
In questi giorni, un tema ha animato il dibattito pubblico, partendo da una dichiarazione del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha messo in luce una grande verità: spiegare in pochi minuti perché le bollette siano così alte è un’impresa titanica. Non per mancanza di argomenti, ma per la complessità di un sistema che, come un meccanismo d’orologeria antiquata, sembra costruito per funzionare in modo dispendioso e inefficiente.
Il problema, si dice, è il gas. Vero, ma non del tutto. L’Italia ha scelto di affidare gran parte della sua produzione energetica a questa fonte fossile, la più costosa, e con un sistema di calcolo dei prezzi che, onestamente, non ha vinto alcun premio per semplicità. Parliamo del system marginal price, che retribuisce tutti i produttori di energia in base al costo dell’ultima offerta necessaria per soddisfare la domanda. Tradotto: anche se un impianto eolico produce energia a basso costo, finirà per essere pagato come se fosse un impianto a gas. Semplice? No. Efficiente? Nemmeno.
Ma attenzione, non facciamoci distrarre troppo dal gas: la questione è più intricata di così. Dietro l’apparente semplicità del tema si cela una rete di incentivi e politiche che, pur partendo da buone intenzioni, hanno generato un mostro economico.
Un sistema che pesa sulle bollette: gli incentivi alle rinnovabili
Guardiamo ai numeri: gran parte degli impianti solari italiani risale agli anni del cosiddetto “conto energia”, quando l’Italia, con grande entusiasmo, ha deciso di incentivare le fonti rinnovabili. Ottima idea, se non fosse che quegli incentivi erano esorbitanti. Si pensava che fosse necessario per stimolare il mercato, ma oggi ci ritroviamo a pagare il conto: molti di quegli impianti ricevono ancora retribuzioni che superano i 450 €/MWh, sommati al prezzo di mercato. Per capirci, nel 2024 si arriva facilmente a circa 570 €/MWh per alcuni impianti, una cifra sproporzionata rispetto ai costi attuali di produzione.
Perché? Perché il sistema è stato pensato senza una visione di lungo termine. Gli incentivi, inizialmente giustificati dall’alto costo delle tecnologie, non sono stati adeguati ai drastici cali di prezzo che il solare ha registrato negli anni. Risultato: un onere di oltre 10 miliardi di euro all’anno pesa sulle bollette, con circa il 75% dei costi fissi legati al finanziamento delle rinnovabili.
E non finisce qui. Tra i costi fissi troviamo anche il capacity market, un meccanismo introdotto per garantire la disponibilità di centrali a gas nei momenti di calo della produzione rinnovabile, e i costi di rete, che aumentano per trasferire l’energia prodotta al Sud verso il Nord industriale. Il tutto condito da retribuzioni anche per il curtailment, ovvero l’energia prodotta ma non immessa in rete.
Le soluzioni proposte: tra idealismo e pragmatismo
Tra le soluzioni più gettonate c’è l’idea di aumentare la quota di rinnovabili o di scorporare il prezzo delle rinnovabili da quello del gas. Sulla carta, entrambe sembrano interessanti.
Aumentare le rinnovabili, certo, abbasserebbe il prezzo di mercato nelle ore centrali della giornata, soprattutto in estate. Ma c’è un problema: con l’aumento della capacità installata, cresce anche il rischio di surplus energetico nelle ore di punta. E l’energia che non può essere utilizzata? Beh, spesso viene pagata lo stesso.
Lo scorporo del prezzo delle rinnovabili dal gas potrebbe portare a qualche risparmio, ma non risolverebbe il problema principale: i costi fissi degli incentivi. Sarebbe come ridipingere una casa con le fondamenta che cedono: l’aspetto esteriore migliora, ma il problema resta.
Il vero problema: politiche inefficaci e responsabilità condivise
Il vero problema non è il gas, né le rinnovabili in sé. Il problema è come abbiamo incentivato la transizione energetica. Abbiamo creato un sistema che garantisce retribuzioni sproporzionate senza una valutazione oculata dei costi. Una gestione che ricorda il Superbonus: una buona idea che, per mancanza di pianificazione, si è trasformata in un enorme spreco di risorse.
E qui le responsabilità politiche sono bipartisan. Da un lato, la sinistra ha spinto per la transizione energetica, ma dall’altro è stata la destra, durante i governi Berlusconi, a introdurre i conti energia e a disegnare quel sistema di incentivi che oggi pesa come un macigno.
