
Negli ultimi giorni lo spread BTP-Bund è sceso a livelli che non vedevamo da sedici anni. Non è roba da poco: per chi lavora con i mercati obbligazionari, è un po’ come svegliarsi e scoprire che la macchia ostinata sparita dal maglione… ma non si sa bene se grazie al detersivo o perché la luce è cambiata. Ecco: la storia, come quasi sempre, ha due facce. Solo una è davvero merito nostro.
Il merito italiano (quello vero)
Partiamo dalla parte che ci riguarda: una parte del miglioramento dello spread è effettivamente figlia del rigore di bilancio adottato dall’attuale governo. Questo, ai mercati, piace. Piace quasi quanto una conference call senza domande.
I rendimenti dei BTP si sono ridotti perché l’Italia, per una volta, dà l’impressione di voler tenere i conti in ordine. Non è garanzia di successo eterno, ma è un prerequisito per non finire nel reparto “pazienti complicati” per i prossimi dieci anni.
Fin qui, bene. Ma sarebbe ingenuo — oltre che molto italiano — attribuire a noi tutto ciò che succede nel mondo, come se i mercati internazionali si svegliassero ogni mattina chiedendosi: «Ma l’Italia come sta oggi?».
E infatti no.
L’altra metà della storia sta a Berlino
La parte che non dipende da noi arriva da Berlino, dove il Bund, da anni rifugio di un’Europa terrorizzata anche solo dall’idea di uscire dalla comfort zone, sta vivendo un’insolita fiammata nei rendimenti.
La ragione è semplice: la Germania ha deciso — finalmente, aggiungo da contribuente europeo — di allentare la cintura fiscale. Nuovi investimenti pubblici, più deficit, più emissioni. Si parla di un 4% del PIL di disavanzo, un livello quasi “mediterraneo”, per intenderci.
Solo che la Germania non è abituata a queste acrobazie. E i mercati reagiscono: rendimento più alto, Bund un po’ meno appetibile, spread che si restringe… perché l’altro si allarga.
I miracoli esistono, ma non nei mercati obbligazionari.
Il deficit non fa magie (nemmeno in Germania)
Secondo i modelli macroeconomici — quelli seri, non i grafici colorati che rimbalzano su certi talk show — la Germania si trova in una zona intermedia:
- la spesa a deficit darà una spintarella alla crescita,
- ma farà anche salire i tassi.
Il risultato? Una crescita troppo debole per compensare l’aumento del debito.
È la classica situazione in cui il deficit non “si ripaga da solo”, come alcuni sostengono con un entusiasmo degno delle televendite. Ci si indebita, si cresce un po’, ma non abbastanza. Fine dell’incantesimo.
Se perfino la Germania, con la sua macchina amministrativa, il suo rigore e il suo settore industriale collaudato, rischia di trovarsi impantanata… immaginate il resto.
La crescita vera nasce altrove
E qui veniamo al punto che, personalmente, mi sta più a cuore.
La crescita del futuro non arriverà giocando con la leva del deficit pubblico come se fosse un videogioco anni ’90. Arriverà dall’innovazione radicale, dalla concorrenza, dall’apertura ai settori più avanzati:
- intelligenza artificiale,
- chip di nuova generazione,
- spazio e tecnologie quantistiche.
In questo campo, l’Italia è poco più di una comparsa con una battuta sola.
La Germania, che oggi ci appare quasi titanica, rischia anch’essa di restare indietro, legata alla sua industria automobilistica come un violinista troppo affezionato al suo vecchio Stradivari per provare qualcosa di nuovo.
Il mondo corre. Chi non innova, evapora.
Bene lo spread, ma non cadiamo nell’auto-compiacimento
Che lo spread scenda è una buona notizia. Sarebbe folle sostenerne il contrario.
Ma è un indicatore fragile, influenzato da dinamiche che oltrepassano i limiti dei nostri confini, e che possono cambiare in un attimo.
La verità è che la partita per il futuro economico del Paese non si gioca sui titoli di Stato.
Si gioca su quanti investimenti sapremo attrarre, su quante aziende innovative sapremo far crescere, su quanta tecnologia saremo capaci di generare anziché importare.
In altre parole: lo spread è una boccata d’aria fresca. Ma per costruire il futuro serve ben altro. Serve ossigeno puro. Serve innovazione.
E, soprattutto, serve non illudersi che una buona notizia sia automaticamente una nostra vittoria totale. A volte — come ora — è solo metà merito e metà gentile concessione delle difficoltà altrui.
Il resto ce lo dobbiamo guadagnare. Sempre.
(Emma Nicheli)
Prompt:
intro: Negli ultimi giorni lo spread BTP-Bund è sceso a livelli che non vedevamo da 16 anni, stabilmente sotto anche a quello francese. Una bella notizia per i titoli di Stato italiani. La storia, come spesso accade, ha due facce. Solo una dipende realmente da noi.
parte 1: Da un lato, una parte del miglioramento è un merito italiano. Il rigore di bilancio adottato dall'attuale governo ha rassicurato i mercati, contribuendo ad abbassare i rendimenti dei nostri BTP. Dall'altro lato, però, c'è un fattore cruciale che arriva da Berlino. I rendimenti dei Bund tedeschi stanno infatti salendo. Il motivo? La Germania, per la prima volta dopo anni di estrema prudenza, ha deciso di finanziare nuovi investimenti pubblici ricorrendo a un deficit più alto, che potrebbe raggiungere il 4% del PIL.
parte 2: Secondo i modelli teorici, la Germania si trova in una zona intermedia. La spesa a deficit stimolerà sì una certa crescita economica nei prossimi anni, ma provocherà anche un aumento dei tassi d'interesse, che finirà per limitarne fortemente l'impatto positivo. Il risultato finale sarà una crescita troppo modesta per permettere di ripagare agevolmente il nuovo debito creato. Il deficit, in questa situazione, non si auto-finanzia con la crescita.
parte 3: La lezione che emerge è chiara e vale per tutti. Il nostro spread migliore è solo per metà un nostro successo; per l'altra metà riflette le nuove difficoltà tedesche. Soprattutto, questo episodio conferma che il deficit pubblico non è la strada maestra per una crescita solida e duratura.
parte 4: La vera crescita del futuro nasce dall'innovazione radicale, dalla concorrenza e dalle tecnologie di frontiera: intelligenza artificiale, chip avanzati, spazio. Settori in cui l'Italia è purtroppo quasi assente e in cui persino la Germania rischia di restare indietro, ancorata a produzioni industriali mature.
parte 5: La riduzione dello spread è un dato positivo, ma non abbassiamo la guardia. La partita per il futuro economico del paese si gioca su un altro campo.
articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4, parte 5; approfondisco dove necessario.
Assumendo la personalità di Emma Nicheli, scrivi un articolo approfondito, con tono serio ma gradevole, non privo di una certa ironia. Rendi l'articolo immersivo.
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