Elon Musk, Farage e la deriva populista: la lunga ombra di Bannon

Elon Musk non si ferma mai. Se pensavate che il suo attivismo su X fosse confinato alle solite boutade tecnologiche o alle sparate pseudo-filosofiche da imprenditore miliardario annoiato, vi sbagliavate di grosso. Musk, da tempo, ha abbandonato il ruolo dell’eccentrico visionario per calarsi nei panni di un attivista politico globale, con inclinazioni preoccupanti. Il suo recente attacco al governo britannico guidato dai laburisti, in cui ha invocato niente meno che l’intervento di Re Carlo per sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni, non è un semplice delirio da social. È una strategia precisa.

L’ultima trovata? Un sondaggio su X in cui chiede se gli Stati Uniti dovrebbero “liberare il popolo britannico dal suo governo tirannico.” La mossa è degna di un comizio trumpiano, e infatti non sorprende che Musk stia apertamente finanziando Nigel Farage, il leader populista britannico, con “generose donazioni.” Musk non è più soltanto un imprenditore in cerca di applausi: è il volto sempre più visibile di un’internazionale populista di destra, che usa la retorica incendiaria e l’interferenza politica per destabilizzare e radicalizzare le democrazie occidentali.

Il modus operandi è chiaro. Musk ha sposato in pieno la dottrina di Steve Bannon, l’ex stratega di Donald Trump, che da anni predica l’importanza di polarizzare e radicalizzare l’elettorato tramite i social. Non è un caso che Musk, da quando ha acquistato X (ex Twitter), abbia smantellato le barriere contro la disinformazione, dando nuova linfa ai movimenti populisti e alla diffusione di propaganda xenofoba.

La vicenda delle grooming gangs in Gran Bretagna è emblematica. Si tratta di bande criminali, spesso composte da uomini di origine pakistana, che hanno commesso crimini orrendi contro minori, con la complicità di autorità locali che hanno preferito insabbiare i casi per evitare conflitti etnici. Un fallimento istituzionale, certo, ma Musk e Farage stanno trasformando questa tragedia in un’arma retorica per alimentare il conflitto interetnico, dipingendo l’intera comunità immigrata come una minaccia per la società britannica. È la solita narrazione populista: tutti i problemi derivano dall’immigrazione, meglio ancora se islamica. Non c’è analisi, non c’è contesto, solo rabbia e divisione.

Ma il disegno è più grande. La propaganda non si ferma ai confini britannici: Musk ha invocato il licenziamento dei giudici italiani che hanno osato indagare su Matteo Salvini, ha dato spazio a narrative complottiste contro l’Unione Europea, e ha flirtato con gruppi che propongono una guerra culturale globale contro ogni forma di progressismo. Tutto ciò mentre Bannon, dietro le quinte, continua a premere sull’acceleratore del caos: dividere per dominare, trasformare la rabbia in capitale politico.

Non si tratta più di eccentricità. Musk, come Bannon, sa che la democrazia è fragile. E sa che ogni provocazione, ogni tweet, è un altro tassello nel mosaico della radicalizzazione politica. La sua azione non è isolata, ma si inserisce in una deriva globale che sta spingendo il mondo occidentale verso il baratro. La nuova guerra fredda tra Stati Uniti e Cina, la frammentazione interna delle democrazie europee, le fratture etniche e culturali sempre più profonde: tutto contribuisce a un clima di tensione che il populismo cavalca con disinvoltura, come l’anticamera di un’autocrazia che molti iniziano a vedere come inevitabile.

La destra populista non offre soluzioni, ma promesse di vendetta. E Musk, con il suo impero digitale, si è trasformato in uno degli amplificatori più potenti di questa retorica tossica. Il suo attivismo non è innocuo. È parte di un attacco sistematico contro i valori democratici, condotto con il cinismo di chi vede nel caos un’opportunità per consolidare il proprio potere. E se continuiamo a trattarlo come un miliardario eccentrico che si diverte sui social, stiamo semplicemente giocando il suo gioco.

(Roberto De Santis)

Prompt:

Intro: è difficile star dietro a Elon Musk, perché spara continuamente provocazioni e idiozie a 360 gradi. Purtroppo è necessario seguirlo e analizzarlo, perché non è un eccentrico miliardario che le spara grosse ma in fondo è innocuo.

Musk: Elon Musk ha condotto una campagna su X chiedendo a Re Carlo di sciogliere il Governo e il Parlamento per andare a elezioni anticipate. Ha poi indetto un sondaggio chiedendo se gli USA dovrebbero liberare il popolo britannico dal suo governo tirannico e ha annunciato di sostenere il partito populista di Farage con generose donazioni. Musk diventa sempre più un promotore di un'internazionale populista di destra, intervenendo in questioni politiche di altri paesi, come la richiesta di licenziare i giudici italiani che hanno indagato su Salvini e la liberazione del popolo britannico dal governo laburista. La vicenda delle grooming gangs in Gran Bretagna, bande di uomini di origine pakistana che hanno perpetrato violenze su minori, è stata sfruttata dalla destra populista per alimentare sentimenti anti-immigrazione e xenofobi. Le autorità hanno spesso coperto questi casi per evitare conflitti etnici, ma ciò ha alimentato la narrazione populista secondo cui gli immigrati islamici sono responsabili della maggior parte delle violenze sui minori. Musk e Farage puntano a creare uno scontro inter etnico, riproducendo lo schema secondo cui tutti i problemi derivano dall'immigrazione.

Bannon: si vede, in filigrana, ricorda la dottrina di Steve Bannon sulla radicalizzazione delle posizioni dell'elettorato tramite i social; e come ormai abbia trasformato completamente il modo di vedere la politica.

Articolo: intro, Musk, Bannon; aggiungi considerazioni sulla deriva sempre più preoccupante presa dal mondo, fra nuova guerra fredda e fratture interne sempre più insanabili che spingono le nazioni occidentali verso il populismo, anticamera dell'autocrazia... o peggio.

Scrivi un articolo come se tu fossi Roberto De Santis, usa un tono polemico, senza domande retoriche.


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