Reddito di cittadinanza regionale. Non è bastato il flop nazionale, che ha drenato miliardi e lasciato il mercato del lavoro inchiodato. In Toscana ci si ostina a riesumarlo, come un Frankenstein burocratico, da finanziare con risorse che semplicemente non ci sono. Chi paga? Nessuno lo dice. Forse i turisti tedeschi con il biglietto agli Uffizi, forse Babbo Natale.
  • Riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Chi non lo vorrebbe? Lavorare meno, guadagnare uguale: il sogno di sempre. Peccato che l’economia non funzioni per decreto e che la realtà non si pieghi a Rousseau (la piattaforma, non il filosofo). Le imprese, già strozzate da tasse e burocrazia, come faranno a reggere il colpo?
  • Salario minimo a 9 euro l’ora. Un tema serio, ridotto però a bandierina da agitare. Non un piano organico di riforma, non una riflessione sulle differenze settoriali o sugli effetti collaterali per piccole e medie imprese: solo uno slogan, da incidere su manifesti e volantini.

Il punto è sempre lo stesso: zero coperture. È come fare un brindisi senza bottiglia. Un gioco di prestigio: i numeri si annunciano, ma i conti non tornano.

L’ideologia del “no”
Se il lato economico è aria fritta, quello infrastrutturale è puro sabotaggio.

  • Rigassificatore di Piombino. In un’epoca di crisi energetica, con famiglie e imprese che tremano davanti alle bollette, la risposta è “no”. Meglio restare dipendenti dall’estero che affrontare la realtà.
  • Base NATO di Rovezzano. In un contesto geopolitico incandescente, con l’Europa che discute di difesa comune e minacce globali, la Toscana dice: “No, grazie. Qui siamo pacifisti per procura”.
  • Aeroporto di Firenze. Un’infrastruttura necessaria, discussa da anni, cruciale per turismo e affari. Anche qui: “no”. Troppo rumore, troppi aerei. Come se il mondo si fermasse alle colline del Chianti e ai cipressi della Val d’Orcia.

È l’ideologia del no per principio, del no come identità politica. Una Toscana chiusa a riccio, che si auto-condanna all’irrilevanza mentre il resto d’Europa corre.

Il suicidio politico del PD
E qui veniamo al punto dolente: il PD. Una volta era il partito del pragmatismo, dei conti in ordine, della serietà amministrativa. In Toscana aveva costruito il mito della “regione modello”.

Oggi? Oggi si piega al M5S, barattando serietà con sopravvivenza. Ha accettato un’agenda che sa di populismo e di velleitarismo. Perché? Per governare. Perché la paura di cedere il passo al centrodestra è più forte di ogni dignità politica.

Intanto Azione!, +Europa e gli altri partner riformisti hanno mollato il tavolo. E hanno fatto bene: rifiutare di essere complici di un gioco al massacro. Restano i grillini, con il loro bagaglio di slogan e di clic, e un PD disposto a seguirli. La domanda sorge spontanea: voi governereste con la Taverna?

Ostaggi digitali
La ciliegina sulla torta: 3,7 milioni di toscani ostaggi delle decisioni di poche migliaia di militanti M5S collegati a una piattaforma digitale. La cosiddetta “democrazia diretta” ridotta a plebisciti online gestiti da algoritmi e clic compulsivi.

Una manciata di attivisti può decidere se si fa o non si fa un’infrastruttura, se si danno o non si danno sussidi, se si accettano o meno investimenti miliardari. Altro che “partecipazione popolare”: qui siamo al governo per sorteggio digitale.

Il triste epilogo
Così la Toscana, da faro di buon governo, si trasforma in una caricatura. Dalla sanità eccellente ai progetti di sviluppo, dal rigore amministrativo alla reputazione internazionale: tutto sacrificato sull’altare del populismo e dei clic.

La verità è che questa non è una vittoria né per il PD né per il M5S. È una sconfitta per i cittadini toscani, costretti a guardare il futuro attraverso il filtro distorto di slogan, “no” ideologici e referendum digitali.

E allora: benvenuti nella nuova Toscana. Una volta eravamo la locomotiva. Adesso siamo il vagone letto del populismo.

(Giancarlo Salvetti)

Prompt:

intro: Il patto tra PD e M5S segna la fine del governo serio in Toscana. Addio al pragmatismo delle ex "regioni rosse", benvenuto al populismo demagogico!

parte 1: Reddito di cittadinanza regionale (il mostro resuscita!), Riduzione orario lavoro a parità di salario, Salario minimo a 9€/h, Tutto senza coperture finanziarie. Demagogia pura!

parte 2: Stop al rigassificatore di Piombino (no all'energia), No alla base NATO di Rovezzano (no alla sicurezza), Blocco all'ampliamento dell'aeroporto di Firenze, Ideologia no-Tutto che affonda la Toscana.

parte 3: Azione!, +Europa e gli altri lasciano il tavolo. Il PD si è venduto al populismo pur di governare. Voi governereste con la Taverna?

parte 4: 3,7 milioni di toscani ostaggio delle decisioni di poche migliaia di militanti M5S collegati in rete. Parodia della democrazia. Complimenti vivissimi alla mia regione.

Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4; approfondisci dove ritieni necessario.

Assumendo la personalità di Giancarlo Salvetti, scrivi un approfondito articolo dal tono tagliente, ironico e brillante.


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