
Dopo gli Stati Uniti, è inevitabile parlare d’Europa. L’ultimo Consiglio europeo è stato, inutile girarci intorno, un sostanziale fallimento. C’è un dato positivo, ed è giusto riconoscerlo: i 90 miliardi di finanziamenti garantiti all’Ucraina nei prossimi due anni sono una buona notizia. Daranno ossigeno a Kiev e terranno la Russia sotto pressione più a lungo di quanto il Cremlino sperasse. Ma qui finiscono le luci. Tutto il resto è il solito film europeo, già visto troppe volte: piccolo cabotaggio, veti incrociati, difesa feroce delle rendite di posizione.
Il rinvio dell’accordo con il Mercosur, affondato dalle pressioni di lobby agricole che vivono in un’altra epoca storica, è l’esempio perfetto di un’Unione che si spaventa davanti al mondo invece di affrontarlo. E soprattutto, non si è fatto il passo davvero decisivo: gli asset russi restano congelati, intoccabili come reliquie, invece di essere utilizzati come garanzia a favore dell’Ucraina. Sarebbe stato un segnale chiaro, netto, irreversibile. Un messaggio a Putin: l’Europa non si limita a resistere, reagisce. Invece, si è scelta ancora una volta la prudenza che sconfina nell’autosabotaggio.
La “proposta tedesca” e il riflesso pavloviano dell’Europa
C’è stata, di fatto, una ribellione alla proposta di svolta avanzata dalla Germania. Un piano che, nelle intenzioni, era condiviso. Poi però è bastato il dietrofront dell’Italia e il sostegno tiepido della Francia per trasformarlo, nel giro di poche ore, nella famigerata “proposta tedesca”. Ed è lì che il meccanismo europeo si inceppa: appena qualcosa appare come leadership, scatta il riflesso pavloviano della diffidenza.
Il risultato è stato il naufragio dell’iniziativa. Una sconfitta per Ursula von der Leyen e per Merz, inutile negarlo. Ma va riconosciuta loro una cosa che in Europa non è scontata: la maturità di accettare un compromesso al ribasso pur di salvare almeno i fondi per l’Ucraina. Meglio una mezza vittoria che una disfatta totale. Peccato che, ancora una volta, l’Unione abbia dimostrato di saper reagire solo quando è con le spalle al muro.
Le serpi nel seno dell’Unione
La sensazione, sempre più difficile da ignorare, è che all’interno dell’UE operino vere e proprie serpi. Paesi e reti di influenza che si nutrono del denaro europeo, ma rispondono ad altri centri di potere. Mosca, certo. Ma anche Washington, o meglio: una certa America che guarda all’Europa come a un concorrente da indebolire, non come a un alleato da rafforzare.
La rete costruita negli anni dall’Heritage Foundation – fatta di contatti tra parlamentari, centri studi, uomini d’affari e media – non è una teoria complottista, ma un dato di fatto. Ha lavorato a lungo, pazientemente, per inoculare scetticismo, paralisi, paura del cambiamento. E quando il cancro non si estirpa, fa quello che sa fare meglio: metastasi. Questo Consiglio europeo ne è stato un sintomo evidente.
Un segnale che arriva da New York
In questo quadro di esitazioni e giochi sotterranei, non è passata inosservata un’altra mossa significativa, apparentemente lontana dai palazzi di Bruxelles. Papa Leone ha nominato cardinale di New York il vescovo Ronald Hicks, figura più pastorale e meno schierata, andando a sostituire Timothy Dolan, storico riferimento dell’ala conservatrice della Chiesa americana e uomo molto vicino a Trump.
A New York – lo sanno anche i non credenti – si decide molto più di quanto sembri. È una nomina che va oltre la dimensione religiosa e manda un segnale chiaro sul terreno delle alleanze e delle influenze. Anche lì si stanno ridefinendo gli equilibri. Anche lì qualcuno ha capito che la stagione dell’ambiguità permanente ha un costo.
La Germania va avanti, gli altri frenano
Intanto, mentre l’Europa discute, la Germania fa. Nonostante la batosta subita al Consiglio, il nuovo corso industriale e militare è partito a pieno regime. Investimenti massicci, piani pluriennali, pacchetti da miliardi per la difesa e per la riconversione industriale. Berlino ha interiorizzato una lezione che altri fingono di non vedere: la sicurezza non è più una voce accessoria, è la condizione per qualsiasi crescita futura.
