I fedeli di Lukashenko (anche quando fingono di non esserlo)

In questi giorni, al Parlamento europeo, si è votata una mozione per condannare le violente repressioni e la dittatura di Aleksandr Lukashenko in Bielorussia. Una di quelle votazioni “facili”, in teoria: non serve essere un esperto di geopolitica per riconoscere la brutalità di un regime che da anni incarcera oppositori, tortura dissidenti, fa sparire persone e continua, nel 2025, a eseguire condanne a morte in segreto. Una dittatura così soffocante che, a confronto, quella di Putin pare quasi un sistema pluralista — quasi.

Eppure, anche le scelte più ovvie in politica sanno diventare bizzarre. La mozione è passata con 454 voti favorevoli, ma non tutti si sono allineati: 18 eurodeputati hanno avuto il coraggio (o la sfacciataggine) di votare contro e altri 84 si sono astenuti. Una minoranza ristretta, sì, ma eloquente. Persino partiti noti per la loro benevolenza nei confronti di Mosca — come la Lega — hanno capito che questa volta era il caso di schierarsi dalla parte giusta della storia.

E allora, chi sono gli irriducibili italiani che hanno deciso di non votare contro Lukashenko? Sorpresa: i rappresentanti del Movimento 5 Stelle. Gli unici. Gli unici a guardarsi bene dal condannare apertamente uno dei regimi più feroci e retrivi d’Europa.

Sorge spontanea una domanda: davvero è così difficile dire “no” a un dittatore che reprime il proprio popolo con la violenza? O il problema è che, sotto sotto, al Movimento piace sentirsi “equidistante” da tutto e da tutti, anche quando si parla di tirannie sanguinarie? Il sospetto è che quella “neutralità” tanto sbandierata non sia altro che una timidezza travestita da coerenza politica. O, peggio, un modo per restare ammiccanti verso certi ambienti nostalgici dell’Est.

In un Parlamento in cui persino i sovranisti si sono sentiti in dovere di prendere le distanze dal despota bielorusso, il M5S ha scelto la via del mezzo: non dire sì, non dire no, ma lasciare un segno grigio sulla carta delle votazioni. Una via di mezzo che, quando si parla di democrazia e diritti umani, equivale a una resa morale.

E allora, la prossima volta che vedrete Giuseppe Conte in televisione con la sua solita voce pacata e lo sguardo da professore indulgente, qualcuno abbia il coraggio di chiedergli: “Perché il vostro partito non ha condannato Lukashenko?”
Non accettate risposte evasive, non accettate i soliti giri di parole sulla “necessità di dialogo” o sul “rifiuto della logica dei blocchi”. Perché quando si parla di torture, prigioni politiche e sparizioni di oppositori, non ci sono sfumature da interpretare: o si sta con le vittime o con chi le opprime.

E se pensate che gli unici “neutrali” siano stati i 5 Stelle, vi sbagliate. Guardando i nomi di chi ha votato contro o si è astenuto, emerge un fronte ormai ben riconoscibile: quello dei rossobruni, quell’alleanza tossica tra una certa estrema sinistra e una certa estrema destra. Due mondi che a parole si odiano, ma che in pratica finiscono sempre per trovarsi d’accordo ogni volta che si tratta di coccolare una dittatura.

È una vecchia storia: gli uni vedono in Lukashenko (come in Putin, Assad e compagnia) un baluardo contro “l’imperialismo americano”; gli altri lo esaltano come simbolo dell’“ordine” e della “sovranità nazionale”. Stesse fantasie, opposti pretesti ideologici. Ma il risultato è identico: giustificare il potere autoritario in nome di una libertà che non esiste.

In Bielorussia, intanto, la libertà vera — quella di parlare, di dissentire, di vivere senza paura — resta un miraggio. E qui, nell’Europa che si proclama baluardo della democrazia, c’è ancora chi preferisce guardare altrove.

A volte non serve il coraggio per dire sì: basta la decenza.
Ma a quanto pare, quella non è inclusa nel programma elettorale di tutti.

(Serena Russo)

Prompt:

Intro: In questi giorni si vota una mozione per condannare le violente repressioni e la dittatura di Lukashenko in Bielorussia. Una dittatura così oppressiva che, a confronto, quella di Putin sembra quasi liberale. Parliamo di un regime che pratica arresti politici, torture, sparizioni e persino condanne a morte in segreto.

parte 1: Una votazione facile, no? In un mondo normale sarebbe passata all'unanimità. E infatti ha avuto 454 favorevoli. Ma ci sono stati anche 18 contrari e 84 astenuti. Persino i partiti italiani notoriamente più vicini a Putin, come la Lega, hanno votato A FAVORE.

parte 2: Allora, chi sono gli unici italiani che si sono astenuti? I nostri eurodeputati del Movimento 5 Stelle. Ma come? È così difficile votare CONTRO una delle dittature più spregevoli d'Europa? Sembra di no, a meno che non si voglia a tutti i costi dimostrare di essere i più fedeli amici di Putin persino più di Salvini. Accolgo l'obiezione: parliamo del M5S, non possiamo pretendere molto.

parte 3: La prossima volta che sentirete Giuseppe Conte in TV, qualcuno per favore gli chieda: "Perché il vostro partito non ha avuto il coraggio di condannare il regime di Lukashenko?" E non accettate le solite giustificazioni risibili. Ok, lo so: non succederà.

parte 4: Indovinate chi erano, in maggioranza, gli altri che hanno votato NO o si sono astenuti? I cosiddetti "rossobruni", ovvero l'alleanza strisciante tra certa estrema sinistra e certa estrema destra che, pur odiandosi a parole, trovano sempre un punto di incontro nel loro amore per le dittature.

articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4; approfondisco dove necessario.

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