Un cambio di approccio è indispensabile
È ora di affrontare il problema con serietà. Serve una revisione strutturale del sistema, che punti a rendere gli incentivi più equi e proporzionati. Bisogna investire in innovazione tecnologica per migliorare l’efficienza delle reti e favorire la diversificazione energetica, senza demonizzare il gas, che rimane una fonte indispensabile per la flessibilità del sistema.
Le bollette alte non sono solo un problema tecnico: sono il risultato di scelte politiche e di modelli economici che non hanno saputo adattarsi al cambiamento. Come diceva Peter Drucker, “La pianificazione a lungo termine non riguarda le decisioni future, ma il futuro delle decisioni prese oggi.” Ecco, fermiamoci un momento e chiediamoci: le decisioni prese oggi, dove ci porteranno domani?
(Emma Nicheli)
Prompt:
Intro: in questi giorni, partendo da una dichiarazione del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha sottolineato la difficoltà di spiegare in tempi brevi le ragioni delle alte bollette, la discussione si è ampliata con interventi di politici che hanno attribuito il problema al sistema energetico italiano, fortemente dipendente dal gas. Quest’ultimo, essendo la fonte più costosa, influenza il prezzo anche delle fonti rinnovabili attraverso il meccanismo del system marginal price (spiegalo). Tale sistema retribuisce tutti i produttori col prezzo dell’ultima offerta necessaria per soddisfare la domanda, il che spesso porta gli impianti a gas a determinare il prezzo complessivo, rendendolo più elevato. Ma la questione è più complessa e merita un tuo approfondimento.
Approfondimento: Gran parte degli impianti rinnovabili, soprattutto quelli installati nei primi anni del "conto energia", ricevono incentivi molto alti che si sommano al prezzo di mercato, arrivando a cifre sproporzionate rispetto ai costi attuali. Ad esempio, molti di questi impianti vengono pagati anche oltre 450 €/MWh più il prezzo di borsa, portando a retribuzioni medie di circa 570 €/MWh nel 2024. Sebbene i costi del solare siano diminuiti negli anni, gran parte degli impianti italiani risale al periodo in cui i costi erano elevati e gli incentivi altrettanto generosi. Questi incentivi pesano enormemente sulla bolletta degli utenti, con circa il 75% dei costi fissi legati proprio al finanziamento delle rinnovabili, per un totale di oltre 10 miliardi di euro all’anno.
Costi: altri costi fissi aggravano la situazione. Il capacity market, introdotto per garantire la disponibilità di centrali a gas in caso di calo della produzione da fonti rinnovabili, aggiunge ulteriori oneri. A questo si sommano i costi di rete, che risultano elevati per via della necessità di trasferire l’energia prodotta principalmente al Sud verso il Nord industriale. Il sistema degli incentivi è destinato a proseguire anche nei prossimi anni con decreti come il FER2 e il FERX, che prevedono retribuzioni per nuovi impianti eolici e solari, spesso superiori al prezzo di mercato. Tra le peculiarità del sistema italiano c'è anche la retribuzione del curtailment, cioè il pagamento di incentivi anche per l’energia prodotta ma non immessa in rete.
Soluzioni: le più nominate sono l’aumento delle rinnovabili o lo scorporo del loro prezzo da quello del gas. Sebbene l’aumento delle rinnovabili possa abbassare il prezzo di borsa per alcune ore, questo vantaggio diminuisce progressivamente con l'aumento della capacità installata, a causa del surplus energetico che si verifica nelle ore centrali della giornata, soprattutto in estate. Lo scorporo del prezzo delle rinnovabili dal gas, invece, potrebbe portare a risparmi modesti, ma non risolverebbe il problema dei costi fissi legati agli incentivi.
Problema: Il problema principale non è il gas in sé, che rimane una fonte flessibile e indispensabile per modulare la domanda, ma i meccanismi di incentivazione inefficaci adottati in Italia, che hanno garantito retribuzioni sproporzionate ai produttori senza un’adeguata valutazione dei costi. Questo sistema viene paragonato a politiche come il Superbonus, definito una “buona idea” gestita male, con un enorme spreco di risorse.Le responsabilità politiche vanno a a entrambi gli schieramenti: mentre la sinistra spinge per la transizione energetica, è stata soprattutto la destra, con i governi Berlusconi, a introdurre i conti energia che hanno causato questa situazione.
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Assumendo la personalità di Emma Nicheli, scrivi un articolo approfondito, con tono serio ma gradevole, non privo di una certa ironia.
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