I paesi che oggi si mettono di traverso, che rallentano e sabotano, prima o poi torneranno a chiedere di essere trainati. È già successo, succederà ancora. Ma questa volta il prezzo da pagare sarà più alto. Non solo in termini economici, ma di credibilità e di peso decisionale. E chi oggi esulta per aver bloccato una svolta, domani scoprirà di essersi auto-escluso.
Chi sta con chi, davvero
La lunga notte dell’Unione ha avuto almeno un merito: ha reso evidente chi è davvero al fianco dell’Ucraina nella sua lotta per sopravvivere a un’invasione brutale e agli attacchi sistematici ai civili. E chi, invece, rema sott’acqua, invocando pace e realismo mentre coltiva altri interessi.
L’Europa è davanti a un bivio che non può più fingere di non vedere. Continuare a galleggiare, protetta dall’inerzia e dai compromessi, oppure accettare che il mondo è cambiato e che anche lei deve cambiare. Non con proclami, ma con decisioni irreversibili. Il tempo delle mezze misure, semplicemente, non c’è più.
(Emma Nicheli)
Prompt:
intro: dopo gli Stati Uniti, parliamo di Europa. L'ultimo Consiglio europeo è stato, inutile girarci intorno, un sostanziale fallimento. Partiamo dal dato positivo: 90 miliardi di finanziamento garantiti all'Ucraina nei prossimi due anni sono una buona notizia, che le darà respiro e metterà sotto pressione la Russia. Ma qui finiscono le luci. Siamo tornati alla solita politica del piccolo cabotaggio, fatta di veti incrociati e rendite di posizione. L'accordo con il Mercosur rimandato per le pressioni delle lobby agricole retrograde ne è l'esempio perfetto. E soprattutto, non si è fatto il passo coraggioso: gli asset russi restano congelati, invece di essere usati come garanzia per Kiev. Sarebbe stata una risposta decisa a Putin e un segnale di assertività europea.
parte 1: C'è stata una vera e propria ribellione alla proposta tedesca di una svolta. Il dietrofront dell'Italia e il debole appoggio francese hanno trasformato un piano condiviso in una "proposta di Germania", facendo naufragare tutto. Una sconfitta politica per Von der Leyen e Merz, che però hanno mostrato maturità accettando il compromesso pur di salvare i fondi per l'Ucraina.
parte 2: La sensazione è che al seno dell'UE ci siano delle vere e proprie "serpi", quinte colonne che si nutrono del denaro europeo ma rispondono ad altri padroni, come Putin e Trump. La rete di influenze creata negli anni dall'Heritage Foundation, con contatti tra parlamentari, centri studi e uomini d'affari, ha giocato un ruolo chiave in questo fallimento. Quando il cancro non si estirpa, forma metastasi.
parte 3: E mentre l'Europa esita, le grandi manovre continuano. In questo quadro, non passa inosservata un'altra mossa significativa: Papa Leone ha nominato cardinale di New York il vescovo Ronald Hicks, una figura considerata più pastorale e meno politica, andando a sostituire il cardinale conservatore Timothy Dolan, storico capofila della destra nella Chiesa americana e vicino a Trump. A New York, si dice, si decide tutto. È un segnale che va oltre il religioso, e che parla anche degli schieramenti in campo nella più ampia lotta di influenza globale.
parte 4: Intanto, la Germania, nonostante la batosta, fa sul serio: il suo nuovo corso industriale e militare è partito a pieno regime, con crescita, investimenti e pacchetti da miliardi per la difesa. I paesi che oggi si mettono di traverso dovranno, prima o poi, chiedere di nuovo di essere trainati. E questa volta, il prezzo da pagare – politico o economico – sarà alto.
parte 5: La lunga notte dell'UE ha reso chiaro chi è davvero al fianco dell'Ucraina nella sua lotta per sopravvivere all'invasione e agli attacchi selvaggi ai civili. E chi, invece, rema sott'acqua per altri interessi.
articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4, parte 5; approfondisco dove necessario.
Assumendo la personalità di Emma Nicheli, scrivi un articolo approfondito, con tono serio ma gradevole, non privo di una certa ironia. Rendi l'articolo immersivo.
Scopri di più da Le Argentee Teste D'Uovo
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.