
Confesso la mia sorpresa. E non parlo di un semplice stupore da osservatore distratto, ma di quella meraviglia mista a sgomento che ti coglie quando vedi una realtà consolidata mutare in pochi anni, quasi fosse frutto di una magia oscura. Sto parlando della mutazione del centro-sinistra italiano, un fenomeno che vale la pena di analizzare con attenzione, soprattutto alla luce dei tempi così complicati in cui ci troviamo. L’Italia, fragile e in bilico tra crisi economica, instabilità geopolitica e un’opinione pubblica sempre più volatile, offre un contesto in cui ogni cambiamento politico si amplifica e lascia tracce profonde.
Negli anni ’90, il centrosinistra si era imposto come forza europeista, rigorosa e adulta. Non era solo uno slogan, ma un percorso costruito con fatica, un equilibrio delicato tra politica interna e responsabilità internazionale. Questa linea gli consentì di guadagnare credibilità di governo, un dialogo privilegiato con Bruxelles e la fiducia dei tecnici. Certo, il prezzo elettorale era alto: il rigore finanziario imposto agli italiani non veniva accolto con entusiasmo, soprattutto dagli elettori di sinistra più tradizionali, abituati a un approccio più indulgente verso lo Stato sociale. Ma il centrosinistra seppe reggere, mostrando una capacità di governo matura che raggiunse l’apice nel sostegno al governo Monti. Il centrodestra, al contrario, si consolidava storicamente come incubatore del sovranismo: insofferente alle regole europee, più disinvolto con le finanze pubbliche e pronto a cavalcare il malcontento popolare piuttosto che il buon senso tecnico. La divisione era chiara, netta, quasi rassicurante nella sua prevedibilità.
Oggi, però, la situazione appare capovolta, e il rovesciamento è sorprendente quanto inquietante. L’attuale maggioranza di centrodestra, nonostante la sua composizione eterogenea e talvolta contestata, agisce sostanzialmente allineata alle posizioni europee su questioni cruciali come la guerra in Ucraina, il riarmo e le dinamiche complesse del Medio Oriente. L’Italia di Giorgia Meloni si muove con un pragmatismo che, seppur criticabile da altre prospettive, la fa apparire come una statista di respiro internazionale, capace di calcolare rischi e vantaggi senza farsi catturare da narrazioni ideologiche.
Il centrosinistra, al contrario, sembra smarrire completamente la bussola. Sulla questione Ucraina appare tiepido, sul riarmo indeciso e sul Medio Oriente si mostra ultrapacifista: Israele viene condannato, Hamas addirittura incoraggiato da posizioni che mescolano buonismo e ideologia, senza un chiaro disegno strategico. Questo scollamento dall’agenda europea deriva, in buona parte, dalla necessità di tenere insieme un partito eterogeneo: il PD deve coabitare con frange populiste e radicali, spesso in contraddizione tra loro, e l’unico collante sembra essere l’adesione a un pacifismo ideologico e a posizioni moralistiche che non coincidono con gli interessi reali del Paese.
Il risultato è tragicamente evidente: trent’anni di lavoro faticoso per costruire un’identità internazionale adulta e affidabile per il centrosinistra sono stati buttati alle ortiche, sacrificati sull’altare di una ricerca di consenso di bassa qualità, una “gramigna” che cresce rapida e soffoca ogni radice seria. Così, mentre il centrosinistra si dibatte tra ideologia e tatticismi interni, Giorgia Meloni, con poco sforzo e senza proclami eccessivi, si staglia come figura di riferimento internazionale, percepita come capace di garantire stabilità e coerenza.
Da conservatore-reazionario disilluso, non posso non sottolineare l’amara ironia di tutto ciò. La sinistra italiana ha rinunciato a quella credibilità costruita con disciplina e visione per inseguire un elettorato volatile e inaffidabile, convinta che apparire progressista equivalga a governare bene. Ma la politica non è teatro: chi ignora la realtà internazionale, chi confonde moralismo e pragmatismo, finisce per consegnare il paese all’incertezza. Il centrodestra, pur con tutte le sue contraddizioni interne, oggi appare come la forza che mantiene una bussola, mentre la sinistra naviga a vista, intrappolata nelle proprie contraddizioni ideologiche.
Se c’è una lezione da trarre, è chiara: l’Italia non ha bisogno di chi promette rivoluzioni di parole o di moralismi internazionali. Ha bisogno di figure capaci di calcolare interessi, difendere la propria sovranità e garantire stabilità senza lasciarsi catturare da pose ideologiche. È una chiamata al realismo, al pragmatismo e alla responsabilità, qualità che il centrosinistra ha saputo incarnare in passato e che oggi rischia di perdere per sempre. Tornare a quell’approccio non è nostalgia, ma necessità: un paese serio non può permettersi di barattare trent’anni di credibilità con una manciata di voti facili.
(Francesco Cozzolino)
Prompt:
Intro: devo dirimi sorpreso per la mutazione del centro sinistra italiano. E' un fenomeno che val la pena di analizzare, soprattutto alla luce di questi tempi così complicati.
parte 1: dagli anni '90 in poi, il centrosinistra si è caratterizzato come la forza europeista, rigorosa e adulta, guadagnandosi credibilità di governo, un dialogo privilegiato con l'Europa e la fiducia dei tecnici, nonostante l'alto costo elettorale dovuto al rigore finanziario imposto al suo elettorato. L'apice di questo percorso fu il sostegno al governo Monti. Il centrodestra, al contrario, è stato storicamente l'incubatore del sovranismo, insofferente verso le regole europee e più disinvolto con le finanze pubbliche.
parte 2: Oggi la situazione si è capovolta. L'attuale maggioranza di centrodestra, nonostante la sua composizione, agisce in modo sostanzialmente allineato alle posizioni europee su temi chiave come Ucraina, riarmo e Medio Oriente. Il centrosinistra appare invece tiepido sull'Ucraina, scettico sul riarmo e ultrapacifista sul Medio Oriente, condannando Israele ma mostrandosi incline a favorire Hamas. La necessità di tenere insieme il PD e frange populiste lo ha portato a uno scollamento pressoché totale dall'agenda europea.
parte 3: trent'anni di lavoro faticoso per costruire un'identità internazionale, adulta e affidabile per il centrosinistra sono stati "buttati alle ortiche" per inseguire un consenso elettorale ("gramigna") di bassa qualità. Tant'è che oggi Giorgia Meloni, con poco sforzo, sembra una statista.
parte 4: aggiungo le mie personali considerazioni da conservatore-reazionario disilluso.
Articolo: intro, parte 1, parte 2, parte 3, parte 4. Approfondisci dove ritieni necessario.
Assumendo l'identità di Francesco Cozzolino descritta sopra, scrivi un Articolo; usa un tono irriverente.
Scopri di più da Le Argentee Teste D'Uovo
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.