Próspera: La Tattica Dietro la Grazia di Trump a Hernández

Perché Donald Trump, l’uomo che ha costruito un pezzo della sua retorica politica su una fantasmagorica War On Drugs, avrebbe dovuto tirare fuori dalla cella, proprio lui, Juan Orlando Hernández? Parliamo dell’ex presidente dell’Honduras condannato a 45 anni per traffico internazionale di droga. Uno che, stando alle deposizioni dei procuratori di New York, ha praticamente trasformato il suo Paese in un’autostrada privata per la cocaina diretta negli Stati Uniti. Un personaggio che persino El Chapo salutava con deferenza. E allora perché Trump avrebbe dovuto immolarsi per lui? Perché, di tutte le persone che affollano le carceri americane, proprio Hernández?

La risposta è semplice, e al tempo stesso svela un mondo che pochi vogliono guardare: non c’entra la droga, c’entra il potere. E soprattutto, c’entra Próspera.

Hernández non è un narcotrafficante qualunque. È un uomo che, secondo le accuse, ha permesso il transito di mezzo milione di tonnellate di cocaina verso il territorio statunitense. Mezzo milione. Numeri che, se non fossero attestati da documenti processuali, sembrerebbero l’iperbole di un romanziere troppo eccitato. E non basta: ha preso soldi da El Chapo, ha armato i cartelli con equipaggiamento militare, ha permesso alla criminalità organizzata di operare con un margine di libertà che neppure nei romanzi di Don Winslow. Chi pensa che Trump abbia concesso la grazia semplicemente perché qualcuno ha bussato alla porta con una valigetta di contanti, sbaglia solo in parte: certo, Trump non ha mai disdegnato chi si presenta con le giuste attenzioni. Ma qui c’è dell’altro. Molto altro.

Il vero centro della faccenda è Próspera. Un nome che sembra uscito da un libro di Ayn Rand e invece è una città privata, o meglio un’enclave autonoma, situata sull’isola di Roatán. È un esperimento libertario, una Silicon Valley tropicale senza leggi statali, senza regolatori, senza vincoli se non quelli stabiliti dai suoi stessi investitori miliardari. Tra questi ci sono Peter Thiel e Sam Altman, gente che ha fatto del mondo un laboratorio di prova e vorrebbe fare dell’umanità un prototipo aggiornabile. Próspera è il loro parco giochi ultraliberista dove sperimentare fiscalità azzerata, criptovalute come valuta ufficiale, biotecnologia senza supervisione e una governance semi-privata degna di uno Stato aziendale. Chi guarda da fuori potrebbe scambiare tutto per l’ennesima fantasia da tecnostruttura californiana, se non fosse che qui non parliamo di un hackathon, ma di sovranità territoriale.

Próspera nasce grazie alle ZEDE, le Zone di Empleo y Desarrollo Económico volute nel 2013 proprio dal governo Hernández. Un sistema che sottraeva intere porzioni di territorio all’autorità statale per consegnarle a entità private dotate di poteri quasi sovrani. Già allora la questione aveva il retrogusto sgradevole del neocolonialismo 2.0: developer al posto dei conquistadores, avvocati d’affari al posto dei viceré, startupper al posto delle compagnie commerciali d’antan. Ma dopo la caduta di Hernández, la musica è cambiata radicalmente. L’attuale governo honduregno vuole chiudere l’enclave, riportare Próspera sotto giurisdizione nazionale, togliere ai miliardari il giocattolo. Una scelta politica, certo, ma anche una risposta a un diffuso sentimento popolare: l’idea che Próspera non sia uno spazio di innovazione, ma un avamposto straniero costruito sulla pelle dei cittadini honduregni.

E qui arriva Trump.

La grazia concessa a Hernández è tutto fuorché un gesto umanitario. È un messaggio. Un avvertimento. Una dimostrazione di forza in un gioco che somiglia sempre di più a una guerra fredda su scala tropicale. Destabilizzare il governo honduregno significa creare le condizioni per mantenere in vita Próspera, preservare gli interessi degli investitori e garantire che quell’enclave continui a funzionare come un micro-Stato protetto da Washington. Non dal Dipartimento di Stato, badate: dalla famiglia Trump.

Il Financial Times ha osservato tempo fa che Trump, Putin e Xi Jinping agiscono secondo logiche non dissimili da quelle delle grandi famiglie mafiose: spartizione dei territori, lealtà personali, ricatti reciproci, tutela degli affari. Non il potere come ordinamento, ma il potere come proprietà. Il caso Hernández è l’ennesima conferma: non è la giustizia a muovere gli attori principali della politica globale, ma un equilibrio di interessi che ricorda più un Consiglio di capifamiglia che un tavolo diplomatico.

E allora la domanda iniziale trova la sua risposta. Trump non ha graziato Hernández nonostante la War On Drugs. Lo ha graziato proprio perché la War On Drugs non è mai stata altro che una scenografia. Una tenda di velluto per nascondere gli accordi fatti dietro le quinte, tra uomini che non credono né nella legge né nella moralità, ma solo nel “tu dai una cosa a me, io ne do una a te”.

In questo teatro globale, Hernández non è più un presidente corrotto né un narcotrafficante a fine corsa. È un tassello. Un pedone utile sulla scacchiera. E Próspera è la posta in gioco.

Il resto sono dettagli.

(Roberto De Santis)

Prompt:

intro: perché Donald Trump, che ha basato parte della sua campagna elettorale su una massiccia War On Drugs, avrebbe dovuto graziare, di tutte le persone, l’ex presidente dell’Honduras Juan Orlando Hernández, condannato l'anno scorso a 45 anni di carcere per traffico di droga da un tribunale di New York?

parte 1: Hernández , secondo le accuse, ha facilitato il transito di almeno 500 tonnellate di cocaina verso gli Stati Uniti, ha ricevuto tangenti dal narcotrafficante El Chapo e ha armato i cartelli con equipaggiamento militare. Qualcuno potrebbe pensare che la grazia di Trump si possa comprare con la giusta cifra, cosa probabilmente vera, ma in questa occasione credo ci sia dell'altro.

parte 2: La mossa appare strategica e legata alla protezione di "Próspera", una città privata situata sull’isola honduregna di Roatán. Próspera è un esperimento libertario finanziato da miliardari della Silicon Valley, tra cui Peter Thiel e Sam Altman. Operando come zona franca al di fuori delle leggi statali, attrae investimenti in criptovalute e permette sperimentazioni genetiche e mediche prive di supervisione normativa.

parte 3: Espando a approfondisco Prospera e la sua storia.

parte 4: L’attuale governo honduregno intende chiudere questa enclave, considerata un avamposto neocoloniale. La grazia a Hernández può quindi essere letta come un tentativo di destabilizzare il governo locale, garantendo così la sopravvivenza di Próspera e gli interessi economici che rappresenta.

parte 5: Come ha osservato in passato il Financial Times, Trump, Putin e Xi Jinping sembrano agire secondo logiche di potere simili a quelle di famiglie mafiose, spartendosi aree di influenza al di fuori dei normali meccanismi diplomatici e giuridici. Il caso della grazia a Hernández ne è un sintomo significativo.

articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4, parte 5. Approfondisco dove ritengo necessario.

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