
C’è un errore che continuiamo a fare: pensare che Netflix sia solo una comodità serale, il rifugio post-ufficio in cui sprofondare sul divano con una tisana e l’ennesima miniserie nordica con omicidio incorporato. Ma no, cari miei. Netflix è ormai un attore geopolitico a tutti gli effetti.
La scelta di abbandonare la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina non nasce dal bilancino aziendale, ma da un’intuizione politica: non permettere che il proprio immaginario venga arruolato nella propaganda del Cremlino. In altre parole, Netflix ha preferito perdere un mercato pur di preservare il suo ecosistema narrativo. In un mondo dove la percezione vale più dei carri armati, è un gesto che pesa eccome.
L’acquisto da 83 miliardi che compra la memoria
Il passo davvero monumentale, però, è arrivato con l’acquisizione di Warner Bros Discovery. Ottantatré miliardi di dollari: tanto per capirci, con quella cifra si potrebbero comprare diversi Stati sovrani di piccole dimensioni e avanzare pure il resto per un gelato.
Ma Netflix non ha comprato Stati. Ha comprato qualcosa di molto più potente: i simboli. I miti. Le fondamenta dell’immaginario hollywoodiano.
Da Bugs Bunny a Harry Potter, dal catalogo HBO ai supereroi DC, Netflix è diventata custode di una porzione gigantesca della memoria collettiva occidentale. E non si limita a custodirla: la distribuisce a velocità algoritmica, calibrando emozioni, gusti e preferenze di ogni spettatore del pianeta.
Nell’economia della narrazione contemporanea, questo significa avere un vantaggio strategico. La competizione globale, oggi, si gioca dove si forma la percezione di ciò che è desiderabile, possibile, reale. Dove si decide come pensiamo.
La guerra cognitiva e l’eredità della Guerra Fredda
Nella prima Guerra Fredda, il blocco occidentale vinse grazie a un cocktail che oggi definiremmo “soft power premium”: Hollywood, il rock, le serie TV che presentavano un futuro luccicante e pieno di frigoriferi sempre pieni.
Oggi la contesa si sposta su un piano ancora più sottile: l’immaginazione.
Netflix, forte della libreria Warner e della sua penetrazione planetaria, diventa un attore geopolitico della cultura. È parte della nuova guerra cognitiva, quella che non colpisce in superficie ma mira alla percezione, alle emozioni, al racconto interiore.
La Russia questa tecnica la usa da un secolo, passando con disinvoltura dalla radio ai meme, con quell’efficienza un po’ cupa che la caratterizza. E mentre noi ci domandiamo quale serie iniziare la sera, altri lavorano sulla nostra immaginazione come fosse materia plastica. Una tenerezza, a pensarci.
Difendersi: attenzione, emozioni, immaginazione
Difendersi, tuttavia, è possibile. Non con le armi (per fortuna), ma con tre strumenti intramontabili che la cultura ci offre da decenni.
L’attenzione, come suggeriva McLuhan. Nel rumore infinito dei feed, recuperare la capacità di concentrarsi è già una forma di autodeterminazione. Non tutto ciò che lampeggia merita la nostra mente.
La padronanza emotiva, cara a Freud. Sapere distinguere le pulsioni autentiche da quelle indotte esternamente. Capire se desideriamo davvero qualcosa o se ci è stato infilato nei pensieri da un trailer ben riuscito.
L’immaginazione, il vero cuore pulsante, secondo Jung e Hillman. Una società che non sa immaginare il proprio futuro finisce per occupare quello disegnato da altri. Un po’ come lasciare le chiavi di casa sulla porta e sperare che il gatto faccia la guardia.
L’invito di Draghi e la partita culturale del secolo
Netflix ha compreso meglio di tanti governi che, in questo secolo, chi controlla le storie controlla la mente. Non gioca più da semplice piattaforma; gioca da potenza culturale, guidando un impero narrativo che abbraccia intere generazioni.
E mentre il mondo corre verso una competizione fatta di simboli e percezioni, resta necessario ricordare le parole di Mario Draghi: vi auguro l’immaginazione al potere. Non una frase da incorniciare, ma un monito civile.
Senza immaginazione non esiste libertà, ma soltanto amministrazione.
E in un’epoca in cui la guerra si combatte nelle teste, la nostra testa è il primo territorio da proteggere.
(Luisa Bianchi)
Prompt:
Intro: Netflix non è solo intrattenimento. Sta diventando un'arma strategica nella nuova guerra fredda. La sua scelta di uscire dalla Russia dopo l'invasione dell'Ucraina non è stata solo economica. È stata politica: un rifiuto di farsi strumento di propaganda. Ha scelto di proteggere il suo spazio narrativo, anche a costo di perdere un mercato.
parte 1: Ma la mossa più grande è un'altra: l'acquisizione di Warner Bros Discovery. Con quei 83 miliardi di dollari, Netflix non compra solo film e serie. Compra miti, simboli e memoria collettiva. Diventa custode dell'immaginario di Hollywood e, insieme, lo distribuisce in tutto il mondo con la potenza degli algoritmi. Perché tutto questo conta? Perché la vera competizione globale oggi non è solo sulle materie prime o sulle armi. È sulla capacità di controllare le storie che definiscono cosa è desiderabile, cosa è possibile, cosa è reale.
parte 2: Come durante la prima Guerra Fredda, quando a vincere furono Hollywood, il rock e le serie TV che mostravano un futuro più attraente, oggi la posta in gioco è l'immaginazione. E Netflix, unendo la forza narrativa di Warner alla sua diffusione planetaria, si posiziona come un attore geopolitico culturale. Ma attenzione: questa "guerra del racconto" ha un nome preciso: guerra cognitiva. Non attacca con le bombe, ma sulla percezione, sulle emozioni, sull'immaginario. E non è una novità: la Russia la conduce da un secolo, passando dalla radio ai meme.
parte 3: Per difenderci, dobbiamo lavorare su tre piani. Il primo è l'attenzione, come insegnava McLuhan: non lasciarci trascinare dal flusso infinito di stimoli, ma recuperare la capacità di concentrarci. Il secondo è la padronanza delle emozioni, seguendo Freud: distinguere le nostre vere pulsioni da ciò che ci viene sollecitato dall'esterno. Il terzo, e più cruciale, è l'immaginazione, come mostrano Jung e Hillman: una società che non sa più immaginare il proprio futuro lascia che altri lo disegnino per lei.
parte 4: Netflix ha capito che in questo secolo chi controlla le storie, controlla la mente. E sta giocando la sua partita non da semplice piattaforma, ma da potenza culturale. Dobbiamo ricordare le parole di Mario Draghi: "Vi auguro l'immaginazione al potere". Perché senza immaginazione, non c'è libertà. C'è solo amministrazione. La vera difesa inizia nella nostra testa.
Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4; approfondisci dove ritieni necessario.
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