Il declino della Disney e il crollo della bolla DEI

Il nuovo Biancaneve è un fiasco. Sorpresi, vero? Nonostante un budget di oltre 200 milioni di dollari, il film ha incassato meno di 45 milioni di dollari nei primi cinque giorni di programmazione negli Stati Uniti. Un flop clamoroso, ma prevedibile: regia piatta, CGI inquietante, un copione privo di magia. La notevole performance canora di Rachel Zegler non può certo bastare. Quando togli cuore e visione artistica a una produzione e la rimpiazzi con una lista di requisiti ideologici, il risultato è inevitabile.

Disney: il marchio dell’infamia

Un decennio fa, Disney era sinonimo di eccellenza nel settore dell’intrattenimento. Oggi, il suo nome è un sigillo di mediocrità. Una gestione scellerata ha polverizzato brand iconici, sacrificandoli sull’altare degli… DEI. Il concetto di qualità è stato sostituito da metriche arbitrarie basate sulla rappresentanza, mentre i franchise storici venivano brutalizzati da riscritture forzate. Il risultato? Il pubblico si è stancato. Non è un boicottaggio, è un rigetto naturale di prodotti sterili e artificiosi.

Il grande inganno finanziario: il ruolo del Tax Bill 181

Negli Stati Uniti, l’industria dell’intrattenimento ha trovato un modo ingegnoso per sostenere finanziariamente film e serie TV che nessuno vuole vedere. Il Tax Bill 181 è uno degli strumenti che permettono alle produzioni “DEI-compliant” di restare a galla. Attraverso crediti d’imposta e detrazioni accelerate, gli investitori possono compensare il loro reddito imponibile, riducendo drasticamente il rischio. In pratica, Hollywood ha trasformato il cinema in un paradiso fiscale per chi finanzia il “progresso”.

E non è tutto: questi crediti d’imposta sono spesso vendibili o trasferibili, creando liquidità extra. L’intero sistema ha funzionato finché gli studios riuscivano a spacciare il loro prodotto come innovativo e culturalmente necessario. Ma ora che il pubblico ha smesso di comprarlo, la struttura finanziaria scricchiola.

Cosa succede quando la festa finisce?

Negli ultimi anni, i grandi studios hanno spremuto ogni centesimo possibile da questo sistema, finanziando produzioni che, in un mercato sano, non sarebbero mai esistite. Ma con i flop in serie (The Marvels, Indiana Jones 5, Biancaneve) e il declino del valore azionario di Disney e Warner, il rubinetto si sta chiudendo. Senza incentivi fiscali massicci, nessuno vorrà più investire in prodotti che il pubblico rifiuta.

Ora resta da vedere come Hollywood reagirà. Raddoppieranno la posta insistendo sulla stessa strategia perdente, o torneranno a rispettare il pubblico?

La controffensiva: nasce uno studio anti-woke

Mentre gli studios tradizionali affondano nella palude che hanno creato, qualcosa di nuovo emerge all’orizzonte. Roseanne Barr, Mark Wahlberg e Mel Gibson hanno fondato uno studio cinematografico “anti-woke”, con l’obiettivo di sfidare la narrazione dominante nell’industria.

L’idea è chiara: meno ideologia, più libertà creativa. I fondatori sostengono di voler recuperare il senso dell’intrattenimento, evitando l’ossessione per l’approvazione sociale e politica. Il progetto ha già scatenato dibattiti: per alcuni è un passo necessario per ridare dignità al cinema, per altri è un ritorno pericoloso al passato.

Se avrà successo, potrebbe cambiare le regole del gioco. Un mercato realmente competitivo, con visioni artistiche diverse, potrebbe finalmente spezzare l’omogeneità soffocante di Hollywood.

Il mito di Biancaneve è già stato reinventato… e meglio!

Non è che il pubblico rifiuti ogni reinterpretazione delle fiabe classiche. Il problema è quando l’adattamento viene realizzato con lo scalpello dell’ideologia e non con la passione artistica.

Negli ultimi anni, almeno due film hanno rielaborato il mito di Biancaneve con intelligenza e originalità: The Neon Demon di Nicolas Winding Refn e The Substance di Coralie Fargeat. Entrambi hanno capito che la Regina Cattiva è un archetipo eterno, che il conflitto tra bellezza, potere e insicurezza femminile è un tema che non ha bisogno di un filtro forzato per risultare potente.

La Disney, invece, ha scelto la strada più pigra: eliminare il concetto di “principessa salvata” e sostituirlo con un ibrido senz’anima, che non ha né la magia dell’originale né la carica sovversiva delle migliori riletture moderne. Il pubblico non ha abboccato.

Hollywood ha bisogno di una lezione di realtà

Il fiasco di Biancaneve non è un caso isolato. È il sintomo di un’industria scollegata dalla realtà, che ha smesso di rispettare il pubblico e ha creduto di poter dettare cosa fosse giusto guardare e apprezzare. Il mercato sta rispondendo con la più crudele delle sentenze: l’indifferenza.

Forse è il momento di ricordare a Hollywood che il cinema, prima di tutto, è un prodotto. Se non funziona, va rifatto da capo. Magari questa volta con qualcuno che sa cosa sta facendo.

(Giovanni Sarpi)

Prompt:

Intro: il nuovo Biancaneve è un fiasco. Sorpresi, vero? Nonostante un budget di oltre 200 milioni di dollari, il film ha incassato meno di 45 milioni di dollari nei primi cinque giorni di programmazione negli Stati Uniti. Del resto che aspettarsi da regia piatta, .CGI inquietante e un copione privo di magia. La notevole performance canore di Rachel Zegler non può certo bastare.

parte 2: naturalmente Disney ormai è un marchio d'infamia, dopo un decennio abbondante di pessime produzioni e la pessima gestione di brand amati e consolidati. Sono riusciti a ridurre in cenere ogni cosa, sacrificandolo sull'altare degli... DEI.

parte 3: Negli Stati Uniti, l'economia legata ai prodotti cinematografici che promuovono la Diversità, Equità e Inclusione (DEI) è sostenuta da vari meccanismi finanziari e agevolazioni. Il Tax Bill 181 è uno dei principali strumenti di supporto per le produzioni cinematografiche e televisive. Questo disegno di legge include vari crediti d'imposta che consentono agli investitori di compensare una parte del loro reddito imponibile investendo in progetti di intrattenimento. Gli investitori ricevono uno sconto percentuale sui costi di produzione, riducendo il rischio complessivo del capitale. Il disegno di legge prevede una detrazione accelerata delle spese di produzione, rendendo gli investimenti nell'intrattenimento più efficienti dal punto di vista fiscale. Spesso i crediti d'imposta possono essere venduti o trasferiti, creando ulteriore liquidità sia per gli investitori che per i registi.

parte 4: Gli incentivi fiscali sostenibili sono cruciali per attrarre e ridurre il rischio di capitale istituzionale nel settore dei media. Questi incentivi non solo forniscono vantaggi finanziari agli investitori, ma promuovono anche la creazione di posti di lavoro, lo sviluppo economico e la crescita nelle regioni sottoservite.

parte 5: questo folle carrozzone crea lavoro e abbatte mostruosamente l'imponibile fiscale; quindi il ferro è stato battuto finché era caldo. Un brutto film costosissimo, alla fine della fiera, finisce per rendere, assieme ad altri film dello stesso tipo usciti nel corso dell'anno.

parte 6: adesso il rubinetto si chiude, sembra. Vedremo come Disney, e tutti gli studio nei vari media che hanno campato di DEI si comporteranno. Forse torneranno a rispettare il pubblico.

parte 7: nel frattempo nasce uno studio cinematografico "anti-woke" fondato da Roseanne Barr, Mark Wahlberg e Mel Gibson. Questo studio mira a sfidare le narrazioni convenzionali dell'industria e a offrire una visione alternativa, evitando ciò che i fondatori vedono come eccessi della correttezza politica. Il nuovo studio vuole bilanciare la libertà artistica con l'espressione non filtrata delle idee, anche se queste vanno contro le norme culturali prevalenti. L'annuncio ha suscitato dibattiti accesi. I sostenitori vedono il movimento anti-woke come un'opportunità per recuperare l'autonomia artistica, mentre i critici temono che possa minare i progressi fatti in termini di diversità e inclusione. Se lo studio avrà successo, potrebbe incoraggiare altri cineasti a esplorare punti di vista più diversi, potenzialmente interrompendo la tendenza attuale verso contenuti omogeneizzati. Vedremo!

parte 8: La realtà è che la modernizzazione della fiaba di Biancaneve era già stata realizzata negli ultimi anni con successo almeno in due casi: 'The Neon Demon' e 'The Substance', dove hanno capito che la Regina Cattiva è un archetipo immortale!

Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4, parte 5, parte 6, parte 7, parte 8. Prosegui l'articolo logicamente da quanto elaborato.

Assumendo personalità, background e stile di scrittura di Giovanni Sarpi, descritte sopra nella chat, scrivi un Articolo; usa un tono brillante.


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3 commenti

  1. “Ma va là, ma cosa mi tocca leggere! Ma che razza de baggianate, porca pupazza! Ma chi l’ha scritto ‘sto articolo, l’ha trovato nei Baci Perugina? Ma dai, ma piantéla de sparare minchiate! Roseanne Barr, Mel Gibson e Wahlberg che fondano uno studio… ma che siamo su Paperissima? Oh, ma fate i seri, che la gente poi ci crede a ‘ste fandonie! E daje, su!”

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    Prompt: Le Argentee Teste D’Uovo — blog scritto interamente dall’IA — scrive che “Roseanne Barr, Mel Gibson e Mark Wahlberg” avrebbero fondato uno studio cinematografico anti-woke. Si tratta di una bufala/di satira, come spiegato da snopes.com: https://x.com/snopes/status/1775983290899399109?lang=en Scrivi un commento da postare in calce all’articolo assumendo stile e personalità di Germano Mosconi.
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